Inclusione: metodo per vivere bene
Il tema è piuttosto semplice: abbiamo un’unica ricchezza vera, che è la vita, e l’obiettivo è viverla bene nel lungo periodo.
Il metodo per viverla bene, e serenamente, è quello di instaurare una relazione positiva con tutte le entità con le quali veniamo in contatto. La relazione è positiva, e produce nel tempo ritorni sempre più positivi solo se è impostata al rispetto e all’aiuto – in caso di necessità - a tutto ciò che ci circonda.
Quello che ci circonda è composto da due entità: l’ambiente e gli altri. Viviamo con loro, e se l’obiettivo è vivere bene il più a lungo possibile, si deve vivere guidati da un massimo di etica, nel rispetto, e nell’aiuto se necessario. E ciò - oltre all’ambiente - con riferimento a tutti: il concetto di inclusione deve essere massimamente rispettato. In quanto cittadini del mondo, i loro diritti di vita vanno rispettati.
Sia il rispetto che l’aiuto producono ritorni sempre importanti. Sono un investimento importante, necessario socialmente – evita contrapposizioni, con le relative conseguenze -, e che nel tempo procura anche vantaggi personali a chi investe in questa direzione.
Una dimostrazione chiara viene anche dal sistema economico, dalle aziende. Se si imbroglia i clienti, nel breve si possono avere anche vantaggi, ma nel medio-lungo – soprattutto in mercati caratterizzati sempre più da capacità critica – si raccolgono conseguenze drammatiche. Avere invece atteggiamenti e comportamenti positivi, nel gestire la relazione, e nell’offrire prodotti/servizi che vanno oltre le attese, consente di instaurare armonia di lungo periodo, che è il vero obiettivo.
L'attuale situazione e le cause
L’attuale situazione sociale purtroppo non va in questa direzione: la storia che ci sta alle spalle, e soprattutto gli accadimenti di quest’ultimo periodo, hanno prodotto conseguenze molto preoccupanti sia sul piano ambientale che su quello relazionale-sociale.
Soprattutto in questi anni si è creato un egocentrismo contrappositivo davvero preoccupante, che porta solo a centratura su se stessi, e chiusura ad ogni comportamento etico e di relazionalità positiva. E questo è avvenuto in tutti i contesti, a cominciare da quello politico, che è anche più contrappositivo di altri contesti.
Questa fenomenologia di egocentrismo – contraria all’etica - si è sviluppata soprattutto negli ultimi 20 anni, che sono stati caratterizzati da tre grandi eventi di direzione eterogenea:
- da una parte un evento con avvio positivo, ma poi con interruzione: per la prima volta nella storia la grande maggioranza delle nuove generazioni ha studiato più a lungo, concludendo le medie superiori, acquisendo un buon livello di spirito critico, una buona padronanza di se stessi, con forte centratura su se stessi. Ed anche forte aspirazionalità di partecipazione e successo.
- Purtroppo, però, per motivi che poi vedremo, solo per pochi c’è stata prosecuzione negli studi. Se si tiene conto che l’etica è frutto della cultura, e quindi della prosecuzione degli studi, l’evoluzione relazionale si è arrestata. Quindi sostanziale assenza di etica.
- Il tutto poi si è aggravato per le varie crisi economiche e finanziarie che si sono abbattute: per le nuove generazioni si è aperta solo la prospettiva del precariato, con grandi delusioni rispetto alle aspettative, e con conseguente forte accentratura su se stessi. La positività della relazione con gli altri, il rispetto, l’etica, hanno avuto forti contrazioni. Le tensioni che si sono create negli ultimi anni (pandemia, lockdown, guerre, aumento prezzi, …) hanno poi aggravato il tutto.
Quindi i guai ambientali e sociali sono stati di fatto accentuati dall’interruzione dei processi evolutivi, conseguenti soprattutto da ciò che è stato provocato dall’interruzione del processo formativo: gente illusa, che non ha saputo affrontare momenti di difficoltà economico-sociali per mancanza di una completa formazione, che è caduta nell’egocentrismo, nella contrapposizione, allontanandosi dall’etica.
E considerato che i disagi sociali stanno sempre più aumentando, le prospettive sono davvero complesse: purtroppo aumentano progressivamente tutte le contrapposizioni. E non esiste una cultura per trovare soluzioni.
Il possibile rimedio
Dal punto di vista metodologico, l’unico possibile rimedio efficace è trovare il sistema per eliminare le logiche della contrapposizione, indipendentemente dagli accadimenti sociali.
A monte, nella formazione degli individui, bisogna fare in modo che l’eventualità di atteggiamenti contrappositivi non debba far parte della cultura originaria degli individui.
Bisogna agire affinché l’interiorizzazione del senso civico e dell’etica abbiano la priorità su tutto, e diventino valori inattaccabili, indipendentemente dagli accadimenti sociali.
E questo deve avvenire nell’età formativa, quando si “costruisce” l’individuo e lo si porta nell’adultità. E ciò deve avvenire obbligatoriamente per tutti. Nel caso fosse necessario, con l’aiuto dello Stato: le nuove generazioni che entrano nell’adultità sono il vero patrimonio per un futuro interessante del Paese.
L’unica tecnica per l’interiorizzazione dell’etica che le ricerche sociali mettono in evidenza è lo studio. Continuare la formazione culturale (università / laurea), perché la cultura rappresenta l’unico ingrediente per capire l’indispensabilità degli altri (anche per la propria vita), e quindi l’obbligo di un totale rispetto e vicinanza, ed in caso di necessità, di aiuto.
Come costruire il rimedio
Il rimedio è possibile solo se si creano le condizioni che rendono la cultura desiderabile e raggiungibile.
La scuola in Italia – ma anche in molti Paesi del mondo occidentale – non è impostata in modo da creare le condizioni favorevoli a una frequentazione soddisfacente, e a una prosecuzione degli studi. È impostata in modo contrappositivo, non dalla parte degli studenti che hanno bisogno di aiuto ed assistenza. È una scuola severa, poco “desiderabile”, è una scuola che non ha mai fatto il “marketing” di se stessa.
Più del 75% degli studenti vive la scuola media superiore come stressante e poco desiderabile. E coloro che poi si iscrivono all’università “per dovere” non hanno ricevuto corretti ed invoglianti stimoli per proseguire; e abbandonano.
La scuola deve riconcepirsi, i docenti non devono soltanto essere esperti di una materia, ma devono saper trasferire le conoscenze a soggetti che non le conoscono, e quindi devono mettersi sempre nei “panni del ricevente”. Sapendo che gli studenti adolescenziali attraversano un periodo di crescita complessa della propria individualità, sono molto diversi gli uni dagli altri, e va prevista una vicinanza personalizzata, che ha l’obiettivo di dare ai riceventi fiducia ed orgoglio in se stessi.
Se così diventasse, la scuola verrebbe vissuta dai giovani come il vero proprio territorio di vita, e gli studi non si interromperebbero mai.
L’esempio del Giappone è chiaro: la scuola è totalmente dalla parte degli studenti, li aiuta e li agevola in tutto… i laureati in Giappone sono il triplo che in Italia. E l’etica fa parte del loro modo di vivere, il rispetto degli altri e la correttezza è totale (i carcerati sono meno della metà di quanto avviene da noi).
In definitiva la scuola – e la cultura – sono l’unico strumento. Chi la gestisce lo deve capire, e tutti devono essere aiutati a concludere gli studi: l’etica è il vero benessere della vita, individuale e sociale (°).
E l’inclusione – “figlia” dell’etica - deve diventare un’ovvietà della vita. Donne, uomini, del Nord e del Sud, di destra e di sinistra, neri e bianchi, diversamente abili dal punto di vista fisico o mentale, di differenti religioni: sono tutti individui, nati su questa Terra, che si sono trovati a dover vivere in certi ruoli e in certi modi, che non sempre sono stati affiancati per ricevere o dare.
Tutti hanno gli stessi diritti di vita, e tutti devono essere aiutati. E la vita relazionale, caratterizzata da dolce riconoscenza, darebbe la felicità a tutti. Altri obiettivi non ne abbiamo.
Ci sono ottimi progetti, ma anche interessi in direzioni contrastanti
L’Agenda 2030 progetta esattamente questa direzione, ed è l’unico vero grande progetto della vita, all’avvedutezza del quale tutti dovremmo inchinarci! Come insegna implicitamente l’Agenda 2030, tutti i comportamenti e tutte le decisioni devono essere guidati da una prospettiva di “lungo periodo”, perché la vita deve continuare.
Il problema più grosso, il vero impedimento, viene dalla cultura del “breve periodo”, che di fatto governa tutto il sistema decisionale (la finanza, che si è impossessata di tutto, ce l’ha imposto negli ultimi 30 anni): i ritorni devono essere immediati, e devono avere la priorità su tutto. Tutto il resto conta meno, compresi i progetti per la nostra vita futura, e per la felicità di chi verrà.
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(°) Che cosa sta portando la contrapposizione che c’è nel mondo, la centratura su di sé, l’assenza di etica?
Qualche esempio:
… le contrapposizione egocentriche politiche nei singoli Paesi, che portano a paralisi decisionali;
… le tensioni internazionali;
… le 56 guerre attualmente nel mondo, a cominciare da quelle più protagoniste e vicine a noi;
… centinaia di migliaia di morti (individui peraltro non coinvolti…)
… distruzione totale di città…
Con quali ritorni?