Letta: un 28esimo Stato virtuale potrebbe risollevare l’economia Ue
Il presidente dell’Istituto Jacques Delors propone un nuovo Stato europeo con un diritto commerciale unico valido in tutta l’Unione. “Si tratterebbe di un enorme passo in avanti verso la semplificazione e l’integrazione”. Grande interesse delle imprese.
Per risollevare un’economia europea che “perde colpi in modo strutturale” rispetto a Stati Uniti, Cina e India, bisogna costruire un “28esimo Stato virtuale”. Questa la proposta di Enrico Letta, presidente dell'Istituto Jacques Delors, già ripresa nel Rapporto “Much more than a market” (presentato al Consiglio europeo ad aprile scorso) e richiamata da Ursula von der Leyen durante il discorso con cui ha ottenuto la fiducia del Parlamento europeo a luglio. L’ex premier ne ha parlato il 2 settembre in un intervento sul Corriere della sera.
L’idea, spiega il presidente, è quella di “costruire un Ventottesimo Stato virtuale europeo con un suo diritto commerciale, e magari domani un suo ordinamento fiscale, e di rendere applicabile dovunque in Europa questo sistema”.
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Per Letta, il problema dell’Ue (sul piano economico) è nelle potenzialità non sfruttate: “Il Mercato unico esiste, completamente integrato, solo in parte per via delle tendenze che hanno spinto e spingono gli Stati membri a ritardare l’integrazione in campi cruciali quali quelli dei mercati finanziari, delle Tlc (telecomunicazioni, ndr), dell’energia e della difesa”. Abbiamo “27 mercati nazionali, mediamente troppo piccoli e frammentati per competere con giganti come Usa e Brics”.
Se a questo si aggiunge che in Europa vigono 27 diversi sistemi fiscali e 27 diritti commerciali, si capisce quanto la frammentazione interna costituisca un ostacolo agli investimenti e alle potenzialità del mercato unico. “Questa frammentazione”, avverte Letta, “resa ancora più complicata dalle ulteriori differenze di fisco e diritti commerciali presenti a livello regionali in molti Stati membri, finisce per dirottare molti investimenti verso altri mercati mondiali, caratterizzati da ordinamenti più semplici e competitivi”. Un “caos normativo” che blocca lo sviluppo delle medie e piccole imprese, che rappresentano il 90% del mercato europeo (secondo i dati di EuroChambres, solo il 17% delle Pmi sfrutta il Mercato unico).
Questo 28esimo Stato virtuale eviterebbe dunque di passare da un Paese all’altro, e da un sistema all’altro. Un diritto commerciale unico valido in tutta l’Unione. “Si tratterebbe di un enorme passo in avanti verso la semplificazione e l’integrazione. E lo si farebbe attraverso una opzione e non una imposizione”, scrive l’ex premier. I negoziati per costruire normative unitarie naufragano spesso in Europa a causa della “volontà degli Stati membri di mantenere alta la bandiera nazionale e di non abbandonare le proprie tradizioni normative”. Superare queste frammentazioni, dice Letta, è fondamentale per essere competitivi.
La scelta di questo Stato virtuale non andrebbe a pestare i piedi ai mercati nazionali. “Nessun timore che una aggiunta simile finisca per essere un’ulteriore complicazione”, assicura il presidente dell’Istituto Delors. “È esattamente l’opposto”. Sulla base dell’esperienza di dialogo avviata a livello europeo con le rappresentanze delle aziende degli Stati membri, argomenta Letta, “posso dire che l’ordinamento del 28mo Stato Virtuale verrebbe scelto da moltissime imprese e finirebbe facilmente per imporsi, come negli Stati Uniti accadde a suo tempo col famoso modello del Delaware”, dando alle aziende la possibilità di scegliere l’opzione che preferiscono.
“Mi auguro che la Commissione lanci davvero questa proposta con determinazione, che il governo italiano la sostenga con forza e che il Parlamento europeo la approvi in tempi rapidi”, conclude Letta. “Nel mondo grande di oggi, per arrestare il declino, abbiamo bisogno di un sano e pragmatico ‘sovranismo europeo’”.
Copertina: Ansa