Comunità energetiche: c‘è bisogno di un’“Alleanza per la condivisione dell’energia”
I decreti attuativi del Governo italiano apriranno un nuovo capitolo per le Cer. Grande impegno economico e organizzativo per il futuro. Ma è necessario rivoluzionare il ruolo del consumatore.
di Vanni Rinaldi, giornalista ed esperto ASviS
Stanno per essere finalmente resi operativi dal Governo italiano i decreti attuativi per le Comunità energetiche (Cer) che utilizzano fonti rinnovabili. Si tratta di un importante punto di partenza che consente di avviare, anche nel nostro Paese, un nuovo capitolo della transizione energetica: quello della condivisione e della partecipazione attiva delle persone.
Infatti, le Cer mettono in relazione, attraverso la rete elettrica, sia pure virtualmente ma con effetti pratici e tangibili, i cittadini che così diventano dei “consumattori”, cioè dei consumatori attivi, e quindi possono decidere autonomamente del loro futuro energetico.
Il Governo italiano finanzierà le Cer con oltre due miliardi di euro del Pnrr per l’acquisto di pannelli nei piccoli comuni e con una tariffa incentivante per tutti per 20 anni, per un costo stimabile in circa 14 miliardi di euro a valere sulle bollette del sistema elettrico.
Si tratta di un grande impegno non solo economico ma anche organizzativo (l’obiettivo fissato è di istallare cinque Gigawatt in pochi anni) che riguarderà tutti i cittadini italiani, finalmente in grado di poter fare qualcosa di concreto per la transizione energetica, la salvaguardia dell’ambiente e per risparmiare sulla loro bolletta.
Aumentare la quota di energie rinnovabili per l’Italia è infatti una questione essenziale, se vuole rispettare gli obiettivi europei e quelli dell’Agenda 2030, ma soprattutto per salvaguardare la sicurezza energetica del Paese nel prossimo futuro.
Per fortuna non si parte da zero. Già oggi, grazie ai diversi interventi di sostegno pubblico alle rinnovabili degli ultimi 20 anni, gli impianti attualmente censiti dal GSE che producono energie rinnovabili sono oltre un milione.
Le comunità energetiche sono dei soggetti collettivi peer-to-peer (cioè tra pari) che consentono, attraverso un uso bidirezionale della rete elettrica, di produrre e scambiare virtualmente energia sostenibile, sia producendola che consumandola, creando delle convenienze reciproche nello scambio tra profili di consumo diverso.
Siccome le energie da fonti rinnovabili non sono per definizione programmabili, in quanto ci sono solo quando c’è il sole o il vento, se un cittadino produttore di energia elettrica da fotovoltaico è fuori casa durante il giorno perché lavora, grazie alle Cer potrà inviare (scambiare virtualmente) la sua energia prodotta e non consumata, per esempio con i propri genitori anziani che passano invece la maggior parte della giornata a casa. Si potranno creare circuiti virtuosi a livello locale scambiando energia anche tra lavoratori e imprese, tra istituzioni locali e cittadini, tra cittadini e organizzazioni sociali.
Si tratta di un modello orizzontale e delocalizzato di produrre e consumare l’energia che innova fortemente il vecchio modello verticale, tuttora in funzione, che vedeva poche decine di grandi produttori i quali tramite la rete elettrica distribuivano l’energia a milioni di utenti su tutto il territorio nazionale. Grazie alle nuove tecnologie digitali oggi è infatti possibile utilizzare più efficientemente le reti elettriche.
Ma per fare questo bisogna cambiare radicalmente il modello culturale energetico che ha visto per oltre cento anni una totale asimmetria tra grandi produttori e milioni di cittadini utenti. Quando in Italia si liberalizzò il sistema elettrico pubblico, uno dei presupposti fu appunto che la transizione energetica avrebbe potuto realizzarsi solo attraverso un cambio culturale dove il consumatore, da soggetto passivo sul mercato, avrebbe potuto finalmente diventare un consumatore attivo e in ultima istanza autonomo. Fino ad oggi in Italia si è però lavorato a corrente alternata sulla prima parte, e cioè quella della libertà del consumatore, ma singolo e isolato, che può consentire al massimo di scegliere da quale distributore comprare l’energia. La crisi del mercato del gas, e quindi anche di quello elettrico che da questo largamente dipende, dovuta alle conseguenze speculative della guerra in Ucraina, ha mostrato ai cittadini come e quanto questa libertà fosse limitata. E se non ci fossero stati i generosi aiuti pubblici, che pagheremo nel prossimo futuro, avremmo assistito a un vero e proprio impoverimento energetico per milioni di utenti. Le comunità energetiche sono dunque il tassello principale di un vero cambiamento nella cultura energetica di questo paese.
Si potrebbe sintetizzare questa rivoluzione culturale con uno slogan: da Enrico Mattei a milioni di Mattei.
Se infatti nel dopoguerra lo sviluppo energetico del Paese è stato guidato da manager di aziende di Stato illuminati, che grazie alle tecnologie allora disponibili hanno portato il nostro Paese a uscire dal ricatto energetico delle grandi compagnie multinazionali e hanno favorito la creazione delle reti energetiche verticali nazionali che hanno portato servizi e sviluppo in tutto il Paese, oggi siamo di fronte alle energie rinnovabili che consentono a milioni di cittadini e di imprese di autoprodursi localmente l’energia di cui hanno bisogno rendendo possibile, grazie alle reti smart, una gestione dei loro consumi. Permettendo loro di essere progressivamente autonomi dalle logiche del profitto dei mercati e dalle speculazioni, oltreché sostenibili ambientalmente. Questa nuova era sarà possibile però solo a condizione che si comprenda e si passi da una concezione dell’energia come commodity a una dell’energia quale strumento di consumo consapevole e collettivo.
Il modello delle comunità energetiche favorisce una cultura del consumo e della produzione sostenibile basata sulle reali esigenze locali di comunità che sono diverse le une dalle altre. Le comunità energetiche tra produttori e consumatori rendono quindi lo scambio non solo più sostenibile e più efficiente ma anche più democratico. Ogni comunità attraverso l’analisi digitale dei consumi dei propri utenti tenderà a raggiungere il miglior punto di equilibrio tra consumo e produzione sia da un punto di vista economico che dal punto di vista ambientale e sociale, avendo gli utenti delle comunità tutte le leve nelle loro mani per poter prendere decisioni nell’interesse dell’intera la comunità stessa.
La condivisione energetica paritaria consentirà quindi di raggiungere il miglior grado di efficienza economica e una nuova mutualità che potrà finalmente mettere al centro i reali bisogni di ogni comunità. Attraverso la forza dello stare insieme dei prosumer (produttori-consumatori) si potrà non solo risparmiare sulla bolletta di ogni singolo consumatore della comunità, ma anche favorire scelte di solidarietà e di sviluppo economico del territorio dove la comunità opera. I giovani prosumer potranno mettere a disposizione dei soggetti più anziani la loro eccedenza di energia elettrica prodotta e non consumata, gratuitamente o a prezzi inferiori a quelli di mercato. Si potrà anche destinare parte dell’energia prodotta e non consumata in determinate ore del giorno, ad esempio per sostenere i beni comuni di quella comunità come scuole, biblioteche, ospedali, centri per anziani, parrocchie etc.
Ci potrebbe essere anche una nuova mutualità tra i lavoratori e le loro imprese, che potrebbero cedere parte della loro energia a costi calmierati ai loro dipendenti. Così come i cittadini di un determinato territorio potrebbero decidere di cedere parte della loro energia ad aziende in crisi per renderle più competitive e sostenibili ed evitare la perdita di posti di lavoro. È proprio questa caratteristica della condivisione paritaria che rende le Cer uno strumento innovativo per lo sviluppo sociale ed economico di una comunità e per questo necessita della partecipazione di una vasta pluralità di soggetti. Per consentire il pieno successo delle comunità energetiche bisognerà dunque mobilitare non solo i cittadini ma anche gli enti locali, le imprese e tutti i soggetti della società civile che dovranno collaborare per sviluppare il nuovo modello energetico democraticamente.
Solo così si riuscirà a rendere le Cer un vero attore di cambiamento collettivo utile alla transizione energetica dell’Italia e al raggiungimento di quegli Obiettivi di uguaglianza e solidarietà che sono al centro dell’Agenda 2030, rendendo più giusta la transizione energetica. C’è dunque urgente bisogno nel nostro Paese di far nascere una “Alleanza per la condivisione dell’energia” tra tutti questi diversi soggetti, primi fra tutti i sindacati dei lavoratori e le associazioni delle imprese, le associazioni del terzo settore e le cooperative, i corpi intermedi della società e le istituzioni locali. Un’Alleanza che metta al centro la partecipazione al nuovo modello energetico del futuro. Un modello che faccia ritrovare all’Italia quella forza delle comunità locali che sono state, insieme ai distretti produttivi, alla base dello sviluppo sociale ed economico del paese. Un’energia fatta da tutti, per dare energia a tutti.
Fonte dell'immagine: Rdne Stock project/pexels