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Blangiardo: tra 20 anni perderemo due milioni e mezzo di persone in età lavorativa

L’ex presidente Istat al meeting di Rimini su demografia e natalità: a rischio 500 miliardi di Pil. Per compensare “servirebbero 531mila immigrati all’anno, ma sono difficili da integrare”. VIDEO.

di Andrea De Tommasi

“Dal 2014 al 2023 l’Italia ha perso 1 milione e 561 mila residenti, la somma della città di Milano e di Brescia. Il saldo migratorio non ha compensato la caduta della natalità”. Gian Carlo Blangiardo, già presidente dell’Istat, nel corso di una tavola rotonda su demografia e natalità al meeting di Rimini il 22 agosto, ha descritto il quadro dell’attuale trend demografico.

Siamo di fronte, ha aggiunto, a un fenomeno che si è verificato solo in occasione della Prima guerra mondiale, e la responsabilità maggiore di tale tendenza deriva dal calo della natalità: “Dal 2014, si è registrato ogni anno sempre il record della più bassa natalità; nel 2022 si sono registrate 393mila nascite, sotto soglia 400mila”. Il demografo ha osservato che ci sono meno nati del 1943, ci sono difficoltà, ma “c’è sicuramente una componente di natura culturale”. Un problema centrale è l’autonomia dei giovani: “Oggi ogni 100 residenti tra i 30 e i 34 anni ce ne sono 44 che vivono ancora nella famiglia d’origine”. E la strada è in salita perché mancheranno quattro milioni di potenziali mamme nei prossimi anni.

Blangiardo ha poi analizzato il contributo dell’immigrazione alla natalità in Italia: “È importante, certo, ma non risolutivo. Il tasso di natalità nella popolazione straniera nel 2004 era il 23,5 per mille, quindi 23,5 nati ogni mille abitanti; oggi è l’11 per mille, il che significa che anche la popolazione straniera si sta adattando ad un problema che esiste e va affrontato”. Peraltro, ha detto ancora il professore vicino alla Lega e a Comunione e Liberazione, “se volessimo compensare la caduta della popolazione in età lavorativa solo con l’immigrazione, dovremmo avere un’immigrazione di 531 mila immigrati ogni anno come valore netto”. Il che, secondo Blangiardo, potrebbe diventare un fattore destabilizzante perché “mezzo milione di immigrati ogni anno sono indubbiamente difficili da integrare”.

Tornando sul quadro demografico, Blangiardo ha affermato che la popolazione in Italia dovrebbe subire un calo di 2 milioni e 930mila residenti nei prossimi vent’anni, di cui 2 milioni e 500mila in età lavorativa. Al contempo, la popolazione over 65 dovrebbe aumentare di 4,7 milioni. Oggi abbiamo 840 mila persone con almeno 90 anni. Nel 2070, con 48 milioni di abitanti, ne avremo 2 milioni e 220 mila. “Solo per l’effetto demografico la variazione di abitanti e persone in età lavorativa porterebbe alla perdita di Pil di 500 miliardi. Questo è un dato di fatto di cui tenere conto quando si fanno scelte di natura politica”.

Per Blangiardo “non mettere al centro la famiglia è ingiusto. Laddove ci sono i figli, ciò che è necessario, a livello di reddito, per non essere poveri è estremamente superiore rispetto alle coppie senza figli. La presenza di figli genera effetti economici sfavorevoli alle famiglie soprattutto nelle grandi città del Nord”. In Italia, ha concluso, servirebbe una campagna centrata sull’applicazione di un principio contrario a quello che si usava in Cina col figlio unico: “Dobbiamo passare dalla politica del figlio unico a quella che incoraggi a fare più figli, e magari farlo un po’ prima”.

fonte dell'immagine di copertina: ansa.it

giovedì 24 agosto 2023