Carlo Verdone: se l’intelligenza artificiale scrive le sceneggiature “è finita l'arte, il cinema, le serie”
L’attore e regista interviene al Giffoni film festival: “Sacrosanto” lo sciopero delle star di Hollywood, gli algoritmi non possono scegliere il finale di un’opera.
di Flavio Natale
“Se arriveremo al punto in cui l'intelligenza artificiale farà ritornare Carlo Verdone a quando aveva 38 anni e faceva le cose... e mi mettono su un film così, comprando la mia immagine, io non accetterei mai. L'intelligenza artificiale è la morte del cinema d'autore”.
Così Carlo Verdone, durante la presentazione al Giffoni film festival della seconda stagione di Vita da Carlo (serie televisiva di cui Verdone è al contempo regista e attore) ha commentato lo sciopero degli sceneggiatori e attori che sta creando non pochi problemi a Hollywood.
Il discorso sull’intelligenza artificiale è legato a doppio filo alla struttura e ai contenuti delle singole opere. Come ricorda Verdone: “Stiamo attenti anche agli algoritmi che definiscono il finale dell'opera, il finale lo stabiliscono gli sceneggiatori, quella è una ‘paraculata’ per avere il finale pieno d'ottimismo e per agganciare il pubblico, non va bene, anche questa è la morte degli autori”.
Il tema è di quelli che fanno molto discutere: da qualche mese le grandi case di produzione americane stanno cercando di aprire le porte degli Studios all’intelligenza artificiale, prima in “sostituzione” degli sceneggiatori e ora anche degli attori – soprattutto le comparse. Gli attori di Hollywood sono quindi entrati in sciopero, unendosi ai membri della Writers guild of America, il più importante sindacato di sceneggiatori statunitense, in sciopero da maggio.
Duncan Crabtree-Ireland, tra i leader del sindacato degli attori Sag-Aftra, ha dichiarato: “Ci hanno proposto la possibilità di scannerizzare le comparse e pagarle per un giorno di lavoro, in modo che le aziende diventino proprietarie di quella scansione e della loro immagine e possano usarla per tutto il tempo che vogliono su qualsiasi progetto, senza consenso e senza compenso. Se pensate che sia una proposta innovativa, vi suggerisco di ripensarci”.
Un’altra richiesta degli scioperanti riguarda anche l’aumento dei diritti residuali, ovvero le royalty pagate quando un film o serie tv atterrano su una piattaforma streaming. Se un tempo queste royalty venivano calcolate in base alla quantità di repliche trasmesse in televisione, oggi (dato che i siti di streaming non mandano repliche) gli attori chiedono che ci si regoli sui dati di ascolto. Ma Netflix, Amazon e Disney si rifiutano di condividere questi dati.
L’attore romano ha poi concluso il suo intervento dichiarando il pieno appoggio all’iniziativa hollywoodiana: “Questo è uno sciopero sacrosanto perché mette dei paletti: se la sceneggiatura la scrive l'intelligenza artificiale allora noi non ci siamo; e così il finale, se lo scrive l'algoritmo basta, a quel punto è finita l'arte, il cinema, le serie”.
fonte dell'immagine di copertina: ansa.it