Giovannini: la modifica della Costituzione e il cambiamento del modello di produzione
In una lectio magistralis all’Università di Udine il direttore scientifico dell’ASviS ha spiegato l’importanza dell’inserimento di ambiente e nuove generazioni nella Carta. Il ruolo degli atenei. (VIDEO)
di Andrea De Tommasi
“Le università giocano un ruolo fondamentale” sullo sviluppo sostenibile, “perché formano le nuove generazioni di professionisti e leader politici”. Così Enrico Giovannini, ordinario di Statistica economica all’Università di Roma Tor Vergata e direttore scientifico dell’ASviS, intervenendo il 31 gennaio all’inaugurazione dell'anno accademico 2022-2023 dell’Università di Udine, in una lectio magistralis dal titolo “Le politiche per lo sviluppo sostenibile dopo la modifica ai principi fondamentali della Costituzione”. La cerimonia ha visto anche la partecipazione del ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani e, da remoto, della ministra dell’università e della ricerca Anna Maria Bernini.
Come ha ricordato l’ex ministro, “nel 2015, insieme ad alcuni colleghi, scrivemmo un articolo sul Guardian che conteneva sette proposte, una sorta di roadmap per un nuovo Paese. Il primo punto era incorporare il principio dello sviluppo sostenibile in Costituzione, esattamente quello che è accaduto l’anno scorso”. Le altre proposte, dalla definizione di un sistema di indicatori statistici in linea con gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) a nuovi modelli di valutazione d’impatto delle politiche, passando per criteri dell’analisi costi-benefici più orientati agli effetti futuri, sono per Giovannini attuali ancora oggi. Richiamando l’esperienza nel governo Draghi, ha affermato che “il Mims ha definito le linee guida per il Progetto di fattibilità tecnica ed economica delle opere pubbliche, che deve valutare anche l’impatto sociale ed ambientale. Nel nuovo Codice degli appalti è stata confermata questa impostazione”.
Intervento di Enrico Giovannini a 1:32:00
Giovannini ha ribadito la necessità di impegnarsi affinché il modello di produzione sia sostenibile dal punto di vista economico, sociale e ambientale, in linea con i principi dell’Agenda 2030 che “propone una visione diversa del mondo. I 17 SDGs non sono una lista, ma un piano d’azione per cambiare il funzionamento del nostro sistema. Purtroppo l’Italia è indietro, secondo i dati del Rapporto ASviS, ma ha anche un forte potenziale”.
“La scienza ha dimostrato” che il pianeta si trova su un percorso “totalmente insostenibile”, ha proseguito, “esportando il modello di produzione occidentale, non dobbiamo sorprenderci del fatto che l’inquinamento, il peggioramento della biodiversità e degli ecosistemi abbiano avuto un’accelerazione analoga a quella del Pil. La consapevolezza di questa insostenibilità è emersa chiaramente negli ultimi dieci anni. Eppure il Club di Roma già nel 1972 con il Rapporto sui limiti della crescita aveva cominciato a metterci in guardia. Nonostante le straordinarie trasformazioni di carattere tecnologico, organizzativo, politico ed economico, purtroppo andiamo verso quelle previsioni”.
Giovannini ha concluso citando Karl Popper: ‘Il futuro è molto aperto, dipende da noi tutti (…) Dipende da come vediamo il mondo e da come valutiamo le possibilità del futuro che sono aperte’. “Sono tutti aspetti”, ha osservato, “su cui l’attività degli atenei incide profondamente”.