Nell’ora più buia, nuove speranze in un’Europa che cambia
Di fronte alle molteplici crisi che ci affliggono, servono coraggiose azioni di governo, ma anche un maggior contributo della società civile. Con la nostra iniziativa di dialogo italo-tedesco abbiamo gettato un piccolo seme.
di Donato Speroni
Ammettiamolo: è difficile parlare di futuro sotto la minaccia di un Armageddon. Gli scenari di medio e lungo termine, sostenibili o meno, saranno fortemente condizionati dall’esito delle pesanti incognite che travagliano il mondo: la guerra provocata dalle folli ambizioni di Vladimir Putin, con il conseguente rischio di escalation nucleare; la crisi energetica con i riflessi che potrà avere sui nostri comportamenti oltre che sul nostro portafoglio; la prospettiva di un rallentamento dell’economia accompagnata dalla ripresa dell’inflazione (“stagflazione” è un termine che avevamo dimenticato da decenni); gli effetti di tutta questa situazione sulla collaborazione internazionale in materia di clima e altri temi di sviluppo sostenibile e anche la possibilità che il bisogno di rimpiazzare le fonti energetiche russe ritardi anziché accelerare la transizione ecologica. E poi la scoperta delle minacce pandemiche... fare scenari in questa situazione è pressoché impossibile, perché nulla è come lo immaginavamo un paio d’anni fa, nella nostra vita AC, ante Covid.
Non è vero, come spesso si dice, che “crisi” e “opportunità”in cinese si esprimano con lo stesso ideogramma. È solo una fake news, ma il concetto è giusto: i momenti di crisi mettono in moto le situazioni e offrono spesso la possibilità di affrontare con coraggio soluzioni prima impensabili. Tutto quello che ci è capitato addosso negli ultimi sei mesi potrebbe stimolare un progresso nell’integrazione e nel ruolo internazionale dell’Europa. Potrebbe fornire la spinta per far sì, come in ASviS ripetiamo spesso, che il nostro continente sia davvero “campione mondiale dello sviluppo sostenibile, un’espressione non solo per il comprovato impegno della Commissione di Ursula von der Leyen nell’attuazione dell’Agenda 2030, ma perché si sono avviati processi importanti, in parte stimolati dalla necessità di reagire alla guerra e alle sue conseguenze, in parte già in moto prima dell’invasione dell’Ucraina, grazie soprattutto a Emanuel Macron e Mario Draghi, ma certamente rafforzati dal conflitto in corso.
“Praga capitale dell’Europa allargata” ha titolato il 6 ottobre il sito dell’Ispi, uno dei più autorevoli osservatori internazionali del nostro Paese:
"Oggi si è riunita qui per la prima volta la Comunità politica europea: 44 paesi (i 27 membri dell’Unione più gli altri Paesi europei escluse Russia e Bielorussia) per un vertice ‘allargato’ ai Paesi extra Unione, nato da un'idea del presidente francese Emmanuel Macron lo scorso maggio".
Nella Comunità politica ci sono governi con diverse impostazioni, ma questo è vero anche all’interno dell’Unione a 27. Nata per formalizzare un rapporto con Paesi come l’Ucraina, ancora non pronti per entrare a pieno titolo nell’Unione, la Comunità è comunque un primo seme per una più ampia visione del futuro dell’Europa, quel futuro al quale il prossimo governo italiano sarà chiamato a contribuire, ci auguriamo con chiarezza di idee e spirito costruttivo.
La crisi attuale, dopo il trauma della Brexit (anche quello una crisi-opportunità, perché con Londra sarebbe stato probabilmente impossibile realizzare il Next generation Eu) stimola anche a ridisegnare l’impalcatura dell’Unione, i meccanismi di voto, forse anche il ruolo del Parlamento europeo. Ma una nuova Europa politica non può nascere senza la partecipazione della società civile. L’ASviS ha già segnalato l’importanza della Conferenza sul futuro dell’Europa che ha fatto registrare un ampio dibattito online e raccolto centinaia di proposte dei cittadini dell’Unione. Anche se per ora se ne vedono pochi sviluppi (ma c’è chi propone di farne un organo permanente) il fatto stesso che abbia mobilitato una così ampia partecipazione è certamente un caso molto importante di democrazia partecipativa, un messaggio incoraggiante per il futuro delle istituzioni europee.
Per costruire uno sviluppo sostenibile, superando questa ora buia, abbiamo bisogno di dialogo e partecipazione a tutti i livelli. FUTURAnetwork, su inziativa della nostra collaboratrice Karoline Rörig ha voluto dare il suo contributo con l’incontro del 7 ottobre “Dialogo italo-tedesco per lo sviluppo sostenibile - iniziative, programmi e prospettive di lavoro”, al quale hanno partecipato, insieme ad altri esperti, i sottosegretari Bruno Tabacci e Franziska Brantner, cioè i due responsabili di governo che a Roma e a Berlino hanno una più ampia visione sulla sostenibilità nella accezione dell’Agenda Onu, che non è solo energetica e climatica (pur importantissime), ma anche sociale, istituzionale e di difesa della biodiversità. Non è stato un dialogo facile, come si può leggere nella cronaca o rivedere nel video dell’incontro, ma certamente è stato un contributo nella direzione giusta. Con l’Ufficio per il dialogo italo-tedesco che Karoline Rörig dirige e in sintonia con gli altri soggetti che hanno partecipato, tra i quali Marc-Oliver Pahl, segretario generale del Consiglio tedesco per lo sviluppo sostenibile, ci siamo impegnati a partire da questa mattinata per intensificare il lavoro comune: verso le istituzioni europee, nello scambio delle migliori pratiche ed esperienze di sostenibilità della società civile dei due Paesi, nella messa a punto di posizioni comuni “dal basso” da proporre ai governi su temi di politica nazionale particolarmente importanti e divisivi, come energia e immigrazione. Insomma, anche qui un piccolo seme, ma tanta buona volontà di far crescere insieme l’albero di un'Europa che non lasci nessuno indietro e che sia, appunto, “campione mondiale di sviluppo sostenibile”.