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Lo sguardo relazionale come antidoto alla società dell’individuo

Una recensione del nuovo volume di Donati, Alici e Gabrielli. Per evitare la perdita di senso sociale, è importante presidiare i valori relazionali e stimolare gli aspetti più inclusivi del lavoro.

di Giuditta Alessandrini 

Lo sviluppo della persona può essere percepito – se si ragiona in un’ottica antropologica – come processo di interazione sociale, ovvero sostanzialmente come socialità, incontro dell’io e del tu, affettività legata alla prossimità. Questo “incontro” possiamo chiamarlo con la parola relazionalità.

Ma l’idea della relazionalità come collante della società non appartiene, occorre ribadirlo, né al secolo decimonono con la nascita della sociologia, né a questo secolo, quello dei social e dell’infosfera (Luciano Floridi); possiamo leggerne una definizione già nel mondo classico in una Epistola di Seneca: il filosofo utilizza infatti una preziosa metafora “noi siamo consanguinei, socievoli e interdipendenti come pietre di una volta” (lettera 95,52).

L’agile volume Beni relazionali. La conoscenza che accomuna (Franco Angeli, 2021) di Pierpaolo Donati, Luigi Alici e Gabriele Gabrielli, coniuga egregiamente questa idea come pietra angolare di una società centrata sulla conoscenza. Le “pietre di una volta” sono nei contesti di lavoro, nei circuiti della conoscenza, e infine nelle nuove politiche di welfare della società.

Per Donati il riferimento a Gregory Bateson è d’obbligo, e in particolare all’idea della struttura che connette: “la vita è una qualità della struttura e la struttura è relazionale”.

Ma l’elemento che gioca come filo conduttore dei tre contributi è lo sguardo relazionale al lavoro nella contemporaneità. Donati parla di visione del lavoro come bene relazionale che “genera una conoscenza sapienziale”: questo concetto è ricco di inferenze e rimanda a una visione pedagogica del lavoro.

Il terzo autore, Luigi Alici richiama – con il riferimento al lavoro del premio Nobel 2009 per l’economia Elinor Ostrom – il tema dei beni comuni e della logica delle azioni collettive, centrate sulla fiducia nelle attitudini collaborative degli esseri umani.

Gabrielli, infine, declina l’idea dello sguardo relazionale come “chiave” del capitale sociale. Questo tema richiama anche l’idea della sostenibilità del lavoro secondo quando indicato nel Goal 8 dell’Agenda 2030.

Dalla lettura dei diversi contributi emerge che il presidio dei valori relazionali può essere l’humus fondamentale di una convivenza giusta. Questa istanza diventa anche elemento basilare e speranza per un futuro sostenibile, di inclusione e sviluppo.

Nell’ultima enciclica scritta da papa Francesco e dedicata alla fratellanza, leggiamo: “Nessuno può affrontare la vita in modo isolato. C’è bisogno di una comunità che ci sostenga, che ci aiuti e nella quale ci aiutiamo a vicenda a guardare avanti”[1]. Da qui l’espressione di grande efficacia in cui Papa Francesco sostiene che da soli si possono solo avere miraggi, mentre i sogni si fanno solo costruendo insieme.

La comunità può insomma essere vista come parte dell’antidoto alla fragilità.

Di fronte alle nuove forme di egoismo e di perdita di senso sociale, bisogna ricostruire giustizia e solidarietà giorno dopo giorno. Senza equità nascono nuove povertà: questa la lezione di uno scritto che può essere condiviso anche da una prospettiva laica.

L’attualità del volume sui beni relazionali è anche correlata al bisogno di riflettere sul disagio generato dai tempi che viviamo. L’emergenza pandemica spinge verso “la via comoda dell’assenza di relazioni” e, mettendo a nudo le fragilità individuali, pone come antidoto il legame di fratellanza nella relazionalità. Al lavoro spetta oggi più che mai invece il compito di generare legami di prossimità, superando il mero paradigma prestazionale.

Dal libro, dunque emergono preziosi indizi ed esortazioni per coloro che lavorano nella direzione del personale, ma anche per chiunque voglia intravedere concreti principi-speranza (per dirla alla Morin) per una rigenerazione da costruire insieme.

di Giuditta Alessandrini

[1] Si veda Papa Francesco (Jorge Maria Bergoglio), Fratelli tutti, lettera Enciclica sulla fraternità e l’amicizia sociale, Edizioni San Paolo, Roma, 2020. Si veda anche il Quaderno ASviS sull’argomento, nel quale tra l’altro c’è un brano della scrivente.

lunedì 17 gennaio 2022