Draghi: per riconvertire il sistema industriale serviranno 520 miliardi all’anno
Rivedi la presentazione del Manifesto per la transizione sostenibile, elaborato da Confindustria con le organizzazioni sindacali. Necessario contrastare la povertà energetica, promuovere riforme “labour oriented”, favorire la cooperazione pubblico-privato.
“C’è bisogno di cooperazione costante tra industria, istituzioni, sindacati”. Queste le parole del presidente del Consiglio Mario Draghi, che è intervenuto al convegno di Confindustria dedicato al Manifesto "Lavoro ed energia per una transizione sostenibile", prodotto da Confindustria Energia e da Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil, con il supporto del ministero della Transizione ecologica (Mite). Si tratta di un insieme di proposte per il raggiungimento dei target del pacchetto climatico “Fit for 55”, con l’obiettivo di promuovere i principi di sostenibilità ambientale, economica e sociale. Il documento è composto di dieci punti che affrontano tematiche come la just transition, i costi energetici sostenibili e le riforme “labour oriented”, ovvero quelle azioni che considerino le implicazioni che la riconversione tecnologica e industriale possono esercitare a livello lavorativo.
Draghi ha specificato che il cambiamento climatico, insieme al Covid-19, è la “sfida più importante dei nostri tempi”, e lo Stato deve giocare un ruolo significativo: "Il settore pubblico dovrà farsi carico di aiutare in particolare i cittadini più deboli, di assicurarsi che i tempi della transizione siano rapidi, ma compatibili con la capacità di conversione delle aziende". Il presidente del Consiglio ha poi aggiunto che “posticipare i costi della transizione ecologica oggi vorrebbe dire pagare un prezzo più alto in futuro”, e per questa ragione “l’Unione europea si è posta obiettivi vincolanti e ambiziosi”. Secondo Draghi, infatti, per riconvertire il sistema industriale ci vorranno sforzi significativi: circa 520 miliardi all’anno fino al 2030.
La transizione industriale è uno dei passaggi nevralgici del manifesto di Confindustria e dei sindacati, che intende promuovere tutte quelle soluzioni che, in un’ottica di ecologia industriale, dimostrino le proprie potenzialità di decarbonizzazione. Un altro passaggio significativo del documento è il raggiungimento di una transizione equa e giusta, che garantisca strumenti di compensazione per coloro che pagheranno maggiormente i costi della transizione (consumatori e imprese soprattutto) per contrastare la povertà energetica. Aspetto sottolineato anche da Draghi, che ha parlato dei "costi dell’incertezza, che negli ultimi mesi hanno pesato sui prezzi nei mercati energetici, e in particolare del gas”, aggiungendo che “per limitare i rincari nel breve periodo e aiutare in particolare le famiglie più povere, abbiamo stanziato 1,2 miliardi di euro a giugno e oltre tre miliardi a settembre”.
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Per il documento è fondamentale anche “favorire un nuovo modello di cooperazione strutturata tra scuola, università, ricerca, industria, istituzioni e sindacati, per definire e implementare la strategia nazionale in ambito energetico”, così come la transizione verso l’economia circolare, per il riuso e riciclo delle risorse, e la premialità alle tecnologie più virtuose, efficientando anche il partenariato pubblico privato.
La transizione ecologica, però, "non presenta solo pericoli, ma anche opportunità, e l’Italia deve attrezzarsi per coglierle", come ricorda Draghi. Questa speranza è condivisa anche da Roberto Cingolani, ministro della Transizione energetica, intervenuto al convegno. Cingolani considera il manifesto “un passo significativo” per avvicinarsi al pacchetto “Fit for 55”: “come Italia ci piace andare in una posizione unita e meditata che rappresenti tutti”. Il ministro ha poi aggiunto che “la transizione è complessa tecnicamente, economicamente e socialmente e il fatto di avere un manifesto unico introduce molto bene il nostro posizionamento a livello europeo”.
L’obiettivo del Manifesto è dunque quello di trasformare “i rischi della transizione in occasione di crescita”, come ricorda Draghi. “L’Europa vuole guidare la transizione verde, ma non può affrontarla da sola”, ha concluso il presidente del Consiglio. “L'Ue è responsabile di appena l’8% delle emissioni globali, la metà degli Stati Uniti e circa un quarto della Cina. La velocità con cui i Paesi raggiungeranno la neutralità climatica non sarà la stessa per tutti. Ma è importante che tutti i Paesi prestino fede agli impegni presi”.