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Il futuro della salute nella ‘collection of scenarios’ dell’Economist

Nella raccolta di articoli sui futuri possibili della salute gli scenari sono fittizi ma ugualmente fondati su fatti e speculazioni attuali: invitano a riflettere sul valore della preparazione alle emergenze sanitarie.

di Mariaflavia Cascelli

Se un’ondata di caldo mortale squagliasse le strade dell’India, se gli americani morti di overdose fossero sul punto di diventare più di quelli deceduti in tutte le guerre della storia dell’America, se un’intelligenza artificiale vincesse il premio Nobel per la medicina, se fosse possibile predire, prevenire e curare la demenza: la collezione di scenari “What if” che l’Economist propone ogni luglio, quest’anno è dedicata al futuro della salute. Ogni scenario è immaginato a partire da fatti reali e da indagini scientifiche attuali. Le ondate di calore, l'obesità, la demenza e la resistenza agli antibiotici sono crisi incombenti che meritano di essere prese sul serio.

India, 2041. Un’ondata di caldo mortale scioglie le strade, provocando numerosi decessi tra coloro che non possono ripararsi dalla canicola, soprattutto i senzatetto. Quando l’elevata richiesta energetica di aria condizionata porta la rete elettrica al punto di rottura, con conseguente blackout in tutta la città, a essere esposto alla calura mortale è chiunque non abbia un generatore. La calamità provoca più di un terzo dei decessi segnalati a livello nazionale nella sola città di Chennai. Sorprendentemente, nella vicina Hyderabad l’ondata di calore è molto mitigata: da circa vent’anni, e a seguito di un’altra ondata di calore, la città è un crocevia di sperimentazione di tecniche di riduzione del caldo in ambito urbano e può beneficiare di un’imponente opera di adeguamento degli edifici. Non è troppo tardi: “il momento migliore per agire è stato vent’anni fa, il secondo è ora.”

America, 2025. Dopo decenni di politiche socio-sanitarie inadeguate, l’amministrazione di Kamala Harris affronta seriamente il problema della tossicodipendenza: studi recenti prevedono che nel 2028 saranno più gli americani morti di overdose nel 21° secolo che gli americani morti in tutte le guerre degli Stati Uniti.

E se un'intelligenza artificiale vincesse il premio Nobel per la medicina? A fronte di un tasso di mortalità da resistenza agli antibiotici salito a circa 2,5 milioni di decessi all'anno, il Comitato del Nobel decide di premiare il sistema di machine learning che nei 18 mesi successivi alla sua scoperta è riuscito a salvare quattro milioni di vite. Le ragioni della bizzarra decisione sembrano risiedere anche nella giovane età di due membri subentrati come sostituti nel Comitato, entrambi venuti in contatto, nelle loro ricerche di dottorato, con sistemi automatici di apprendimento.

Se la demenza fosse prevenibile e curabile, l’allenamento cognitivo figurerebbe tra i punti salienti di una campagna di salute pubblica nel Giappone del 2050. Cimentarsi nell’apprendimento di una nuova lingua a 82 anni non sarebbe più strano che seguire altre raccomandazioni per ridurre la possibilità di contrarre malattie cardiache, cancro e diabete.

E se un algoritmo fosse in grado di prevedere le risposte dell’organismo di ciascun essere umano ai diversi cibi, in che modo l’adozione di massa di un’alimentazione personalizzata cambierebbe la salute delle persone e l’industria alimentare? A Davos, nel World Economic Forum del 2035, viene sancito il fallimento della vecchia educazione alimentare e delle diete a essa ispirate per combattere obesità, diabete e malattie cardiache, che ignoravano il fatto fondamentale che il microbioma di ciascun individuo converte il cibo in modo diverso.

di Mariaflavia Cascelli

mercoledì 7 luglio 2021