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Colmare il gap digitale a scuola: necessità e opportunità

I piani di digitalizzazione sono indispensabili per mantenere gli istituti scolastici al passo coi tempi. Tuttavia, la loro attuazione richiede delle analisi preventive e di monitoraggio molto articolate.

di Lucia Raffaele, Martina Altavilla e Ilde Stramandinoli

La scuola italiana presenta notevoli mancanze in termini di tecnologia: la pandemia le ha rese evidenti. Dal rapporto Desi 2020 della Commissione europea emerge che l’Italia è 17esima per connettività a internet, ultima per competenze digitali dei propri cittadini e al 26esimo posto per utilizzo di internet.

Inoltre, l’indagine Talis, somministrata ogni cinque anni dall’Ocse, evidenzia come nel 2018 solo il 35,6% dei docenti italiani si sentisse adeguatamente preparato a utilizzare tecnologie dell’informazione e della comunicazione sul posto di lavoro.

Insieme alla crescente digitalizzazione del contesto in cui viviamo, negli anni si è sentito sempre di più il bisogno di migliorare l’acquisizione delle cosiddette “competenze digitali”, per supportare le organizzazioni (e soprattutto la scuola) nella gestione del cambiamento.

Piano operativo nazionale: di cosa si tratta?

E’ anche a questo scopo che nasce il Programma operativo nazionale (Pon), intitolato “Per la scuola - competenze e ambienti per l’apprendimento”. Attuato regolarmente dal 1994, si tratta di un piano finanziato dai fondi strutturali europei e contenente le priorità strategiche del settore con durata settennale. Il Pon 2014-2020 aveva un budget complessivo che superava i tre miliardi di euro, dei quali 2,2 miliardi del Fondo sociale europeo destinati alla formazione di alunni, docenti e adulti, mentre i restanti 800 milioni, erogati dal Fondo europeo di sviluppo regionale per laboratori, attrezzature digitali e interventi di edilizia. 

Il programma mirava a nuovi approcci di alfabetizzazione che avrebbero dovuto agevolare la comprensione del digitale oltre la superficie dell’uso dei dispositivi, in un’ottica di cittadinanza digitale. Erano stati previsti piani di formazione anche per il personale scolastico, in modo da promuovere la diffusione di contenuti didattici digitali e di risorse di apprendimento online già ai primi livelli di istruzione.

Questi piani sono indispensabili per mantenere gli istituti scolastici il più possibile al passo coi tempi. Tuttavia, la loro attuazione richiede delle analisi preventive e di monitoraggio molto articolate. Ne consegue che spesso l’ingente mole di lavoro necessaria sottrae tempo alla didattica vera e propria.

Il post-pandemia: Digital education action plan 2021-2027

In seguito alla nuova modalità di apprendimento dovuta alla crisi Covid-19, la Commissione europea ha messo in atto un piano ad hoc per l’istruzione. Piano che fa tesoro delle esperienze di apprendimento online e a distanza vissute nell’ultimo anno e mezzo: il Digital education action plan 2021-2027, concepito nell’ambito dei programmi e fondi europei previsti per il settennato 2021-2027, è infatti dedicato esclusivamente all’educazione digitale. 

Per definire al meglio le linee guida del piano, la Commissione ha condotto una serie di consultazioni interne ad oggetto le varie esperienze di apprendimento avute nel corso dell’ultimo anno e mezzo. In seguito alle stesse si è deciso di prevedere due priorità strategiche del Digital Education Action Plan: incoraggiare lo sviluppo di un ecosistema educativo ad alte prestazioni, che include lo sviluppo di infrastrutture, connettività e materiale digitale, e ottenere un miglioramento delle competenze e delle abilità per la trasformazione digitale.

Pnrr per un ammodernamento scolastico 

Anche tra i vari obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza vi è il miglioramento delle competenze digitali. Il piano mira a riorganizzare la scuola secondo le effettive necessità dell’apprendimento. Lo scopo è infatti quello di far convergere ed integrare gli interventi di riqualificazione degli immobili con la prevista azione di ammodernamento tecnologico e realizzazione di scuole innovative con nuove aule didattiche cablate e laboratori.

Per quanto riguarda le scuole superiori, il Pnrr si concentra in particolare sugli istituti tecnici, auspicando ad una possibile collaborazione pubblico-privato in modo da rendere tali strutture fruibili sia dalle scuole che dal sistema produttivo. In questo senso le strutture scolastiche si rivelano delle risorse per integrare scuole e imprese, nonché luoghi dove poter sviluppare modalità di formazione continua. L’auspicio è infatti quello di creare un legame tra sviluppo di competenze digitali e ammodernamento delle infrastrutture, per migliorare la sinergia tra scuola e mercato del lavoro. Tuttavia, la rivoluzione didattica cui si spera di dare avvio potrebbe rimanere debole senza una riforma delle metodologie d’insegnamento.

In conclusione, le premesse per una transizione tecnologica ci sono, ma oltre alla spesa materiale, sarà necessario anche un rinnovamento in termini di metodi e didattica. In tal senso sarà fondamentale muoversi in maniera molto più veloce ed organizzata rispetto agli altri Paesi europei, in modo tale da ridurre il gap tecnologico e digitale.

di Lucia Raffaele, Martina Altavilla e Ilde Stramandinoli, Studente in Movimento per la Rete Giovani 2021

lunedì 21 giugno 2021