La bioeconomia nel 2050: quattro scenari per l’Unione europea
Un nuovo rapporto del Joint research center esplora gli sviluppi dell’economia in cui tutto è risorsa. La previsione più sfavorevole è al momento la più realistica.
di Andrea De Tommasi
Garantire la sicurezza alimentare e nutrizionale, gestire le risorse naturali in modo sostenibile, limitare e adattarsi ai cambiamenti climatici. Sono alcune delle funzioni cui può contribuire la bioeconomia, componente che comprende tutti i settori economici e industriali che fanno affidamento sulle risorse biologiche rinnovabili, dalla terra e dal mare. Un sistema che costituisce una parte importante dell’economia dell’Unione europea, generando il 4,7% del Prodotto interno lordo e impiegando l'8,9% della forza lavoro nell’Ue nel 2017.
Un team del Network of Experts on Bioeconomy (NoE), tra cui il professor David Chiaramonti del Politecnico di Torino, ha elaborato per conto del Joint research center della Commissione europea quattro scenari previsionali verso una bioeconomia sostenibile, pulita ed efficiente sotto il profilo delle risorse, con particolare attenzione alla neutralità climatica e allo sviluppo sostenibile. Gli scenari sono stati presentati in un rapporto pubblicato ad aprile con il titolo “Foresight Scenarios for the EU bioeconomy in 2050”. L’analisi mostra per ciascuna alternativa il contributo agli obiettivi della Strategia dell'Ue per la bioeconomia e agli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite.
Nel primo scenario, intitolato “Do it for us”, la politica è un fattore chiave del cambiamento. Nel 2030, gli obiettivi del Green Deal europeo sono stati raggiunti in agricoltura, pesca e silvicoltura. Nel 2050 la quota dell'agricoltura biologica è del 70% della superficie agricola; le aree protette coprono il 40% del territorio europeo, la bioeconomia è carbon neutral, i pesticidi e gli antibiotici vengono utilizzati solo per ragioni di emergenza. A causa dei cambiamenti climatici, della riduzione dei terreni agricoli e dell'adozione di metodi di coltivazione meno intensivi, il volume di produzione è diminuito del 25% rispetto ai livelli del 2020. Tuttavia, il comportamento dei consumatori è frammentato e polarizzato. Nel 2050 la disponibilità ad acquistare prodotti di alta qualità (compresi quelli biologici), a emissioni zero, è aumentato in tutta Europa. Un segmento di consumatori “pesanti” continua però a dominare il mercato.
Il secondo scenario, dal titolo “Do it together”, delinea un futuro in cui il sistema politico e la società sono allineati per raggiungere l'obiettivo della neutralità climatica e gli SDGs dell’Agenda 2030. Le aziende si adattano rapidamente e fanno parte del cambiamento. Il processo di transizione include tutti gli attori. La trasformazione della bioeconomia verso la circolarità e la sostenibilità è progredita in modo convincente, anche nel settore dei rifiuti. Questo cambiamento radicale, osserva il Rapporto, è il risultato di massicce crisi ecologiche e politiche in tutta Europa, che hanno aumentato la sensibilità alle questioni ambientali, il desiderio di stili di vita più sani e la giustizia sociale.
Nello scenario “Do it ourselves”, il sistema politico mostra un'incapacità di attuare politiche significative in materia di clima e Obiettivi di sviluppo sostenibile. Tuttavia, i consumatori avrebbero mutato i loro comportamenti sotto la spinta di movimenti sociali sempre più influenti e all'indomani di una serie di crisi drammatiche. Questo cambiamento della domanda spinge il sistema di produzione ad adattarsi. Nel 2050 il livello di produzione alimentare diminuisce del 25%. La dimensione media delle aziende agricole e l'indice di diversità delle colture dell'agricoltura sono aumentati. Una parte crescente dei terreni agricoli viene trasformata in agricoltura mista, rafforzando pratiche di coltivazione basate sul carbonio, come l'agroforestazione e la rotazione delle colture.
Il quarto scenario, intitolato “Do what is unavoidable”, immagina un futuro in cui gli stili di vita non sono cambiati in modo significativo rispetto ai modelli business as usual e il sistema politico non ha messo in campo politiche proattive, limitandosi ad adottare - con un certo ritardo - misure di risposta alle crisi. Gli obiettivi del Green deal europeo sono chiaramente mancati. Il cambiamento climatico accelera il degrado del suolo, portando alla perdita di superficie agricola e all'abbandono della terra. La produzione del 2050 è inferiore del 25% rispetto ai livelli del 2020.
Per alcuni prodotti alimentari ciò comporterà periodici surplus e conseguenti crisi di mercato con prezzi in aumento e fluttuanti. La malnutrizione nella società tende ad aumentare. Questo scenario, rilevano gli autori, è il più sfavorevole, ma potrebbe essere anche il più realistico, viste le tendenze degli ultimi tre decenni.
Maroš Šefčovič, vicepresidente della Commissione europea per “Interinstitutional relations & foresight”, ha così commentato lo studio: "La previsione strategica aiuta a identificare le sfide future e i modi per prepararle, sostenendo il processo decisionale in modo efficace. Applicato alla bioeconomia, è quindi vitale, poiché viviamo in un mondo di risorse limitate. Il rafforzamento di una bioeconomia sostenibile e circolare ci aiuterà a creare nuove catene del valore a base biologica in tutta Europa, dimostrando al contempo che la prosperità e la salute del nostro ambiente possono andare di pari passo ".
di Andrea De Tommasi