Dall'agricoltura bio agli umani bio
L’agricoltura, si avvia ad essere sempre più tecnologica, gestita dalle multinazionali della chimica e dagli Organismi geneticamente modificati, con i pericoli di crisi che complessità ed utilizzo di poche linee genetiche comportano.
di Franco Paolinelli
L’agricoltura, si avvia ad essere sempre più tecnologica, gestita dalle multinazionali della chimica e dagli Organismi geneticamente modificati, con i pericoli di crisi che complessità ed utilizzo di poche linee genetiche comportano.
Questa condizione di rischio e il desiderio di rapporto diretto con la natura, implicito nell’alimentazione bio, hanno stimolato la nascita e permettono la persistenza del mondo parallelo dell’agricoltura biologica.
Dove la prima ricorre a gameti modificati, la seconda persiste nel produrre i propri semi. Dove la prima utilizza fertilizzanti di sintesi, la seconda continua a produrre i propri compost, dove la prima entra nelle catene di distribuzione globali, la seconda crea comunità locali di acquisto, e così via, distinguendo.
È verosimile pensare che i due mondi vadano, nel tempo, a coesistere. Infatti, la collettività potrebbe arrivare a capire che il primo ha bisogno del secondo, come riserva di naturalità, di diversità biologica, di risorse per garantire i processi adattativi, come ambito dove conservare la cultura del rapporto diretto uomo / ambiente.
Molte aree protette svolgono, tra le altre funzioni, anche quella di ospitare agricoltura bio. Si configurano, quindi, come riserve di bio-diversità. Molte ospitano anche attività didattiche e di animazione in fattoria. Quindi, luoghi di conservazione della cultura materiale.
Collateralmente, a quanto detto, si va sviluppando la rivoluzione digitale del lavoro. Inoltre, si va, sviluppando tecnicamente e “sdoganando” politicamente, il ricorso alla Procreazione medicalmente assistita (Pma). Quindi, si avranno, a breve, sia robot che umani manipolati per essere adatti al sistema complesso meccanizzato. Analogamente a quanto fatto e in corso, per piante ed animali.
Quindi, come esiste un’agricoltura tecnologicamente gestita, sempre più simile ad una fabbrica del cibo, così potrà esistere un’umanità prodotta dalle multinazionali farmaceutiche ed inquadrata in sistemi tecnologicamente complessi, eventualmente con umani selezionati per le varie funzioni.
Quindi, se esistono e cresceranno le aree dove l’agricoltura biologica conserva la biodiversità necessaria all’industria del cibo, analogamente potranno svilupparsi ambiti di conservazione dell’umanità bio.
Saranno, infatti, necessari per le stesse funzioni per la quali è necessaria l’agricoltura bio: riserva di diversità, garanzia per i processi adattativi, e forse anche conservazione della cultura materiale.
Avremo, quindi, parchi per gli umani bio?
di Franco Paolinelli, direttore associazione Sap (Silvicultura, agrocultura, paesaggio) Arbor studio