Decidiamo oggi per un domani sostenibile

Le sette sfide che incontreremo sulla nostra strada verso il 2100

Siamo entrati in questo scenario con un “botto” attribuito al Coronavirus: i rischi di estinzione di massa sono numerosi, emergono le sfide. Lenergia ci servirà per affrontarle e per costruire lo scenario che ci permetta la continuità di specie.

di Renzo Provedel

  1. Condividiamo un paradigma

Per offrire al lettore uno scenario di futuro individuo alcuni paletti chiave. Ne ho individuati tre, che definiscono un confine, e che rispetterò in questo documento:

  • orizzonte temporale: 80 anni, dal 2020 al 2100;
  • futuro: cerco nell’oggi fatti e pensieri che possiamo classificare come futuro perchè avvengono sotto gli occhi di tutti, ma pochi li conoscono e li frequentano, e sono percepiti come segnali per altri fatti e altri pensieri che si esprimeranno maggiormente, con un alto impatto, nei prossimi 80 anni;
  • scelta dei fenomeni e dei fatti che diventeranno priorità e centralità nei prossimi 80 anni e per i quali dovremmo prepararci e soprattutto preparare la nuova generazione, che identifico con la Z, nata dal 1995 in poi (utilizzo una tassonomia ben nota ai sociologi).

La sfida complessiva che sintetizza lo scenario è la "sopravvivenza degli umani". Spesso i media confondono la Terra con gli umani e indicano, come sfida, la protezione della Terra: no, non si tratta di tutelare il pianeta Terra ma gli umani, che sono a rischio di estinzione di massa; peraltro gli umani stanno riducendo la bio-diversità di fauna e flora, cioè praticano da alcune centinaia di anni l’estinzione di esseri viventi, cioè di esseri dotati di capacità di replica.

Ho raccontato il punto di partenza; ora posso entrare nel cuore del problema, cioè delle sfide per gli umani nei prossimi 80 anni: quali sono dunque le sfide, giusto per poterci orientare.

La lista che ho preparato è fatta di tre classi di sfide e di sette fide dettagliate. Le classi sono:

  • la sfida del pensare ed agire per sistemi;
  • la sfida della ibridazione umana;
  • la sfida della sostenibilità.

Per parlare di tutto ciò è necessario mettersi in un punto di osservazione adeguato: ho pensato che il miglior punto di osservazione sia il contesto più ampio nel quale viviamo: l’Universo. Ritengo necessario posizionarci nel sistema Universo, con una consapevolezza: la realtà, che ci circonda e nella quale abbiamo numerose interazioni, è talmente complessa che non riusciamo oggi a comprenderla direttamente, ma solo attraverso mappe. Molti si sono espressi su questi temi a cominciare dai filosofi per poi includere scienziati, scrittori e persino pittori; posso ricordare Renè Magritte che dipinge una pipa e scrive "questa non è una pipa": "ceci n’est pas un pipe". Il quadro è una mappa, la pipa è la realtà.

Poi dobbiamo considerare che è la mente umana, cioè il sistema cervello, che contiene le mappe e le elabora. Ossia che la realtà è trattata dai cinque sensi e dal sistema nervoso di elaborazione.

Quali sono le conclusioni che ne ho tratto? Sono almeno tre:

  • la realtà è intuita, percepita, ma non la conosciamo appieno, ne tracciamo solo delle mappe, che custodiamo ed elaboriamo nel nostro sistema nervoso (la mente neuronale, i sensi, il cervello che abbiamo nei visceri, i nostri organi, il nostro DNA e così via, ossia la nostra complessa biologia);
  • il contesto, ampio intorno a noi e che ci ha costituito, è l’Universo, quindi vale la pena cercare di capirne qualcosa e soprattutto di relazionarci con esso; recentemente ho riconosciuto che la materia biologica di cui sono fatti gli umani ha una decina di miliardi di anni di età! Per le conoscenze attuali, infatti, gli atomi di cui siamo composti sono nati dalle stelle dell’Universo, almeno una dozzina di miliardi di anni fa;
  • il nostro pensiero è stato influenzato, anzi direi formato, da questa realtà complessa, nella quale abbiamo riconosciuto, nei primi tempi, un principio di causa-effetto; per migliaia di anni abbiamo pensato con una modalità lineare di causa-effetto, mentre da qualche decina di anni abbiamo descritto e modellato un pensiero complesso, portando alla luce le connessioni tra le parti e riconoscendo dei circuiti di connessione che stabilizzano e dei circuiti che portano fibrillazione e poi sistema e abbiamo cominciato a raccontare (l’umanesimo) o a creare algoritmi (la scienza) della realtà come sistemi complessi.

Ho cercato sinora di condividere alcuni paradigmi, alcuni concetti, alcune descrizioni che ci permettono di dialogare sulla domanda cruciale che è lo scenario 2020-2100.

  1. Scenario 2020-2100

Che cosa vedo in questo scenario di 80 anni, nel quale siamo già entrati attraverso il 2020? In primis, siamo entrati con un "botto"! Il botto è, per me, il Coronavirus: esso ha impattato sulla salute degli umani e sul modello economico come mai era successo nelle ultime migliaia di anni.

 

Il Coronavirus è il dante causa del botto? Sì e no. Sì, come segnale forte, no come “la sfida” per gli umani. Non c’è solo la sfida Coronavirus ma tanto altro. Al centro vedo gli umani, noi tutti. Oggi ci sono tanti soggetti nel mondo, ma ce n’è uno solo che prende decisioni e che, spesso per vie difficili da capire, decide ed è la persona, o se volete "le persone". Siamo, oggi, 7,8 miliardi; quando nacqui eravamo 2,5 miliardi; nel 1918 quando scoppiò la pandemia nota come "la spagnola" eravamo 1,7 miliardi.

 

Torno alle molte sfide nello scenario dei prossimi 80 anni.

 

La prima è la distanza (il gap) tra il pensare lineare e il pensare per sistemi. Perchè è rilevante per il nostro scenario? La ragione, che vedo come la principale, è la velocità con cui alcune conoscenze umane aprono territori vastissimi, ad alto rischio per la sopravvivenza. Ne cito due per farmi capire: la biologia, la digitalizzazione. Queste due aree sono già oggi fuori controllo: gli umani non riescono a procedere con una velocità di pensiero e con una condivisione  altrettanto veloci; non sono in grado peraltro di  bloccarne lo sviluppo; e poi bloccare lo sviluppo delle conoscenze sembrerebbe farci tornare ai tempi oscuri, che ci sono stati nella storia, durante i quali i poteri di governance potevano attuare misure restrittive e di blocco: basterebbe citare un solo caso, quello del potere temporale della Chiesa cattolica che riuscì a bloccare Leonardo da Vinci nelle sue ricerche sul corpo umano, ritardando di un paio di secoli l’evoluzione della Anatomia e della Medicina.

 

Il superamento delle colonne d’Ercole è nella spinta evolutiva degli umani. Dobbiamo capire se e come intervenire per rallentare le derive ad alto rischio e darci il tempo per prendere decisioni favorevoli al bene comune: non possiamo fare altro, così ci tramanda la storia degli ultimi 10mila anni.

 

La seconda sfida è l’ibridazione umana, cioè la costruzione di un DNA con componenti inorganici presi dalla chimica, che ben pratichiamo: forse possiamo fare un salto evolutivo, accogliendo i nuovi rischi. Alcuni laboratori hanno già realizzato questo salto, agendo su esseri di bassa complessità come i batteri. Citerò il laboratorio di biologia molecolare dell’Università di Cambridge (Uk) che ha pubblicato la ricerca sull’escherichia coli (fine anno 2018), che ci rivela che sono stati creati batteri con un DNA totalmente sintetico e che si replica.

 

Un altro gruppo di scienziati (circa 200, guidati da George Church, biologo molecolare che insegna al MIT e ad Harvard), a New York, sta lavorando sulla "cellula immortale", cellula che non può venire attaccata da virus e microbi esterni, in grado di "terminarla".

 

La terza sfida è nota col termine "sostenibilità". L’Onu, con la sua Agenda 2030, ha creato uno schema per individuare e perseguire 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Ha inoltre chiarito che quando si usa la parola "sostenibilità" s’intende una tripletta di obiettivi: ambientali, sociale e economici. Questo schema è stato condiviso e adottato da quasi tutti i Paesi del mondo ad esclusione  di alcuni (pochi) Paesi tra cui gli Usa, durante la presidenza Trump.

 

Quando usiamo il termine sostenibilità dobbiamo tenere ferma la barra verso gli umani: vogliamo salvare gli umani e non affermare erroneamente che vogliamo salvare il Pianeta Terra. Terra ed umani sono interconnessi ma dobbiamo renderci conto che sono gli umani che giocano la partita e che la Terra, pur subendone le attività, segue le regole dell’Universo, oggi quasi totalmente sconosciute: le nostre conoscenze sono mappe, la realtà è ancora sconosciuta; ci avviciniamo alla realtà ma non riusciamo ad afferrarla!

 

Nel racconto ho citato sette sfide, che ora svelerò. Le sette sfide sono ancora una mappa, la mia mappa; quindi osservatele ma non pensate che siano la rappresentazione "vera" della realtà!

 

Ecco le sette sfide, in sintesi:

  1. Ibridazione umana
  2. Ibridazione al silicio
  3. Umani biologici
  4. Sostenibilità e overshoot day
  5. Nuovo ciclo evolutivo
  6. Viaggi nello spazio
  7. Insediamenti nei pianeti abitabili

Per farmi capire offro al mio lettore qualche indizio per farsi un’idea dei cambiamenti che saremo chiamati a realizzare nello scenario di 80 anni, prossimi venturi, se vogliamo sopravvivere.

 

Ibridazione umana

 

In senso stretto il senso che possiamo dare alla parola "ibridazione" è il seguente: si sostituisce al DNA biologico, come la natura esprime attraverso la riproduzione, un DNA sintetico, fatto di aminoacidi chimici. Il materiale organico che viene usato dal DNA sintetico, nella cellula, per replicarsi è sempre quello naturale o biologico (ecco la ragione di "ibrido"). Lo strumento chiave per creare il DNA sintetico è il CRISPR-Cas9 la cui invenzione ha permesso alle due inventrici di guadagnare il premio Nobel 2020: sono Emmanuelle Charpentier (Francia) e Jennifer Doudna (Usa). Per ora la sperimentazione sugli embrioni è proibita in tutto il mondo; l’università di Cambridge ha realizzato un microbo con DNA sintetico, l’escherichia coli; questo microbo ibrido si riproduce.

 

Ibridazione al silicio

 

Lo sviluppo di macchine, controllate da microchip al silicio, viene chiamato “intelligenza artificiale”. La forma più conosciuta è quella dei robot, macchine che hanno spesso l’aspetto di umani o di animali a quattro zampe. Sapranno raggiungere queste macchine l’intelligenza umana? Già oggi, per applicazioni verticali (dal gioco degli scacchi, alle lavorazioni meccaniche e di saldatura sulle linee di assemblaggio delle automobili), hanno superato le prestazioni umane. Per compiti complessi, ma naturali per gli umani, come il riconoscimento della voce e dei volti, e per la creatività, sono lontani dalle prestazioni umane: la loro applicazione nella vita corrente è agli inizi, ma ci sono già risultati piuttosto evidenti nella identificazione dei volti e ultimamente, nel tracciamento della pandemia da Covid-19 (caso della Corea del Sud).

 

Umani biologici

 

Siamo noi! Si sta lavorando per allungare la vita o posticipare l’invecchiamento, ma le diseguaglianze, sul fronte dell’economia, dell’ambiente e dello spirito, sono in costante aumento da decine di anni. Il miglioramento della qualità della vita e la sua diffusione sono al centro di piani e di azioni in tutto il mondo. Per ora non vediamo effetti significativi, come ci dice lo stato di avanzamento del maggior progetto planetario in corso e cioè l’Agenda Onu 2030.

 

Sostenibilità e overshoot day

 

Lo stato di salute del pianeta Terra, che forma lo stato di salute dei suoi abitanti umani, è pessimo; lo è sia sul fronte ambientale, clima, terra e acqua sono in sofferenza; sia sul fronte sociale, per la tendenza all’aumento di una “schiavitù moderna” e del degrado delle relazioni sociali.

 

Il Pianeta Terra non è più in grado di metabolizzare le emissioni inquinanti nell’aria, nel terreno e nell’acqua: avremmo bisogno, oggi, di 1,7 volte la Terra per poterlo fare. Nel 2019 il Pianeta metabolizzava sino al 29 luglio; dopo questa data le scorie, i rifiuti, la temperatura dell’aria, non erano più bilanciate dagli umani. Gli umani sono chiamati ad un cambiamento radicale dei propri consumi e dei propri comportamenti.

 

Che cosa possiamo immaginare nello scenario 2020-2100?

 

In primis un cambiamento radicale del sistema di vita e dell’economia:

  • riduzione dei consumi di materie prime;
  • enorme allungamento della durata di vita dei prodotti materiali;
  • emersione di prodotti e servizi immateriali con impatto ambientale prossimo allo zero;
  • abbandono delle energie fossili ed emersione di energie rinnovabili;
  • ri-pensamento del nostro rapporto con la “natura”, intendo flora e fauna, da cui impareremo, valorizzando la biodiversità;
  • valorizzazione del bene comune, rispetto alla proprietà esclusiva dei beni.
  •  

Nuovo ciclo evolutivo

 

Dobbiamo posizionare nel tempo la comparsa degli umani sulla Terra. Possiamo dare qualche numero: un paio di milioni di anni fa potevamo vedere l’homo erectus, circa 200.000 l’homo sapiens, meno di 10mila la scrittura e il resto ci è, più o meno, noto.

 

La Terra ha una età, ad oggi, di 4,5 miliardi di anni! L’aria è diventata respirabile, come oggi, circa 2,5 miliardi di anni fa.

 

La sfida è pensare a noi umani che dovranno (dovremo) fronteggiare e accogliere, se e quando, la sfida posta, già oggi, dalla biologia della vita: potremo agire sul DNA, aprendo prospettive che potremo o non potremo rallentare. Già oggi possediamo le tecnologie per la sperimentazione sull’embrione.

 

Viaggi nello spazio

 

La sonda Voyager 1 è, per ora, l’unico oggetto che è uscito dal sistema solare (nel 2012) per esplorare l’Universo; è stato lanciato nel 1977, cioè oltre 43 anni fa; opererà sino al 2025, 48 anni dopo il suo lancio. La sua velocità è davvero bassa, se confrontata con la veloce della luce: essa si muove a circa 17 chilometri/secondo, che sono 61mila Km/ora; sembra tanto, qui sulla Terra, ma significa circa 50 milionesimi della velocità della luce! 

 

Le stelle più vicine, in primis Proxima Centauri, distano alcuni anni luce; i primi pianeti "abitabili", detti eso-pianeti, si trovano nella Via Lattea, ad una distanza di alcune decine di anni luce.

 

Capite subito che dobbiamo avvicinarci alla velocità della luce se vogliamo esplorare l’Universo. Siamo molto distanti da queste prestazioni perchè l’esplorazione spaziale, dopo aver toccato la superfice lunare nel 1969, si è sviluppata soprattutto nella esplorazione (telescopio di Hubble) e nella stazione spaziale internazionale. Quest’ultima è un laboratorio di ricerca scientifica, che verrà mantenuto sino al 2024, a partire dalla messa in orbita del primo modulo (chiamato "Alba"), nel 1998, a circa 330-410 chilometri dalla Terra.

 

I primi umani che abitarono la stazione (William Shepherd, Sergei Krikalev e Yuri Gidzenko) vennero lanciati con una Soyuz il 31 ottobre del 2000 ed entrarono nella stazione spaziale il 2 novembre. La casa spaziale riceveva i primi inquilini e non sarebbe mai più stata disabitata.

 

Insediamenti nei pianeti abitabili

 

L’obiettivo a breve, 5-10 anni, è Marte, nel sistema solare. Marte è distante da 4 a 21 minuti luce dalla Terra (la distanza dipende dalle orbite ellittiche dei due pianeti intorno al Sole). Ci sono diversi progetti della Nasa e di Elon Musk per portare gli umani su Marte.

 

L’esplorazione dello spazio lontano, cioè degli eso-pianeti, si posiziona temporalmente nell’ultima parte del periodo 2020-2100 e dipenderà dagli investimenti che verranno fatti nei prossimi anni. Questi pianeti "abitabili" si trovano nella Via Lattea, a una distanza di alcuni anni luce. È quindi un obiettivo di lungo periodo.

 

Per raggiungere con umani a bordo un eso-pianeta dobbiamo superare un problema: la velocità della navicella spaziale che è, oggi, davvero modesta. Se potessimo viaggiare ad un decimo della velocità della luce impiegheremo alcune decine di anni per raggiungere l’eso-pianeta.

 

Lo spazio è un obiettivo possibile che richiederà:

  • una grande coesione e convergenza delle scelte dei Paesi;
  • lo sviluppo di tecnologie per potersi muovere nello spazio ad alta velocità per lunghi periodi. È una grande sfida tecnologica.

Conclusioni

 

Uso questa espressione per parlare di futuro: il futuro non si prevede, si costruisce. Voglio dire che le azioni sono la prestazione umana con cui si può costruire davvero ciò che ho descritto negli "scenari". Costruire il futuro è dunque la strada che faremo nei prossimi anni, saranno gli umani a decidere in un Universo che ci appare oggi piuttosto stabile  e lento; non altrettanto lente saranno le evoluzioni delle scienze con cui gli umani dovranno confrontarsi.

 

Che cosa ci servirà? Serviranno tre azioni.

 

La prima è l’evoluzione sistemica del pensiero, perchè la realtà è complessa e sembra che, oggi, non usiamo al meglio la maggiore risorsa di cui disponiamo: il pensiero.

 

La seconda azione è la voglia di agire sulla biologia, umana, della fauna, della flora. Vogliamo conquistare il processo di replica, che spesso chiamiamo "vita": è come varcare ancora una volta le colonne d’Ercole; siamo in grado di farlo con le conoscenze attuali. È l’attraversamento di una sacralità, è un passaggio evolutivo, evolutivo degli umani. Il rallentamento del processo decisionale e la condivisione potrebbero essere buone consigliere.

 

La terza è la conservazione e tutela dell’ambiente naturale e sociale qui sulla Terra. La chiamiamo sostenibilità.

 

Buon viaggio, diamo forza e riflessione al viaggio!

 

di Renzo Provedel, imprenditore, presidente e amministratore delegato BRIT srl, membro del Gruppo di lavoro 9 dell'ASviS.

lunedì 16 novembre 2020