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Più anziani e più disabili in Italia nel 2060: come favorire una mobilità “intelligente”

Una ricerca Unipolis mostra che le persone con disabilità, in forte aumento, non rinunceranno ad essere conducenti. Strade più connesse, servizi pubblici migliori e auto a guida autonoma potrebbe essere la risposta.

di Andrea De Tommasi

Nell’Italia più anziana e meno popolata del 2060, le persone con disabilità cresceranno del 25%, per un totale di quattro milioni, mentre oltre due milioni di persone disabili utilizzeranno regolarmente mezzi di trasporto. Di questi, uno su due sarà conducente d’auto. In questo scenario, ci ricorda la Fondazione Unipolis nella ricerca “Il paradosso della mobilità”, il “diritto negato” alla mobilità sostenibile per le persone con disabilità si aggraverà nel 2060 se l’Italia non sceglierà con decisione la via dello sviluppo sostenibile. Strade più connesse e “intelligenti”, auto a guida autonoma (oltre che carbon free e a guida e a ricarica elettrica) e un sistema integrato pubblico/privato potranno rappresentare le risposte verso un modello di sviluppo che favorisca il diritto alla mobilità per le persone con disabilità. Ma, guardando i dati di oggi, così come appaiono in questa ricerca realizzata in collaborazione con l’Associazione nazionale guida legislazioni andicappati trasporti (Anglat), le due condizioni (accessibilità e mobilità) “non solo non si alimentano ma rischiano di essere alternative, proprio in antitesi a quello che servirebbe”, scrive Marisa Parmigiani, direttrice della Fondazione Unipolis. “I dati che emergono dalla ricerca evidenziano che affrontare le problematiche della sostenibilità delle aree urbane è una componente fondamentale dell’intervento su un modello di sviluppo che si sta dimostrando non più percorribile”.

 

Negli ultimi anni l’Europa (e non solo) ha prodotto una serie di documenti sulla mobilità. Ma, per quanto questi progetti possano rivelarsi validi, non è facile trovare l’espressione mobilità sostenibile collegata al tema della mobilità delle persone con disabilità. Raramente, rilevano gli autori, ci si chiede come si muovono e come si muoveranno le persone con disabilità che incroceremo andando per strada o sui mezzi pubblici, come il trasporto pubblico locale (Tpl)  e il treno. Eppure, scrive Roberto Romeo, presidente Anglat, le prospettive di reale bisogno di mobilità nei prossimi anni, in relazione anche alle dinamiche di invecchiamento della popolazione e dunque non solo in rapporto alle disabilità motorie, devono renderci consapevoli di un’urgenza: “la necessità di realizzare a livello di Paese e con il concorso di tutti i player pubblici e privati, politiche che favoriscano gli investimenti per realizzare interventi strutturali che pongano al centro la mobilità e l’accessibilità per le persone con disabilità. Progetti che sarebbe auspicabile integrare tra quelli da presentare, a breve, all’Europa”.

 

Guardando ai dati, tra 40 anni l’Italia sarà meno popolata rispetto a quella attuale (poco più di 55 milioni di abitanti rispetto agli attuali 60 milioni) e caratterizzata da un invecchiamento della popolazione (gli over 74 cresceranno del 70%). Per quanto riguarda le persone con disabilità, si registrerà una crescita generalizzata della loro presenza, come risultato dell’aumento degli over 64 (+ 51%, da 2 a 3 milioni), ed in particolare delle persone con 74 anni e oltre, che rappresentano la stragrande maggioranza (da 1,5 a 2,5 milioni). Ovviamente anche la mobilità dovrà tenere conto di questa evoluzione demografica e sociale delle nostre comunità, che, ricorda la ricerca, saranno per lo più urbane, visto che già dal 2050 oltre il 65% della popolazione mondiale vivrà in aree urbane. E vale la pena soffermarsi sulle fasce 65 - 74 e 75 e oltre perché saranno queste, secondo il dossier, le vere protagoniste del trend demografico che ci conduce direttamente al 2060.

 

Infatti, fra le persone con disabilità, queste due fasce - sia nel 2017 sia nel 2060 - sono al primo posto nell’uso dell’auto rispetto ai loro coetanei che usano e useranno un mezzo di trasporto pubblico. Complessivamente, nel 2017 fra le persone con disabilità con 64 anni e oltre il 48,6% si muove guidando l’auto. Dunque, quasi la metà delle persone con disabilità guida un’auto e fra quelle che raggiungono e superano i 64 anni uno su due continua ad essere conducente d’auto. D’altra parte, rileva lo studio, l’Italia ha la più alta motorizzazione d’Europa: secondo l’Istat nel 2018 circolavano 897 veicoli per 1000 abitanti. Quindi una longevità che è anche longevità alla guida di un’auto.

 

Arriviamo quindi al 2060 quando, secondo le proiezioni elaborate nella ricerca, le persone con disabilità che useranno i mezzi di trasporto saranno leggermente di meno rispetto al dato del 2017. A prima vista, queste persone si muoveranno usando maggiormente il trasporto pubblico urbano mentre un trend negativo riguarda i dati nell’utilizzo dell’auto come conducente, del Tpl extraurbano e del treno. Secondo le previsioni, nel 2060 l’uso dell’auto da parte delle persone con disabilità diminuirà dell’1,6%, così come quello del Tpl extraurbano del 3,4% e del treno con un meno 5,8%. Solo l’utilizzo del Tpl urbano risulta essere in aumento fra le persone con disabilità con un +6,6%. Si tratta di variazioni minime, mentre la ricerca invita a considerare tre fenomeni rilevanti:

 

  1. Con l’invecchiamento anagrafico, il segno negativo riguarda l’uso di tutti i mezzi di trasporto presi in esame da parte delle fasce d’età fra 0 e 64 anni.
  2. I dati riferiti a tutte le persone con disabilità over 64 mostrano una crescita che si polarizza verso gli over 74.
  3. I conducenti d’auto si confermano ancora saldamente al primo posto rispetto alle altre persone con disabilità che si muovono, con un rapporto di crescita dell’utilizzo dell’auto come conducente che per gli over 74 arriva fino al 300% rispetto all’utilizzo degli altri mezzi di trasporto.

 

Sono indicatori che riguardano soltanto l’Italia? No, ci dice la ricerca: a livello europeo, possiamo rintracciare un andamento simile, con un aumento delle persone over 64, con o senza disabilità. Nel 2060 la percentuale di popolazione over 64 su quella totale aumenterà del 9,4%, arrivando quasi al 30%. Per quanto riguarda le persone con disabilità il loro numero passerà da 16 a 24 milioni con un incremento del 49%. Da questi dati, osserva la ricerca, emerge l’importanza che la nuova Strategia europea sulla disabilità adotti una visione in grado di indirizzare non solo i prossimi dieci anni, ma anche di guardare oltre.

 

Un tema chiave del dossier è il modo con cui i mezzi di trasporto pubblico potranno rispondere alle esigenze delle persone con disabilità, ovvero come potranno evolversi e diventare concorrenziali rispetto ad altri mezzi di trasporto. “Gli sviluppi della tecnologia e la loro applicazione ci possono permettere di cambiare strada, di far sì che la libertà di movimento, che non può non implicare anche una sempre più completa accessibilità, non sia necessariamente vincolata all’uso privato del mezzo di trasporto così come lo conosciamo oggi”, scrive Fausto Sacchelli della Fondazione Unipolis. Concetti ribaditi da Marisa Parmigiani in occasione dell’evento di presentazione della ricerca: “Negli ultimi dieci anni l’innovazione tecnologica ha avuto una accelerazione straordinaria. È possibile immaginare, dunque, che nei prossimi 20 o 30 anni potrà aiutarci a trovare soluzioni e strategie che rendano più inclusive le città”.

 

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di Andrea De Tommasi

lunedì 12 ottobre 2020