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Gli studi di futuro e la classificazione dei cambiamenti

Nessun cambiamento è letteralmente puntuale: ogni evento, anche il più breve, richiede in ogni caso un po' di tempo.

di Roberto Poli, Associazione dei futuristi italiani

Gli studi di futuro si occupano di cambiamenti. Per questo è utile disporre di una classificazione univoca dei principali tipi di cambiamento. La prima grande distinzione è fra cambiamenti puntuali, che distinguono nitidamente un prima da un dopo, e cambiamenti che si articolano e durano nel tempo. Chiamo ‘eventi’ il primo tipo di cambiamento e ‘trend’ il secondo tipo. A rigore, nessun cambiamento è letteralmente puntuale: ogni evento, anche il più breve, un po’ di tempo lo richiede in ogni caso. Dal momento che gli studi di futuro sono finalizzati al prendere decisioni, classifichiamo i cambiamenti rispetto alla nostra scala mesoscopica. Per noi, cambiamenti che durano alcuni millisecondi si presentano come cambiamenti istantanei, anche se anch’essi hanno una loro dinamica interna. Se analizziamo a volo d’uccello una intera epoca storica, parleremo ad esempio della Rivoluzione francese come di un evento, anche se ad una analisi dettagliata possiamo distinguere le sue diverse fasi. In questa proposta trascurerò gli eventi, per concentrarmi solo sui trend.

Oltre alla differenza fra cambiamenti puntuali e cambiamenti estesi nel tempo, quali altre dimensioni di classificazione possiamo sfruttare?

Elenco nella seguente Tavola 1 le principali dimensioni di cambiamento, assieme a una breve descrizione del contenuto inteso e ai valori che possono assumere (Poli, 2019). Per semplicità, per ogni dimensione mi limito ad una opposizione qualitativa dei rispettivi valori.

 

Tavola 1.

#

Denominazione

Descrizione

Valori del cambiamento

1

Durata

Quanto dura il cambiamento in oggetto

Breve/lungo

2

Modificabilità

Il nostro intervento può modificare l’andamento del cambiamento?

Si/no

3

Impatto

Quanto significative sono le conseguenze del cambiamento

Poco significative/Molto significative

4

Ambito

Quanto ampia è la sfera delle conseguenze del cambiamento

Locale/globale

5

Maturazione

Già in corso o in preparazione

In arrivo/In corso

6

Origine

Il cambiamento è interno (psicologico, valoriale) o esterno?

Interno/Esterno

 

La Tavola 1 risulta da due importanti semplificazioni: per ogni dimensione si sono indicati due soli valori e questi valori sono indicati in termini qualitativi. Entrambe le semplificazioni sono intenzionali, perché desidero arrivare a una classificazione utilizzabile nei più diversi contesti operativi e perché, in questo momento, mi interessa arrivare a far emergere alcune differenze di base che verrebbero oscurate da una classificazione più articolata.

La differenza fra locale e globale, ad esempio, può essere diversamente declinata a seconda del tema dell’esercizio di futuro che dobbiamo svolgere. Locale può essere la specifica azienda con cui stiamo lavorando, o il contesto prossimale che la caratterizza. Lo stesso globale può essere diversamente declinato, includendo la regione di intervento, il Paese, il continente o l’intero pianeta. La specificazione dipenderà sia dalle dimensioni dell’azienda sia dal tema dell’esercizio. Similmente, l’usare solo due valori di riferimento o l’utilizzare una più ampia serie di valori dipenderà dal tema e dalle caratteristiche dell’azienda.

Quando tema e committente siano stati specificati si potrà anche valutare se rimanere all’interno di una classificazione qualitativa o se sarà più opportuno specificare quantitativamente i valori di riferimento, postulando ad esempio che locale potrebbe significare “nel raggio di x km”, etc.

Possiamo ripetere quanto appena detto per tutte le dimensioni della classificazione. Dal momento che sono interessato al proporre una classificazione di base che attraversi i diversi domini, non mi occuperò ulteriormente di questi dettagli.

Abbiamo quindi una tavola di classificazione dei trend che presenta 6 dimensioni e ogni dimensione ha due valori. Se ne ottiene ovviamente una tipologia di 64 casi. Se per ogni dimensione avessimo usato 3 o più valori otterremo un numero molto più elevato di casi. Per questo motivo si capisce meglio l’opportunità di impostare la classificazione usando solo un numero limitato di valori.

64 casi sono comunque tanti e è difficile pensare di poterli veramente usare.

Dobbiamo quindi ridurre ulteriormente la classificazione per arrivare ad un numero limitato di casi da poter concretamente usare.

Per poter semplificare la casistica devo “bloccare” una o più dimensioni. Procedo decidendo che della dimensione “origine” considero solo i trend “esterni”. In quanto segue non prenderò quindi in esame i trend che originano da cambiamenti interni delle persone. Con questa sola mossa passiamo da 64 casi a 32. Una ulteriore semplificazione riguarda la differenza fra trend brevi e trend lunghi. In prima approssimazione l’unico trend breve che potrebbe avere valore generale riguarda le mode. Per moda intentiamo trend brevi (ad esempio stagionali), non modificabili e in corso. Non modificabili nel senso che, poniamo, se il colore di moda è il giallo, posso ovviamente indossare un capo rosso, ma così facendo non vestirò “alla moda”. D’altra parte, le mode possono avere impatti diversificati su diverse fasce di popolazione e possono avere ambiti diversi di impatto, alcune sono globali, altre locali.

Gli altri trend che vado a classificare sono trend caratterizzati da durata lunga e sono attualmente in corso. La principale differenza fra questi trend è se siano o meno modificabili. Parlerò di megatrend per quei trend lunghi (in corso, esterni) che non sono modificabili e di esplorazioni per quei trend lunghi (in corso, esterni) che sono modificabili.

 

La seguente Tavola 2 riassume quanto appena detto.

 

Tavola 2.

 

Durata

Modificab.

Impatto

Ambito

Maturaz.

Origine

Moda

BREVE

NO

?

?

IN CORSO

ESTERNA

Megatrend

LUNGA

NO

?

?

IN CORSO

ESTERNA

Esplorazione

LUNGA

SI

?

?

IN CORSO

ESTERNA

 

La classificazione proposta è palesemente minimale. Siamo passati da 64 casi a 3 soli casi. In realtà, a ben vedere, ognuno dei nostri tre casi copre 4 casi diversi (lascio al lettore scoprire il perché).

L’esperienza sviluppata in questi anni di attività mostra che il concetto generico di trend e le tre più definite categorie di moda, megatrend e esplorazione sono sufficienti per la maggior parte degli interventi da svolgere. La più ricca classificazione da cui sono estratti permette di adattarli facilmente ai diversi casi e di introdurre ulteriori categorie nel momento in cui fossero effettivamente utili.

 

Per saperne di più:

Poli, R. (2019). Lavorare con il futuro. Idee e strumenti per governare l’incertezza. Egea.

lunedì 31 agosto 2020