Decidiamo oggi per un domani sostenibile

Semplificare è difficile, ma necessario

Standardizzazione delle procedure, fiducia nei cittadini e nelle imprese, possibilità reale di effettuare i controlli e severo rigore nel punire chi, con dichiarazioni mendaci, tradisce la fiducia: questi gli ingredienti per la ripartenza del Paese.

di Carlo Mochi Sismondi

I tre piani proposti: quello della Commissione Colao, strutturato e articolato in 45 pagine di Rapporto e 102 azioni, quello del Governo dal titolo “Progettare il Rilancio” che è per ora solo un manifesto in 9 punti e 55 azioni di cui abbiamo solo i titoli e quello di Confindustra “Italia 2030, progettare il futuro” che è una raccolta di proposte e di riflessioni strategiche di dieci “saggi” convergono tutti sulla necessità di vedere un futuro almeno di medio periodo. È giusto guardare a una prospettiva che superi i prossimi mesi, ma ora è necessario anche lavorare in emergenza e qui certamente, quando strategia, obiettivi e indirizzi sono stati decisi, il tema è la semplificazione e la velocità nell’attuarli. Servono quindi corsie preferenziali nei procedimenti amministrativi, fatte di autocertificazioni e controlli ex post, ma queste, per non essere causa di arbitrio o di contaminazioni di malavita organizzata, devono essere accompagnate da alcuni requisiti:

  • accrescere il grado di trasparenza delle scelte amministrative almeno con la stessa energia con cui ne va perseguita la velocità;
  • rassicurare i dirigenti e i funzionari pubblici mettendoli in condizione di agire senza paura di essere soggetti a provvedimenti per danno erariale. In modo che siano incentivati a prendere, in condizioni di incertezza, decisioni rivolte, al meglio delle loro possibilità, a raggiungere i risultati. Anche se questo vuol dire assumersi un rischio e viaggiare sul filo della correttezza procedurale;
  • semplificare una buona volta le procedure e ridurre la giungla normativa che soffoca ogni tentativo di rinnovamento.

Ma come semplificare e perché questa volta dovremmo riuscirci quando abbiamo fallito già molte forme con riforme che hanno portato a casa molto meno di quanto avevano promesso?

Semplificare è necessario, ma difficile: è un mix delicato fatto di standardizzazione delle procedure, fiducia nei cittadini e nelle imprese, possibilità reale di effettuare i controlli e severo rigore nel punire chi, con dichiarazioni mendaci, tradisce la fiducia.

Ciascuna di queste quattro azioni è necessaria, ma nessuna è sufficiente senza le altre. Il “Decreto Rilancio” (ma anche i citati “piani”) si occupa poco della prima, ma la affida all’istituto dell’autocertificazione, ribadisce l’importanza della seconda, dare fiducia, seppure spinto dalla necessità, è abbastanza severo, ma forse non abbastanza per quanto riguarda le sanzioni, dove avremmo visto bene anche forme di interdizione per i delinquenti che frodando lo Stato ci rubano in tasca, ma infine è drammaticamente carente sul tema dell’effettiva possibilità di efficaci controlli, perché non ha (ancora) a disposizione le condizioni abilitanti, ossia quella piattaforma di interoperabilità di cui continuiamo a parlare, ma che ancora non abbiamo visto e che è nelle nostre possibilità realizzare, ma solo se agiamo con costanza e coerenza in questo senso per un tempo sufficientemente lungo da arrivare la risultato.

Il Rapporto Colao cita l’interoperabilità in un breve paragrafo dell’azione dedicata al “progetto cloud PA”, ma non pare vederne la centralità per la semplificazione burocratica e il suo ruolo di base su cui costruire quella necessaria fiducia e quel passaggio dai controlli ex ante ai controlli ex post che è necessario per una vera semplificazione.

E’ questo un chiaro esempio di una politica seria, non fatta di annunci ma di azioni, che goda di un sano strabismo. Se un occhio deve essere infatti sull’oggi per impedire che il disagio diventi miseria e le difficoltà delle imprese diventino deserto produttivo, l’altro deve puntare al domani. All’Italia che uscirà dalla crisi nei prossimi mesi, ma anche e soprattutto a quella che vogliamo da qui a dieci anni.

di Carlo Mochi Sismondi, ideatore e fondatore di Forum Pa 

lunedì 15 giugno 2020