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Facebook fuorilegge

Secondo un documento riservato, le linee guida che i moderatori di Facebook devono seguire per controllare la legittimità delle informazioni sono arbitrarie. Prevale l’attenzione sui “crimini riconosciuti”, ma tra questi non rientrano molti messaggi antidemocratici. 25/03/21

 

di Luca De Biase

Un documento riservato di Facebook sulle linee guida che i moderatori devono seguire per controllare la legalità e legittimità delle informazioni che vengono scambiate sul social network è arrivato a The Guardian. Il resoconto è la dimostrazione che Facebook si comporta in modo autonomo dalla legge in molti Paesi, a partire da quelli autoritari. I moderatori sono invitati a considerare una lista di “crimini riconosciuti” e a non intervenire per altri comportamenti che qualche Stato può considerare criminali ma che per Facebook non lo sono. “Noi riconosciamo soltanto i crimini che causano danni fisici, finanziari o mentali alle singole persone. Per esempio: furto, rapina, truffa, assassinio, vandalismo e atti sessuali fisici non consensuali” dicono le linee guida. I crimini non riconosciuti sono tra gli altri “proteste pacifiche contro i governi” e “dibattiti su temi controversi come la religione o certi eventi storici”. In certi Paesi queste ultime questioni sono vietate dalla legge, ma non da Facebook. L’evoluzione del modo di comportarsi di Facebook nei confronti dei messaggi antidemocratici è lenta. E la difficoltà di scegliere una linea globale è evidente, per un’azienda che è contemporaneamente internazionale e molto locale.

 

Per anni il social network ha rifiutato di prendere posizione in America contro le esternazioni violente e incivili dell’ex presidente Donald Trump e del gruppo di estremisti che si riconoscono nelle teorie propugnate sotto il marchio QAnon. L’assalto al parlamento americano è stato però una buona scusa per prendere posizioni più nette. E scegliere una policy più autonoma dalle singole condizioni politiche locali. Quale sarà il punto di riferimento generale che Facebook prenderà proseguendo in questa elaborazione? Forse ciò che dice l’Onu? O sarà tentata di mantenere un’autonomia di giudizio anche dall’organizzazione delle Nazioni unite? Di certo, Facebook è un’azienda che finora ha dimostrato poca attenzione alle complesse dinamiche culturali locali, dimenticando completamente di dedicare attenzione, per esempio, al Myanmar, quando nel 2018, all’epoca delle persecuzioni contro i Rohingya, proprio su Facebook furono organizzate le violenze: il social network non aveva nessuna persona in grado di leggere nel linguaggio locale. Dopo il colpo di stato recente, Facebook ha reagito immediatamente bannando i militari golpisti. Facebook ha sempre più una linea editoriale, politica, internazionale. In fondo è un fatto positivo. Purché sia operato da un gruppo di lavoro che studia attentamente i dossier.

 

di Luca De Biase, giornalista

giovedì 25 marzo 2021