Equilibrio, parola chiave del nostro tempo
La comunicazione gioca un ruolo chiave nelle politiche sostenibili, e può farsi tessitore sociale, stimolando la cooperazione tra i diversi attori. Necessaria riflessione sui contenuti e sul significato delle parole usate. 10/11/20
di Rossella Sobrero
Mai come in questo periodo di preoccupazione, confusione e incertezza la comunicazione può giocare un ruolo importante. Chi comunica ha infatti una responsabilità maggiore rispetto al passato ed è chiamato a riflettere non solo sui contenuti ma anche sul significato delle parole che vengono utilizzate. Il linguaggio sta rapidamente cambiando e alcuni termini acquistano un senso diverso: per esempio la parola sobrietà, che veniva collegata al concetto di rinuncia, ha oggi un valore positivo e si riferisce a scelte di vita consapevoli e a un modo più intelligente di consumare.
La ricerca di un nuovo equilibrio
Equilibrio è un’altra parola che, anche quando si parla di sviluppo sostenibile, viene poco utilizzata. Forse perché per molti ha un’accezione quasi negativa: un modo pedante e noioso per mantenere lo status quo, un’operazione che richiede cauti cambiamenti, una mancanza di reale volontà di trasformare la situazione esistente.
Equilibrio è invece una parola importante in un periodo in cui è necessario conciliare le esigenze economiche con quelle sociali e ambientali, ridurre realmente le disuguaglianze, contribuire al cambiamento del modello economico e culturale.
In questa fase il ruolo della comunicazione diventa ancora più importante per stimolare, supportare, sostenere il cambiamento. Se per le imprese è strategico cambiare la prospettiva e accettare il principio che il profitto non è l’unica dimensione da considerare, per le persone è urgente modificare i comportamenti quotidiani.
Il tessitore sociale
Questa crisi ci ha fatto toccare con mano la necessità che la comunicazione sia gestita da professionisti: si è visto come la comunicazione disintermediata può portare danni anche gravi. Assistiamo a quello che alcuni esperti chiamano sciame comunicativo. La disintermediazione consente a tutti di avere un contatto diretto con tutti: il risultato è un rumore di fondo che rende difficile comprendere i messaggi e soprattutto capire cosa si chiede di fare (quella che tecnicamente viene chiamata call to action).
Chi si occupa di comunicazione in modo professionale può assumere un nuovo ruolo, quello del tessitore sociale: è infatti più che mai necessario lavorare per rafforzare le relazioni tra i diversi attori, stimolare pubblico e privato a lavorare insieme, promuovere la partnership tra profit e non profit.
FERPI, che oggi rappresenta circa 800 comunicatori che operano in ambiti diversi, lo sostiene da tempo: per lo sviluppo sostenibile dei territori è necessario tessere relazioni di valore che creano fiducia e speranza per il futuro.
Per concludere
Per trovare un vero equilibrio non basta l’impegno di pochi: è importante riuscire a stimolare l’intelligenza collettiva, promuovere l’innovazione come motore di sviluppo, proporre una revisione della gerarchia dei valori personali e collettivi. Il confronto tra realtà diverse contribuisce alla crescita del capitale relazionale di un territorio, favorisce nuovi investimenti, alimenta la speranza in particolare ai giovani. Noi ci siamo e intendiamo utilizzare questo spazio per rafforzare la cornice culturale che consenta di rendere sempre più evidente la relazione tra sostenibilità, comunicazione e innovazione.
di Rossella Sobrero, presidente Ferpi