Iif: mettere al centro il “futuro desiderabile” per non rassegnarsi al militarismo
Pubblicato il nuovo numero della rivista Futuri, dedicato alla “policrisi” che sta mettendo a dura prova l’equilibrio mondiale. L’Italian institute for the future (Iif) analizza con 15 saggi gli scenari dei prossimi anni.
“Policrisi. Europa, Mediterraneo e scenari globali”: questo il titolo del nuovo numero della rivista Futuri, pubblicata a novembre dall’Italian institute for the future e dedicata in questa edizione agli scenari di “policrisi” – politica, istituzionale, economica, sociale – che stanno fiaccando la tenuta della governance europea e globale. L’introduzione al numero, di Adriano Cozzolino, direttore del Center for European futures, si concentra proprio sulle fragilità del sistema internazionale, messe in risalto dall’acuirsi dei conflitti russo-ucraino e medio-orientale.
I teatri di guerra contemporanei, espressione polarizzata di “linee di frattura dello scenario politico internazionale”, riducono infatti gli spazi di mediazione e le possibilità di pace: per questo per Cozzolino è importante più che mai avviare una “democratizzazione formale e sostanziale” delle istituzioni e degli attori, anche grazie al contributo dei future studies, capaci di proiettarsi in avanti per favorire la creazione dei futuri desiderati.
Speroni: ”Quattro scenari per una pace tra israeliani e palestinesi”
Il presente lo conosciamo tutti, ma quali sono i quattro scenari possibili per una pace tra israeliani e palestinesi? Ne parla il responsabile di FUTURAnetwork: tra cancellazione dello Stato ebraico, superamento dell’apartheid e gli accordi di Oslo, quale sarà lo scenario auspicabile?
Ma non è solo il sistema globale a scricchiolare sotto il peso dell’escalation bellica. Davanti all’escalation del conflitto israelo-palestinese, secondo Cozzolino, “l’Unione europea testimonia ancora una volta le sue proprie difficoltà: non solo e non tanto di coordinamento tra istituzioni, quanto di autonomia e visione”. Difficoltà che prendono piede da una doppia radice, identitaria e politico-culturale: la prima riguarda la “drammatica incapacità a essere una voce autonoma nel contesto internazionale, capace di farsi forza di pace e garante di equilibrio”. La seconda un necessario ripensamento del ruolo dell’Europa (e dell’Occidente) non più come centro del mondo e unica via della civilizzazione umana, ma possibilità tra le possibilità, provincia tra le province del globo. Questo approccio potrebbe favorire “una governance internazionale più inclusiva e rispettosa di altre voci”.
Tutte tematiche affrontate nel nuovo numero della rivista, che si apre con una sezione, “Osservatorio”, introdotta da un ricordo di Antonio Pacinelli, professore di statistica e autore di studi sullo sviluppo di metodi quantitativi per la ricerca e previsione sociale, da parte di Mario Bolzan e Simone Di Zio; segue un approfondimento sulla ricezione dei future studies in Italia (a cura di Mara Di Berardo, Carolina Facioni, Roberto Paura) e una discussione sulle tecniche di foresight della Commissione europea (Roberto Covino, Andrea Minervini, Eleonora Salvatore).
Tanti poi i temi trattati dalla rivista nel capitolo “Europa, Mediterraneo e scenari globali”: da un’analisi del rapporto tra “policrisi” europea e rafforzamento dei sovranismi a uno studio sul “tecno-populismo” (intersezione tra populismo e tecnocrazia), da una “tassonomia dei partiti della destra radicale in Europa” a casi di studio specifici – Svezia, Italia e Ungheria –, dal ruolo giocato dalla Nato nelle questioni outer space (lo spazio fuori dall’atmosfera terrestre) alle possibilità di rafforzamento, con l’Ue sempre più debole, del ruolo degli Stati mediterranei (in primis Spagna e Italia). Segue poi un’analisi sullo stato dell’immigrazione tra Marocco e Spagna, e nello specifico sulla devoluciones en caliente, tipologia di respingimenti “con profili di grande problematicità in termini di diritti umani”. La sezione si chiude con un’analisi approfondita delle ragioni (e delle conseguenze) delle sanzioni dell’Ue nei confronti del Venezuela, a causa delle politiche antidemocratiche del governo Maduro.
Il numero prosegue con la sezione “Scenari”, dedicata a temi eterogenei quali l’innovazione nei municipi e nei piccoli Stati, il futuro delle professioni intellettuali con l’avvento dell’intelligenza artificiale, welfare, reddito di cura e bisogni emergenti, neurotecnologia ed ecologia della mente, turismo e realtà virtuale, legami sociali, pandemia e trasformazione digitale, identità sociali negli ecosistemi complessi.
“Gli studi di futuro possono contribuire a smontare il fatalismo deterministico e mettere al centro, anche e soprattutto per l’ordine politico globale, un’idea di futuro desiderabile verso cui muoversi con rinnovata consapevolezza”, conclude Cozzolino. “Soprattutto, un futuro di pace e di azione attiva per mettere al bando l’uso dello strumento bellico per la risoluzione dei conflitti”.