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Nell’Artico si frantuma il ghiaccio ma anche la pace: possibili scenari

La diminuzione del ghiaccio marino ha portato a un aumento delle attività umane e ha accresciuto le preoccupazioni per il futuro della regione. L’invasione russa in Ucraina ha provocato la sospensione del Consiglio artico.

di Andrea De Tommasi

Spirito artico di Rovanieni. Al fondo del sentimento che ha caratterizzato l’Artico come regione di basse tensioni e risoluzione pacifica delle controversie, sta questa espressione. Il nome deriva dal fatto che la cooperazione intergovernativa tra gli otto Stati artici è iniziata a Rovaniemi, città nel nord della Finlandia, con la firma dell’accordo nel 1988. Le temperature artiche però stanno aumentando più velocemente che nel resto del Pianeta. I cambiamenti che si verificano in risposta al riscaldamento fanno presagire nuove opportunità di crescita economica e rischi per i sistemi naturali. Come cambierà la prospettiva geopolitica sull’Artico? Le tensioni esploderanno fino al punto di uno scontro globale più ampio?

Il declino del ghiaccio marino

Prima degli anni ’80, almeno la metà dell’Oceano Artico era ricoperta di ghiaccio, anche in piena estate. Ma negli ultimi anni la percentuale è scesa al 28% e la diminuzione è costante. “Oggi stiamo osservando un Artico che sarà probabilmente completamente libero dai ghiacci in meno di 50 anni se non agiamo immediatamente”, ha scritto il ricercatore David Millar per il Wwf. In alcuni scenari, il ghiaccio potrebbe sparire dall’Artico in estate addirittura entro dieci anni. Questo potrebbe aprire le porte nei prossimi anni allo sfruttamento di nuove rotte marittime, in particolare quella del Mare del Nord vicino alla Russia e il passaggio a nord-ovest vicino all’Alaska e attraverso l'arcipelago canadese. L’erosione costiera e il disgelo del permafrost danneggeranno le infrastrutture critiche e consentiranno probabilmente una maggiore ricerca di petrolio, gas e minerali e l’espansione della pesca e del turismo, sebbene aumentino anche la concorrenza e i rischi per la sicurezza e di fuoriuscite di petrolio e incidenti marittimi. Nel frattempo, lo shipping artico continuerà ad aumentare, gli stock ittici scorreranno più a nord e la piattaforma continentale continuerà ad essere sfruttata per ottenere più risorse.  E qui si arriva alle rivalità geo-economiche e geopolitiche.

La competizione strategica

Alcuni osservatori hanno affermato che la diminuzione del ghiaccio artico e il potenziale aumento dell’accesso marittimo alle risorse della regione stiano spingendo verso un nuovo conflitto geopolitico tra Russia, Cina, Stati Uniti e altri Paesi. Altri hanno sostenuto che il rischio di una corsa del genere è sovrastimato, soprattutto visti i costi elevati e le difficoltà tecniche delle operazioni di estrazione di petrolio e gas nell’Artico. Diversi commentatori sollevano preoccupazioni per la concorrenza che potrebbe accendersi lungo la rotta del Mare del Nord. Chi ottiene i percorsi e quando? Quali Paesi si contenderanno una quota? Chi può perforare e dove?

Oltre agli otto Paesi artici - Canada, Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia, Russia, Svezia e Stati Uniti - ci sono anche tredici Paesi osservatori affiliati al Consiglio Artico, come Cina, Italia, Germania e India. Attualmente, Russia e Canada hanno la sovranità territoriale sulla maggior parte della regione. Il possibile vantaggio di collegare le sue rotte marittime al Nord Atlantico attraverso la regione pone Pechino in prima linea nello sviluppo dell'Artico. Nel 2018 la Cina si è dichiarata uno “Stato vicino all'Artico” e sta perseguendo, in collaborazione con la Russia, un corridoio di trasporto globale all'interno della rotta nordica, dal Mar di Kara, lungo la Siberia, allo Stretto di Bering.

Negli ultimi decenni, il Cremlino ha rafforzato la sua Flotta del Nord costruendo nuove basi militari artiche, complete di strutture navali, radar, aeroporti e strutture per lo stoccaggio di missili, per eliminare gradualmente la Nato dall’Artico, come afferma l’emittente governativa russa Sputnik. Gli Stati Uniti sono apparsi più indietro sul fronte della capacità operativa e dell’efficacia strategica nell'Artico. Probabilmente nel 2022 aggiorneranno la loro strategia nazionale per l'Artico, per affrontare le realtà emergenti e gli interessi di sicurezza nazionale. L’Unione europea ha invece recentemente aggiornato la sua politica sull'Artico.

Il Consiglio artico

L’aumento delle attività umane nell’Artico ha messo in luce la questione della governance della regione e i limiti del Consiglio artico come organo di governo. Nell’ultimo quarto di secolo, il consiglio che riunisce le otto nazioni artiche nonché le popolazioni indigene, è riuscito a garantire una solida cooperazione tra i governi. Anche quando le relazioni tra Mosca e l’Occidente si sono inasprite, l’approccio multilaterale ha continuato a caratterizzare le sue attività. Tuttavia, il Consiglio non ha alcun mandato per affrontare questioni di sicurezza. Queste venivano negoziate in una tavola rotonda separata delle nazioni artiche, ma la Russia è stata rimossa da quel forum, in seguito all'annessione della Crimea al suo territorio nel 2014. D’altra parte, c’è chi ritiene che estendere il mandato del Consiglio Artico per includere le questioni di sicurezza fornirebbe probabilmente maggiori opportunità di disaccordo e scoraggerebbe gli sforzi per cooperare su questioni ambientali urgenti e sviluppo sostenibile nella regione. Cinque degli otto membri del Consiglio Artico sono anche membri della Nato, mentre altri due, Svezia e Finlandia, sono partner stretti dell'Alleanza. Secondo questa corrente di pensiero, trovare un terreno comune sui problemi di sicurezza si rivelerebbe assai difficile in questo contesto.

L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia a partire dalla fine di febbraio 2022 ha sostanzialmente influenzato le relazioni statunitensi, canadesi e nordiche con la Russia nell’Artico. Sette Stati membri del Consiglio Artico hanno ufficialmente informato Mosca, che detiene la presidenza di turno, che stavano sospendendo la partecipazione dei loro rappresentanti a tutti gli eventi formali del Consiglio Artico. Nell’ambito del quinto pacchetto di sanzioni dell’Ue, la Norvegia ha chiuso i porti marittimi e le frontiere al traffico russo. Le tensioni internazionali sollevano incertezza sui piani di sviluppo della regione. Intervenendo a un recente incontro sullo sviluppo dell’Artico, Vladimir Putin ha ammesso che Mosca sta affrontando problemi a causa delle sanzioni, ma allo stesso tempo si aprono “nuove opportunità a est. L’attuazione dei piani nell’Artico non può essere spostata” a causa delle sanzioni, ha detto il capo del Cremlino, invitando ad accelerare sulle moderne infrastrutture sulla rotta del Mare del Nord, sulla costruzione degli impianti della Northern Latitudinal Railway e sui test della nave rompighiaccio North Pole, affinché parta per la prima spedizione nell’autunno del 2022. Secondo il canale televisivo russo Star, Putin vuole completare entro il 2024 la riqualificazione di Murmansk, una città sulla penisola di Kola, a poco più di 100 chilometri dalla Norvegia.

L'Artico è diventato dunque un “punto caldo” in cui gli attori globali e regionali cercano di aumentare la propria influenza. Ma quale sviluppo economico, sociale e politico lo attende?

Un rapporto della Nord University (Norvegia) e della Moscow School of Management Skolkovo ha elaborato una serie di possibili scenari che potrebbero verificarsi entro il 2050 nella regione artica. Alcuni possono sembrare estremi, o forse improbabili. Lo sviluppo della regione, dicono gli stessi autori, può assumere molte forme diverse, a seconda delle opportunità, dell'ambiente istituzionale e di altre considerazioni.

Nello scenario chiamato “Secoli bui”, la mancanza di quadri e governance nazionali e sovranazionali coordinati e il basso ritmo di innovazioni congela letteralmente lo sviluppo dell'Artico, che rimane statico per un decennio e poi si deteriora rapidamente, facendo della regione un sito industriale spopolato e devastato per lo sfruttamento spietato di risorse fossili.

Lo scenario “L'età della scoperta” prevede che la concorrenza per le risorse dell'Artico, alimentata da innovazioni finanziate dagli Stati, faccia crescere l'economia e l’attrattività della regione. La frammentazione della regolamentazione ambientale e la debole risposta ai disastri non riescono però a rallentare il degrado. Gli habitat naturali e i mezzi di sussistenza delle popolazioni indigene si deteriorano nel mezzo di un'accelerazione della crisi climatica.

Nella terza ipotesi, chiamata “Romanticismo”, l’Artico ha la più severa regolamentazione ambientale sugli impianti, con uno sviluppo industriale molto limitato. Un contesto di energia e trasporti sostenibili, niente estrazione, un vero e proprio ritorno alla natura. in questo scenario, “il denaro smette di fluire nell’Artico”.

Infine, lo scenario “Rinascimento”, in cui i Paesi si impegnano a fare dell'esplorazione dell'Artico, così come dell'esplorazione spaziale, un simbolo della cooperazione internazionale e dell’eterna lotta dell'umanità per il progresso e l’innovazione. I governi concordano standard per fare affari nell'Artico, incentivare l'uso delle migliori tecnologie disponibili e innovare per dimostrare che il decoupling delle risorse è possibile. Un ambiente tecnologico innovativo attira talenti e l’Artico diventa una calamita per gli investimenti. È questo lo scenario dello sviluppo sostenibile dell’Artico, con buoni risultati in tutte e tre le dimensioni della sostenibilità.

 

Fonte dell'immagine di copertina: Startmag

martedì 3 maggio 2022