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Minacce informatiche, ostacoli alla migrazione, attività spaziali: serve una nuova governance

Accanto alle sfide immediate legate alla crisi ambientale, il Global risks report 2022 fa il punto su alcune incognite di più lungo termine. Crisi umanitarie sempre più gravi senza gestione dei flussi migratori. Pericolo detriti spaziali e dipendenza digitale.

di Ivan Manzo 

Fallimento dell’azione climatica, esposizione a eventi estremi e perdita di biodiversità sono i tre principali rischi, tutti di matrice ambientale, che l’umanità sarà costretta ad affrontare nei prossimi 10 anni, almeno secondo la classifica stilata dal World economic forum (Wef) nel suo Global risks report 2022. Ma c’è di più. Lo studio oltre a descrivere i rischi generati dal difficile rapporto tra uomo ed ecosistemi nel prossimo futuro, fornisce un’ampia panoramica su altre minacce per la nostra sicurezza in un panorama di più lungo periodo, tra cui quella legata ai sistemi digitali, alle migrazioni e alla corsa allo Spazio.

La crescente dipendenza digitale alimenta le minacce informatiche. La crisi del Covid-19 ha avuto un impatto anche in questo settore, inducendo sempre più persone a svolgere le proprie attività in “maniera digitale”. Questo però ha creato maggiore dipendenza, basti pensare a quante piattaforme sono nate negli ultimi due anni per fornire nuovi servizi sul web e a quanti lavoratori si sono ritrovati, in seguito al lockdown, a lavorare tra le quattro mura domestiche. Di pari passo sono aumentate le minacce alla sicurezza informatica: nel 2020, gli attacchi di malware e ransomware sono aumentati rispettivamente del 358% e del 435%, e stanno aumentando a un ritmo che mette in discussione la nostra capacità di prevenirli o di rispondere in modo efficace. Inoltre, la carenza su piano globale di misure per limitare le azioni degli hacker “in grado di utilizzare metodi di attacco sempre più aggressivi, unita alla carenza di professionisti specializzati sulla sicurezza informatica e su questi meccanismi di governance, stanno minando la sicurezza digitale”.

Il risultato, ricorda ancora il Rapporto, è che gli attacchi informatici comporteranno conseguenze, anche tangibili, per tutte le società con inevitabili aumenti dei costi di prevenzione, che ricadranno sui cittadini.

Importante sarà anche l’aspetto psicologico: i rischi immateriali, come disinformazione, frode e mancanza di sicurezza digitale, avranno un impatto sulla fiducia del pubblico nei sistemi digitali. Senza soluzioni condivise il grosso rischio che si corre è gli Stati procedano unilateralmente nella lotta agli attacchi informatici: il clima già teso per via della criminalità informatica tra Paesi, potrebbe essere ulteriormente esacerbato da un approccio individualistico e non multilaterale sul tema.

Gli ostacoli migratori incidono sulla sicurezza globale. La "migrazione forzata", termine per indicare uno spostamento non voluto dalle persone, dettato da una serie di fenomeni esterni, come disastri ambientali e conflitti civili, deve essere una delle principali preoccupazioni di lungo termine. Con 34 milioni di sfollati, il 2020 è stato l’anno record per il numero di persone costrette a spostarsi per via dei conflitti in atto.

A una crescente ondata migratoria, ingigantita dalle difficoltà economiche, dalla crisi climatica e dall’instabilità politica, molti Paesi stanno rispondendo con misure protezionistiche che rischiano di minare anche la loro stabilità economica. Basti pensare che, in questo momento, solo negli Stati Uniti c’è una carenza di 11 milioni di “posti di lavoro vacanti”, mentre in Europa questo deficit ammonta a 400 mila unità se consideriamo soltanto il settore dei trasporti.

Diverse misure anti Covid-19 si sono poi trasformate in una sorta di “barriera all’ingresso” per i migranti in cerca di maggiori opportunità e di un futuro migliore. Con le crisi economiche e ambientali che non conoscono sosta, il rischio è che questa crisi umanitaria si intensifichi sempre di più aggravando i già delicati equilibri della diplomazia internazionale e mettendo in pericolo la vita di un numero maggiore di persone. Solo nel 2021, per esempio, sono stati quasi 5 mila i migranti che hanno perso la vita o che sono scomparsi durante il viaggio. Inoltre “le crisi umanitarie potrebbero peggiorare laddove le barriere all'uscita impediscono ai gruppi vulnerabili di sfuggire a fenomeni di persecuzione e violenza”; senza dimenticare che “opportunità di mobilità internazionale più limitate” indurranno i migranti a intraprendere viaggi più pericolosi, rischiando così di peggiorare o innescare altre crisi umanitarie nei Paesi vicini e di “corridoio”. Un esempio è dato dal caso siriano dove, nel 2021, quasi 6 milioni di siriani si spostarono all'estero, principalmente in Turchia, Libano e Giordania.

A questo scenario va poi aggiunta la questione aiuti umanitari, in diminuzione. Si legge infatti nello studio che “la pandemia ha già ridotto di 700 miliardi di dollari il finanziamento ai Paesi in via di sviluppo. Cifra che corrisponde all’equivalente del Pil aggregato delle 36 delle economie più povere del mondo”.

Pericolo “detriti” per le opportunità spaziali. Gli esseri umani esplorano lo spazio da decenni, ma negli ultimi anni si è assistito a una vera e propria “corsa allo spazio”. L’aumento di questa attività sta di certo creando nuove opportunità economiche e lavorative, tuttavia ci sono una serie di questioni da non prendere sotto gamba.

In primis va scongiurato il rischio di una militarizzazione dell’orbita terrestre. C’è poi un altro fattore, quello del “traffico spaziale”. La crescente presenza di nuovi satelliti commerciali perlopiù orientati ad aumentare l’offerta di servizi internet, oltre a ridurre l’influenza esercitata da operatori che hanno una tradizione solida alle spalle nel settore, potrebbero creare confusione in posizioni delicate per la comunicazione globale. “Un numero e una gamma maggiori di attori che operano nello spazio potrebbero alimentare i rischi di collisione se l'esplorazione e lo sfruttamento dello spazio non fossero gestiti in modo responsabile”, si legge nello studio, “il rischio è quello di generare detriti spaziali che potrebbero avere un impatto sulle orbite che ospitano infrastrutture chiave per la Terra, come il monitoraggio degli eventi estremi e degli impatti del cambiamento climatico”.

Per evitare un ulteriore elemento di tensione geopolitica, servono dunque nuovi meccanismi di governance, condivisi dai Paesi, anche per l’attività spaziale.

di Ivan Manzo

mercoledì 19 gennaio 2022