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Quel sottile legame tra ecologismo e femminismo: il caso del volo spaziale New Shepard

Pinkwashing, inquinamento, space tourism: un’analisi della missione promossa da Bezos come sintomo di una questione molto più grande.

di Emma Biolchini, 17 anni, Cagliari. Da UBlog

mercoledì 4 giugno 2025
Tempo di lettura: min

Esiste una linea sottile tra emancipazione e strumentalizzazione della popolazione mondiale femminile: la reazione popolare al volo spaziale New Shephard, ennesimo esempio di pinkwashing[1], ce lo ha dimostrato. L’ecofemminismo si sta ritagliando il suo piccolo spazio nel mondo, e sempre più critiche arrivano alle aziende che non si curano dell'attuale condizione ambientale e di povertà mondiale.  

Lo scorso 14 aprile, una squadra di cinque donne[2] si è recata nello spazio sulla navicella spaziale New Shepard della Blue Origin, società fondata da Jeff Bezos, patron di Amazon. Il volo suborbitale è durato circa 11 minuti, per poi raggiungere un'altitudine di cento chilometri, portando le passeggere appena sopra la linea di Kármán, un confine invisibile tra l'atmosfera terrestre e lo spazio. L'equipaggio ha poi avuto possibilità di sganciarsi brevemente e fluttuare in assenza di gravità, prima di tornare nel deserto del Texas. 

L’obiettivo di questa "missione"? Incoraggiare le donne a seguire i propri sogni e spingerle a lavorare nel campo della scienza. Dall’inizio dell’esplorazione spaziale nel 1957, infatti, su circa 600 persone che hanno visitato lo spazio durante missioni promosse dalle agenzie spaziali di tutto il mondo (o con missioni private) il 12% sono donne, ossia 72 tra cosmonaute e astronaute[3].

Non sono state poche le critiche a questo "viaggio" spaziale, visto come mera operazione commerciale per la promozione di un turismo di lusso, il cosiddetto space tourism.

In primo luogo, da ormai molto tempo le compagnie ambientaliste e le Ong denunciano l’impatto devastante di questa tipologia di viaggi – il volo della Blue Origin ha prodotto circa 75 tonnellate di CO2. I costi della missione non sono stati resi noti, ma le stime parlano di cifre a sei zeri per persona.

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Le principali polemiche sono state sollevate dalle donne stesse, come evidenziano i commenti ai post Instagram della cantante Katy Perry. Se la missione era stata presentata come un trionfo del femminismo e all’insegna dell’empowerment femminile, alla fine si è ottenuto l’esatto opposto.

Una celebrazione dell'emancipazione femminile all’insegna del glamour (perché tutte le donne hanno ricevuto delle tute spaziali disegnate su misura), che arriva a inquinare l’equivalente delle emissioni annue di tredici persone in media, non è empowerment né femminismo. Perché se il successo e la ricchezza vengono utilizzate a danno della popolazione mondiale, non si tratta di emancipazione ma di uso spropositato del privilegio ed esercizio di potere. Ogni anno, le persone di tutto il mondo seguono linee guida specifiche per affrontare la crisi climatica. Tuttavia, se i progressi vengono vanificati da missioni come queste, possiamo davvero dire che la lotta contro il cambiamento climatico è nelle mani di ciascun* di noi? I piccoli gesti sono fondamentali per diminuire il riscaldamento globale, ma mai come ora risulta fondamentale che ogni azienda e compagnia riveda le proprie politiche ambientali

Secondo UN Women, circa l’80% delle persone sfollate a causa di eventi climatici estremi sono donne e ragazze. L’Onu ha sottolineato come le donne nei Paesi più fragili siano più esposte agli effetti del degrado ambientale, dal momento che sono responsabili della raccolta dell’acqua, della produzione alimentare e della cura della famiglia[4], attività tutte colpite dalla scarsità di risorse e dalla devastazione ecologica. La crisi climatica non è solo un problema ambientale, ma anche un problema politico, che colpisce in modo sproporzionato le donne.

Risulta chiaro il legame tra ambientalismo e femminismo. E dato che non ha realizzato alcun progresso indispensabile, il volo di undici minuti nello spazio rappresenta un oltraggio alle donne che vivono nelle zone più rurali della terra e devono camminare chilometri per trovare dell’acqua potabile, resistendo ai fenomeni naturali peggiori; un oltraggio alle fasce più povere della popolazione, che si sforzano di pagare i beni di prima necessità per sopravvivere; un oltraggio a ognun* di noi, che nel proprio piccolo, cerca di combattere il cambiamento climatico. 

Il femminismo non vuole rendere le donne forti, le donne sono già forti e coraggiose: il femminismo vuole rimuovere, tra le altre cose, ogni ostacolo che impedisca a bambine, donne e ragazze un equo accesso a crescita e formazione in qualsiasi campo e settore. Finché continueremo a credere che una bambina, ovunque si trovi nel mondo, possa aspirare a diventare astronauta semplicemente osservando questa missione spaziale, senza che vi siano effettive politiche globali a sostegno di tale percorso, non comprenderemo appieno come ecologismo e femminismo siano effettivamente connessi.

Un femminismo che non si cura della situazione ambientale della Terra non è un femminismo intersezionale, ma per poch*.

Copertina: Unsplash

[1] Una pratica analoga al greenwashing, in cui si simula un interesse per l'ambiente al fine di guadagnare il favore dei/lle consumatori/rici attenti all'ecologia.

[2] Gayle King (conduttrice tv), Kerianne Flynn (produttrice cinematografica), Amanda Nguyen (ricercatrice in bioastronautica attivista per i diritti civili), Aisha Bowe (ingegnera aerospaziale), Lauren Sánchez (giornalista, pilota di elicotteri e attuale compagna di Bezos) e Katy Perry (cantante californiana).

[3] Quello del New Shepard è stato il primo volo suborbitale con un equipaggio interamente femminile dopo il volo della prima donna nello spazio, Valentina Tereshkova, nel 1963.

[4] Ciò avviene come risultato della vita all'interno delle oppressioni dell'ordine patriarcale.

Fonti: