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Il Parlamento europeo apre la discussione per “andare oltre la crescita”

Da anni si ragiona sul “superamento del Pil”, ma non basta cambiare gli indicatori: occorre ripensare le politiche e coinvolgere tutta la società. Sfide e opportunità per l’Unione europea discusse alla conferenza “Beyond growth 2023”.

di Maddalena Binda

Negli ultimi 70 anni, come evidenzia un Rapporto dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) del 2020 la crescita economica è stata al centro della maggior parte delle politiche, ma ora questo mito viene messo in discussione. Se ne è discusso anche durante la conferenza “Beyond growth 2023”, proposta da 20 membri del Parlamento europeo di cinque gruppi politici diversi, che si è svolta a Bruxelles dal 15 al 17 maggio. Centinaia di rappresentanti della politica e delle associazioni si sono riuniti per esaminare le alternative all’attuale sistema economico e politico. Durante la Conferenza si è discusso di come garantire un futuro equo e sostenibile per le persone e per il Pianeta, di riforma del lavoro, di transizione ecologica e digitale, di agricoltura e di redistribuzione della ricchezza.

L’evoluzione del dibattito attorno alla crescita economica

La crescita economica ha permesso a una parte della popolazione di sollevarsi dalle condizioni di povertà e di migliorare la propria qualità di vita. Tuttavia, l’attuale modello economico, basato su una logica estrattiva e con l’obiettivo di una crescita illimitata, ha contribuito al degrado ambientale e a una distribuzione diseguale della ricchezza. Come rileva il Rapporto ASviS 2022, ad esempio, in Italia le disuguaglianze del reddito netto, ovvero il rapporto fra il reddito equivalente totale ricevuto dal 20% della popolazione con il reddito più alto e quello ricevuto dal 20% della popolazione con il reddito più basso, sono aumentate negli ultimi 15 anni.

Oggi è più comune mettere in discussione la sostenibilità del sistema economico e le sue esternalità negative sociali e ambientali, ma non è sempre stato così. Quando nel 1972 il Club di Roma pubblicò il Rapporto “Limits to growth”, tradotto in italiano con “Limiti allo sviluppo”, per denunciare il fallimento del modello di mercato basato su una crescita infinita, venne fortemente contestati dagli economisti e dai decisori politici.

Nel dibattito sulle alternative alla crescita economica si possono individuare approcci diversi, dalla “crescita verde e inclusiva” che prevede un’economia sostenibile per il Pianeta e per le persone fino alla “decrescita” che vuole riformare il sistema economico, considerato la causa dei problemi ambientali e delle disuguaglianze sociali, Fra questi c’è anche l’idea di “andare oltre la crescita” secondo cui è necessario che le politiche non si concentrino sulla crescita economica, ma abbiano obiettivi ambientali e sociali in un’ottica di sviluppo multidimensionale.

Il progresso non è solo il Pil

Ripensare il sistema significa anche individuare nuovi indicatori per misurare lo sviluppo. Negli anni sono stati elaborati indicatori alternativi per andare “oltre il Prodotto interno lordo (Pil)”. L’Ocse, per esempio, presenta il sistema “Better life index, disponibile anche in italiano. L’Italia dal 2013 dispone del sistema del Benessere equo e sostenibile (Bes), attualmente composto da 152 indicatori divisi in 12 domini. Dal 2016 alcuni indicatori del Bes sono inclusi nella definizione della politica di bilancio.

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Il Pil non rileva, ad esempio, se la crescita economica sia il risultato dello sfruttamento di persone, se abbia causato danni agli ecosistemi o una distribuzione non equa della ricchezza. E non necessariamente un aumento nel possesso di beni materiali corrisponde a una maggiore soddisfazione delle persone.

Della necessità di “andare oltre il Pil” si parla da molti anni anche a livello europeo (vedi in questo articolo una sintesi dei progressi fatti), ma i contributi di statistici ed economisti, grazie anche alle iniziative del direttore scientifico dell’ASviS Enrico Giovannini, dapprima come chief statistician dell’Ocse, poi come presidente dell’Istat, si infrangevano su una difficoltà politica: anche se gli indicatori venivano progressivamente affinati, il loro uso nei processi decisionali rimaneva comunque molto ridotto. La conferenza “Beyond growth 2023” da questo punto di vista costituisce un significativo cambiamento, perché mette a fuoco la necessità non solo di cambiare l’indicatore, e cioè il Pil, ma di ripensare il concetto stesso di crescita.

In occasione della conferenza è stato pubblicato lo studio “Beyond growth - Pathways towards sustainable prosperity in the Eu, realizzato dallo European parliamentary research service (Eprs) in collaborazione con il Joint research center (Jrc)della Commissione europea. Il documento analizza percorsi e strumenti per le politiche dell’Unione europea; si apre con considerazioni significative sulla necessità di cambiare percorso: “per ora l’economia dell’Unione, che si parli di consumo o di produzione, supera la quota che spetta all’Europa nello spazio operativo globale”, cioè nell’utilizzo di ciò che offre il Pianeta. Auspica, inoltre, un adeguato decoupling, uno sviluppo che non incida ulteriormente sul consumo di risorse. “Ridurre la pressione che esercitiamo sui nostri sistemi planetari sarà una sfida e nella parte finale di questo documento discuteremo come far pace con la natura”.

Le strategie per un modello “oltre la crescita”

Come sottolinea lo studio, occorre innanzitutto ripensare il rapporto tra essere umano e natura in un’ottica di collettività, contrastando il sempre più diffuso individualismo, e ridefinire il concetto di prosperità, tenendo conto dei limiti planetari. È necessario adottare un approccio sistemico per cogliere la complessità del mondo e individuare i leverage-points, i “punti leva” su cui intervenire per innescare profondi cambiamenti nel sistema.

Ripensare il sistema significa anche riconoscere che “la crescita economica è stata basata sul suprematismo, sul colonialismo e sull’imperialismo” e che “non esiste un modello di ‘post-crescita’ senza decolonizzazione”, ha denunciato l’attivista Anuana De Wever nell’incontro di chiusura della Conferenza. Per questo motivo occorre coinvolgere la società a tutti i livelli e ascoltare i bisogni della popolazione e delle fasce più marginalizzate.

Nei giorni della conferenza è stata diffusa anche una lettera, sottoscritta da oltre 400 rappresentanti e associazioni della società civile, per chiedere di procedere verso un modello “oltre la crescita”, necessario “non solo per sopravvivere, ma anche per prosperare”. I firmatari propongono un manifesto in tre punti: istituire strutture permanenti presso la Commissione, il Consiglio, il Parlamento e negli Stati membri per discutere delle strategie; un Green deal europeo che vada “oltre la crescita”; politiche “post-crescita” basate sulle biocapacità, sull’equità, sul benessere per tutte e tutti e sulla democrazia attiva.

A che punto è l’Unione europea

Nel ripensare un sistema economico basato unicamente sulla crescita l’Unione europea ha compiuto dei passi avanti, ad esempio approvando il Green deal europeo e il Pilastro europeo dei diritti sociali.

L’importanza del Green deal europeo è stato sottolineato anche da Ursula Von der Leyen, presidente della Commissione europea, durante il suo intervento all’evento di apertura: “il modello economico centrato sui combustibili fossili è obsoleto”. Occorre decarbonizzare l’economia ed è per questo che il Green deal europeo cerca di conciliare l’occupazione, lo sviluppo tecnologico e le attività economiche con la sostenibilità ambientale. “Sappiamo che il futuro dei nostri figli non dipende solo dal Pil, ma dalle fondamenta del mondo che costruiamo per loro” ha dichiarato la presidente Von der Leyen, citando Robert Kennedy, “il Pil misura tutto tranne quello che rende la vita degna di essere vissuta: la salute dei nostri figli e la gioia dei loro giochi. Se tenesse questo discorso oggi includerebbe il canto degli uccelli e la gioia di respirare aria pulita”.

Il Green deal europeo, tuttavia, rimane fortemente legato all’idea di crescita, sebbene sia intesa come verde e inclusiva. Lo ha affermato Paolo Gentiloni, commissario per gli Affari economici e monetari della Commissione europea, in un video messaggio durante una delle sessioni plenarie: “voglio essere chiaro: un modello alternativo a quello della crescita non può essere uno di decrescita. Un’economia che si contrae avrà meno risorse da investire nella protezione ambientale, nella salute, nell’educazione e nelle infrastrutture. La crescita economica rimane un elemento essenziale per i cambiamenti positivi. Per questo la Commissione europea ha deciso di adottare un approccio di crescita sostenibile”.

Anche lo studio rileva alcune criticità nelle politiche europee, tra cui la difficoltà ad assicurare benessere equo per tutta la popolazione e i consumi troppo elevati rispetto ai limiti planetari. Nelle politiche europee non si considera, ad esempio, l’impatto della concentrazione della ricchezza nelle mani di poche persone, sulla coesione sociale e sulle opportunità delle singole persone. Inoltre, alcuni casi le possibili ripercussioni negative sull’economia hanno a volte frenato i piani più ambiziosi.

Le raccomandazioni conclusive

Il documento dell’Eprs si conclude con un capitolo che guarda al futuro. Parte da una serie di grafici sulla “Grande accelerazione”, che mostrano come “gli ultimi cinquant’anni hanno visto la trasformazione più rapida della relazione dell’uomo con il mondo naturale in tutta la sua storia”.

Infatti “il miglioramento degli standard vita e della sopravvivenza così come il progresso tecnico scientifico sono alla base della Grande accelerazione dal punto di vista delle tendenze socioeconomiche, associate ad impatti ambientali dovuti all’aumento dei consumi. (...) L’attuale sistema economico è condannato non solo a essere incapace di risolvere la crisi, ma a perpetuarla aggravandola. In una società “oltre la crescita” l’enfasi deve essere sul raggiungimento di una società equa e sostenibile piuttosto che su una crescita economica senza fine. Questo significa riflettere sulle nostre priorità nelle scelte perché la conservazione e il restauro dell’ambiente così come i temi sociali abbiano la precedenza sugli interessi economici”. In questo contesto, scrive ancora il documento, si pone un problema di valore perché “l’individualista eccessivo, le spinte all’autopromozione, il perseguimento di obiettivi di eccessivo consumo probabilmente diminuiscono i comportamenti a favore dell’ambiente”.

Ma è possibile mantenere i finanziamenti al welfare senza la crescita economica? “Affrontare questo tema implica un fondamentale ripensamento delle politiche di welfare e in senso più ampio dei sistemi economici”. L’obiettivo, secondo il rapporto, potrebbe essere aggiunto in due modi: finanziando il welfare non più con imposte sulla produzione, ma sulla proprietà; ripensando le modalità con cui vengono perseguiti gli obiettivi di soddisfazione collettiva, per raggiungere il minimo impatto ambientale.

Infine, guardando alla realtà dell’Unione europea, il rapporto segnala che l’Ue sta attraversando quattro transizioni: economica, geopolitica, ambientale e digitale. Tutte “con impatti significativi sulle dimensioni sociali”. Il successo, tuttavia, è legato a un processo di transizione sociale che può essere identificato come “la trasmissione mancante”. Per arrivarci però potrebbe essere necessaria una revisione dei trattati costitutivi dell’Unione, in particolare del trattato di Lisbona per valorizzare “il passaggio da una politica economia di mercato aperto a una politica di mercato sociale”.

“Ci si chiede da dove cominciare”, conclude il documento e quale sarà il risultato del percorso che verrà scelto. Il compito può sembrare insormontabile, eppure, gli aspetti che stanno portando il nostro sistema e il Pianeta verso i punti di non ritorno sono spesso chiaramente visibili. Forse il principale ingrediente è la determinazione. I policy makers devono fare delle scelte. (…) Per muoversi oltre i livelli di produzione e consumo del nostro sistema economico spinto dalla crescita è necessario definire una nuova narrazione, promuovere l’impegno, la discussione e la ricerca di soluzioni a tutti i livelli della società”.

martedì 23 maggio 2023