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Longevità e investimenti: un patrimonio da valorizzare

Le persone vivono più a lungo e in migliori condizioni di vita e di salute. Gli over 65 possono in media contare su risparmi e patrimoni più elevati, che vanno investiti in modo saggio e oculato. 

di Carlo Mogni e Stefano Ravelli

È un dato di fatto, confermato da tutte le proiezioni elaborate dai diversi istituti di ricerca e organismi internazionali che si occupano della materia, in primis le Nazioni Unite: la popolazione mondiale sta invecchiando e questo è un trend duraturo e in costante accelerazione. Quello dei senior è il segmento di popolazione che più è destinato a crescere nei prossimi decenni e ciò è imputabile alla combinazione di due fattori: il progressivo abbassamento del tasso di fertilità e il contemporaneo aumento delle aspettative di vita, in conseguenza del miglioramento dei modelli di comportamento, dei livelli di istruzione e delle terapie a disposizione che stanno progressivamente accrescendo i tassi di sopravvivenza (grazie alle scoperte in campo farmaceutico, alla crescente possibilità di sostituzione di organi del corpo non funzionanti nonché all’innovazione tecnologica in campo medicale).

L’innalzamento della speranza di vita rappresenta un trend globale che interessa tanto i paesi sviluppati quanto le economie emergenti. Questa tendenza accelererà negli anni a venire e risulterà particolarmente visibile in Europa dove, secondo le proiezioni delle Nazioni Unite, entro il 2050 circa un terzo della popolazione avrà più di 65 anni. Non occorre essere degli specialisti per comprendere la portata delle sfide imposte da questo cambiamento senza precedenti, ma anche delle opportunità ad esso collegate. Nei paesi sviluppati i senior costituiscono già oggi il segmento più abbiente della popolazione e intercettano una quota crescente di ricchezza e di reddito disponibile che è destinata ad innalzarsi progressivamente.

A questa evoluzione generazionale non fa eccezione la realtà italiana: l’età media dei residenti nel nostro paese è tra le più alte fra i paesi Ocse e, come in tutte le economie avanzate, si sta ulteriormente alzando, addirittura più rapidamente che altrove. Le condizioni economiche delle persone oltre i 60 anni risultano in media più favorevoli rispetto a quelle di altre fasce di età, sia in termini reddituali che patrimoniali. Anche il livello di indebitamento è mediamente più basso e spesso legato al cosiddetto “welfare familiare” che in Italia svolge un ruolo assai più rilevante che altrove. Un’altra peculiarità della terza età italiana riguarda l’alta quota di patrimonio personale detenuta in forma liquida su base strutturale e non come parcheggio temporaneo di risorse.

Sul fronte degli investimenti immobiliari si constata, non certo con stupore, che la percentuale di individui ultrasessantenni che risultano proprietari di immobili è più elevata della media nazionale e che lo spazio in metri quadri per persona spesso eccede le necessità. La scarsa propensione, anche per motivi affettivi, a spostarsi in abitazioni più piccole vendendo l’immobile posseduto determina anche in questo caso un non fruttifero impiego di ricchezza. Si tratta quindi di una platea di consumatori e investitori ad alta potenzialità, con elevata capacità di spesa e una crescente domanda di beni e servizi che attrae le aziende spingendole a ridefinire la propria offerta in modo da soddisfare più puntualmente questi nuovi bisogni.

Alla luce di questa profonda evoluzione sociale quello facente capo alla cosiddetta Silver Economy, cioè al complesso delle attività economiche attinenti in senso lato alla soddisfazione dei bisogni della terza età (o forse “seconda giovinezza”?), rappresenta un trend secolare, ovvero una tendenza  che si collega a una crescita strutturale di lungo periodo e le cui dimensioni potenziali vengono stimate in diversi miliardi di euro a livello globale. Si tratta in effetti di un “megatrend” con annesse conseguenze dirompenti e come tale rappresenta una sfida importante ma anche un’opportunità di investimento che può essere messa a fuoco solamente adottando un approccio multisettoriale e diversificato che connetta tra loro una pluralità di comparti beneficiari a vario titolo dei crescenti bisogni dei senior.

Da un lato quindi le sfide per le principali economie mondiali, chiamate ad investire risorse crescenti nei propri sistemi sociali e sanitari a supporto di una popolazione sempre più anziana e con una minore partecipazione alla forza lavoro;  dall’altro una serie di opportunità d’investimento da analizzare a tutto tondo in un contesto globale in continua evoluzione, in primis nell’ambito healthcare, ma anche in quello finanziario, con riferimento al risparmio gestito, alle assicurazioni e alla previdenza, e in quello dei beni di consumo.

Su quest’ultimo settore convergono numerosi temi connessi al miglioramento degli stili di vita in età avanzata quali l’alimentare, la cosmesi e la cura della persona, la spesa per l’abitazione e per tutto ciò che ne fa da corredo e abbellimento, lo sport e la forma fisica, nonché l’entertainment inteso come attività culturali in genere (cinema, teatro, concerti), mobilità, viaggi e soggiorni in centri-benessere (con i settori alberghiero e crocieristico quali primi beneficiari del fenomeno del cosiddetto “Silver Tourism”). Le imprese si trovano quindi di fronte a un mercato appetibile e in significativa crescita ma che richiede soluzioni sempre più specifiche e adeguate a una nuova generazione di consumatori.

La terza età rappresenta un universo alquanto eterogeneo, all’interno del quale è opportuno distinguere gruppi di soggetti con caratteristiche ed esigenze molto diverse, riconducibili tra l’altro alla partecipazione o meno ad un’attività lavorativa o al livello di attivismo fisico o mentale in rapporto all’età e a cui corrispondono trend di spesa e di comportamento economico ben distinti tra loro. A livello demografico, la generazione dei “baby boomer”, cioè dei nati in Nord America o in Europa intorno agli anni 50 e 60 del secolo scorso, rappresenta indubbiamente uno dei target di consumo più interessanti e ambìti: gli appartenenti a questo cluster  possono infatti contare su un livello di patrimonio e ricchezza mediamente più elevato di altri sottoinsiemi della popolazione, nonché di un reddito più stabile, beneficiando inoltre di maggiore tempo libero a disposizione.

L’investimento professionale nel tema della longevità si fonda quindi su una visione di lungo periodo, applicata all’universo di aziende che più beneficiano dell’incremento della speranza di vita e del continuo cambiamento dei pattern di consumo e investimento. Rappresenta un terreno fertile per la gestione attiva, volta ad individuare i business model caratterizzati da un più elevato potenziale di crescita rispetto alla media del mercato. Deve anche porsi come obiettivo la ricerca di decorrelazione rispetto alla tradizionale variabilità del ciclo economico grazie a un profilo di crescita più stabile offerto all’investitore dalla presenza di un trend secolare.

Un altro requisito necessario è l’approccio adattivo, attento a cogliere la continua evoluzione di questo tema di investimento che ridefinisce costantemente i contorni del perimetro di aziende coinvolte, impegnate in un costante sforzo di riformulazione dell’offerta di beni e servizi in funzione delle esigenze della Silver Age. In tal senso, la selezione dei titoli richiede un’attenzione particolare per aspetti quali l’innovazione di prodotto e di processo e l’ammontare di risorse impiegate in ricerca e sviluppo, fondamentali per assicurare la generazione di utili futuri. 

Un concreto banco di prova per questo approccio è rappresentato dalla crisi del Covid-19 che stiamo tuttora vivendo e che sta inducendo inevitabilmente una significativa modifica nei nostri stili di vita, lasciando un segno tangibile su abitudini e comportamenti radicati oltre che una serie di profonde conseguenze economiche. Il Coronavirus e la grave recessione che ne è scaturita hanno infatti determinato una forte contrazione nella domanda di numerosi beni e servizi, colpiti dagli effetti delle  misure di lockdown più o meno stringenti decise dai vari Governi; i cambiamenti di comportamento dei consumatori, in parte transitori in parte più duraturi, hanno messo in discussione la validità di business model consolidati creando al contempo nuove opportunità di mercato spesso collegate alla disruption tecnologica.

Un esempio evidente è rappresentato dall’evoluzione del settore per antonomasia legato alla Silver Age, ovvero quello della salute. L’emergenza sanitaria ha infatti ridefinito come prioritario il tema dell’healthcare sia nella sensibilità individuale che a livello di collettività e di attenzione da parte degli investitori. Se nel complesso la performance reddituale del comparto ha evidenziato notevole resilienza al collasso dell’attività economica fatto registrare nel 2020, alcune categorie di beni e servizi in ambito medicale sono state fortemente penalizzate (si pensi agli apparecchi acustici o ai prodotti ottici) mentre altri segmenti, quali ad esempio farmaceutica, biotecnologia, diagnostica e apparecchiature mediche hanno manifestato appieno le loro caratteristiche difensive e di decorrelazione nelle fasi avverse del ciclo. L’emergenza epidemiologica ha inoltre accelerato l’evoluzione tecnologica avvantaggiando le aziende coinvolte nel processo di digitalizzazione della sanità e che offrono servizi quali telemedicina, teleassistenza, o vendita di farmaci on-line.

Il distanziamento sociale ha fornito nuovo impulso al trend già in atto di incremento del contenuto tecnologico nel comparto della salute, sollecitando un ripensamento delle strutture ospedaliere con maggiore adozione di robotica e automazione e con la decentralizzazione dei point of care per farli coincidere il più possibile con le abitazioni dei pazienti e con la prestazione da remoto dei servizi medici.  Lo sviluppo dei dispositivi digitali personali renderà più efficaci la diagnostica e le terapie, riducendone al contempo i costi di erogazione, con nuove modalità di interazione tra pazienti e strutture sanitarie; il risultato ultimo sarà un indubbio incremento in efficienza. La strada intrapresa durante la pandemia non è destinata a interrompersi, ma semmai a rafforzarsi, anche grazie a un maggior intervento pubblico che potrebbe condurre a un processo di re-localizzazione delle attività produttive ritenute essenziali in campo medicale, offrendo anche notevoli opportunità di investimento.

Considerazioni analoghe valgono anche per gli altri settori legati all’economia della terza età: nel periodo emergenziale le vendite di alcuni beni e servizi sono state colpite duramente ma una volta superata la crisi per molti di essi la traiettoria di consumo riprenderà il cammino temporaneamente interrotto. Non per tutti però: occorrerà valutare con attenzione l’evoluzione delle abitudini in funzione della pandemia. I timori relativi al contatto fisico in luoghi affollati hanno accresciuto la centralità della casa e della spesa per il miglioramento del comfort tra le mura domestiche, sfavorendo altri segmenti di consumo, quali ad esempio viaggi e shopping tradizionale. La crisi epidemiologica fungerà inoltre da acceleratore del processo di trasformazione digitale in tutti i campi, già ben presente ma che finora si era sviluppato gradualmente: l’online shopping con consegna a domicilio, la domotica, la finanza digitale e i pagamenti elettronici come sostituti dello scambio di denaro fisico sono solo alcuni esempi della rivoluzione in atto.

In definitiva, quello della senescenza rappresenta un trend secolare di portata globale che mobiliterà una quota crescente di consumi e investimenti finanziari e costituisce una opportunità d’investimento chiave e tra le più promettenti per gli anni a venire. La grave recessione conseguente all’emergenza pandemica ha segnato duramente alcuni segmenti dell’economia della terza età lasciandone altri sostanzialmente non impattati e, in alcuni ambiti, accelerando modelli di sviluppo legati sempre di più all’avvento di un’economia digitale. La ricetta per cogliere le opportunità di investimento non può non tenere conto di queste dinamiche, mantenendo un atteggiamento flessibile ancorato a una solida visione di lungo termine.

di Carlo Mogni e Stefano Ravelli, Investitori Sgr Spa

Questo articolo è stato pubblicato sul numero di ottobre 2020 di AB Review, brand magazine di Allianz Bank Financial Advisors. 

martedì 1 giugno 2021