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Innovazione nelle industrie creative europee

Il settore, durante l’ondata pandemica, ha perso il 33% del fatturato. Oltre le attese riaperture, si delinea un’ampia filiera di innovazione: post-produzione video, tool di editing, strumenti per le creazioni digitali.

di Luca De Biase


Le industrie creative e culturali rappresentano in Europa un 5% del Pil, cioè circa 500 miliardi di euro di fatturato, secondo la Commissione. Nel corso del 2020 le industrie creative e culturali europee hanno perso il 33% del loro fatturato. La riscossa ovviamente arriverà con i vaccini e il ritorno all’apertura dei teatri, dei cinema, dei musei e delle altre attività culturali. Ma nel frattempo si vanno delineando anche le filiere di innovazione dedicate alle industrie creative. In particolare, si nota una concentrazione di investimenti dedicati alla creazione di nuovi strumenti per manipolare contenuti digitali e all’organizzazione di marketplace per professionisti e consumatori.

 

Aive è una startup che automatizza la post-produzione di video facendo uso anche di intelligenza artificiale e ha raccolto 2,5 milioni per sviluppare il proprio prodotto. PlayPlay a sua volta produce un tool per fare l’editing dei video che viene presentato come molto facile da usare e ha raccolto dieci milioni per sviluppare il prodotto. Creative Fabrica è un marketplace per trovare le risorse e gli strumenti utili alle creazioni digitali, dai font alle grafiche. Wishu è un marketplace che consente alle aziende di trovare i freelance creativi. Naturalmente ci sono molte altre startup in questo settore. Si occupano di realtà aumentata, gestione della pubblicazione su una pluralità di social network, e molto altro. Ma video e marketplace sembrano attrarre particolarmente l’attenzione in questo momento.

di Luca De Biase, giornalista

martedì 2 marzo 2021