A chi giovano i tagli alle tasse dei ricchi
A lungo si è pensato che tagliare le tasse ai ricchi avrebbe creato nuovi posti di lavoro, maggiori investimenti e più ricchezza per tutti. Uno studio della London school of economics sostiene il contrario.
di Luca De Biase
I tagli alle tasse dei ricchi giovano ai ricchi. Un filone di pensiero tanto maggioritario quanto dubbio è riuscito a convincere molti governi occidentali dell’idea che tagliando le tasse ai ricchi questi avrebbero investito e creato molti nuovi posti di lavoro, generando alla fine più ricchezza per tutti. Ma un nuovo studio di David Hope della London school of economics e Julian Limberg del King's College di Londra sembra dimostrare che questo effetto non si è materializzato. I due economisti hanno analizzato cinquant’anni di storia economica - tra il 1965 e il 2015 - di 18 paesi sviluppati. Lo studio compara l’andamento dell’economia in Paesi che hanno deciso un taglio delle tasse per i più abbienti e quello dei Paesi che non l’hanno deciso, per vedere se nei cinque anni successivi ci sia stato un miglioramento dei risultati economici. Ma hanno visto che in generale il prodotto interno lordo pro-capite e la disoccupazione non mostrano particolari differenze tra i Paesi che hanno tagliato le tasse ai ricchi e quelli che non l’hanno fatto.
Ma l’analisi ha scoperto una differenza molto forte tra i due tipi di Paesi: i redditi dei ricchi sono cresciuti molto più velocemente nei Paesi che hanno tagliato le loro tasse. Questo si è tradotto in una maggiore disuguaglianza dei redditi. Niente altro. A quanto pare, la pandemia e i tagli alle tasse dell’amministrazione del precedente presidente americano Donald Trump hanno ulteriormente esacerbato la distanza sociale.
di Luca De Biase, giornalista