Umanità in crescita ancora per 50 anni. Il prossimo miliardo nascerà nei Paesi più poveri
Documento dell’Onu in occasione del raggiungimento di quota otto miliardi. Tra il 1970 e il 2020 la popolazione umana è più che raddoppiata, mentre la fauna selvatica è diminuita di due terzi.
di Andrea De Tommasi
Il 15 novembre 2022 la popolazione mondiale ha raggiunto l’imponente cifra di otto miliardi. Solo nel 1974 era di quattro miliardi. Questa crescita senza precedenti rispetto al passato (ben un miliardo di persone dal 2010) è dovuta al graduale aumento della durata della vita umana grazie ai miglioramenti nella salute pubblica, nell'alimentazione, nell'igiene personale e nella medicina. È anche il risultato di livelli elevati di fecondità in alcuni Paesi. Ricorda l’Onu che i Paesi con i più alti livelli di fecondità tendono a essere quelli con il reddito pro capite più basso. Pertanto, la crescita della popolazione mondiale si è nel tempo concentrata nei Paesi più poveri del mondo, la maggior parte dei quali si trova nell'Africa subsahariana. I Paesi a reddito medio e medio alto hanno contribuito all’ottavo miliardo con 250 milioni di persone. Quando si aggiungerà il prossimo miliardo di persone tra il 2022 e il 2037, secondo un paper di Un-Desa saranno i Paesi a basso e medio reddito a rappresentare oltre il 90% della crescita globale.
La crescita continua, ma sta rallentando. Anche l’Onu, nell’ultimo “World population prospects” pubblicato lo scorso luglio, ha rivisto al ribasso le proprie previsioni. Le nuove proiezioni suggeriscono che la popolazione mondiale potrebbe crescere fino a circa 8,5 miliardi nel 2030 e 9,7 miliardi nel 2050; si prevede che raggiungerà un picco di circa 10,4 miliardi di persone durante gli anni 2080 e rimarrà su tale livello fino al 2100. Più della metà dell’aumento previsto della popolazione mondiale fino al 2050 dovrebbe essere concentrato in otto Paesi: Repubblica democratica del Congo, Egitto, Etiopia, India, Nigeria, Pakistan, Filippine e Repubblica unita della Tanzania.
Un mondo di otto miliardi di persone pone già sfide urgenti: cambiamenti climatici, conflitti, violenza, sfollati, discriminazioni. Nella dichiarazione diffusa ieri dalle Nazioni unite, il segretario generale Antonio Guterres ha definito il raggiungimento degli otto miliardi di abitanti “una pietra miliare” e “un’occasione per celebrare la diversità e i progressi considerando la responsabilità condivisa dell'umanità per il pianeta”.
In alcuni Paesi, la crescita rapida e sostenuta della popolazione può ostacolare il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030. Combinata con il cambiamento climatico, potrebbe anche causare migrazioni di massa e conflitti. Insieme a modelli di consumo e produzione insostenibili, la rapida crescita della popolazione umana ha già contribuito a varie forme di degrado ambientale. L’Onu ricorda che le popolazioni globali di fauna selvatica sono diminuite di due terzi tra il 1970 e il 2020, mentre la popolazione umana è più che raddoppiata. Dal 1990, circa 420 milioni di ettari di foresta sono stati persi a causa della conversione ad altri usi del suolo e l'area di foresta primaria in tutto il mondo è diminuita di oltre 80 milioni di ettari. Il rallentamento della crescita demografica a livello globale potrebbe contribuire a mitigare i danni ambientali nella seconda metà del secolo in corso.
Fonte dell'immagine di copertina: feodora52/123Rf