La crescita demografica mondiale tende ad arrestarsi: è un bene o una catastrofe?
La popolazione si stabilizzerà attorno al 2100 e forse anche prima. Questa tendenza contribuirà a contenere lo sfruttamento delle risorse del Pianeta, ma c’è chi teme gli effetti di un’umanità troppo invecchiata e con pochi figli.
di Giuliana Coccia
La popolazione mondiale oggi è pari a 7,9 miliardi di persone, frutto di una dinamica di crescita vertiginosa: sono servite decine di migliaia di anni per arrivare a un miliardo e solo duecento anni per passare da uno a quasi otto miliardi.
Il raggiungimento della cifra tonda di otto miliardi di persone avverrà, secondo le previsioni, entro il 15 novembre 2022, la grande sfida sarà riuscire a garantire cibo e una vita dignitosa a otto miliardi di persone senza aggravare il surriscaldamento del pianeta. “È un promemoria della nostra responsabilità condivisa di prenderci cura del nostro pianeta e un momento per riflettere su dove ancora non riusciamo a rispettare i nostri impegni reciproci”, ha affermato il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres.
Una popolazione che cresce tende a consumare sempre di più, non solo in termini di volume ma anche di composizione dei consumi, soprattutto energetici e alimentari. Migliorando le condizioni di vita, i Paesi in via di sviluppo (dove si concentra di più l'incremento demografico) accrescono la domanda di energia e allargano la propria alimentazione a cibi (come la carne) la cui produzione esige emissioni maggiori. Pertanto, come si legge nel report dell’Onu "The Seventh Global Environment Outlook (Geo-7)": “Per affrontare in modo più sostenibile i bisogni degli individui i responsabili politici devono capire quante persone vivono sul pianeta, dove si trovano, quanti anni hanno e quante persone verranno dopo di loro”.
Ogni due anni l'Onu pubblica un rapporto con le stime di crescita della popolazione mondiale, finora risultate piuttosto fedeli alla realtà. Ma il dibattito scientifico è sempre molto attivo nei confronti delle previsioni della popolazione e due anni fa l’Institute for Health Metrics and Evaluation, centro di ricerca dell’università di Washington, ha elaborato nuove previsioni decisamente al ribasso rispetto a quelle prodotte dalle Nazioni Unite nel 2019, suscitando interesse e critiche.
Successivamente anche l’Onu ha proceduto ad un aggiornamento delle proprie previsioni con un adeguamento al ribasso, pubblicando l’11 luglio il 2022 Revision of World Population Prospects, report che esamina la situazione attuale e futura della popolazione mondiale.
La dinamica di crescita della popolazione (in media 0,04% annuo) è stata molto lenta fino al 1700, quando l’altissima mortalità infantile contrastava l’elevata fecondità. Con il miglioramento delle condizioni di salute e il calo della mortalità infantile, la situazione è cambiata rapidamente. Nell’ultimo secolo la popolazione mondiale è cresciuta con una velocità sempre maggiore, per poi rallentare la crescita a partire dagli anni 50.
Oggi la popolazione aumenta in media dell’1% all’anno: un tasso di crescita ancora veloce, nel senso che ogni anno nascono 140 milioni di persone e ne muoiono 60 milioni, per un aumento di circa 80 milioni di individui all’anno.
Secondo le ultime previsioni del Dipartimento per gli affari economici e sociali dell’Onu, la popolazione mondiale continuerà ad aumentare, raggiugendo 8,5 miliardi di individui nel 2030, 9,7 miliardi nel 2050 e 10,4 miliardi nel 2080, prima di stabilizzarsi a 10,9 miliardi di persone nel 2100. Il tasso di crescita della popolazione continuerà a diminuire, arrivando allo 0,1% nel 2100.
Questo calo anticipato della futura popolazione mondiale è riconducibile ad un aggiornamento delle previsioni della fecondità: il numero di figli che ogni donna ha nel corso della propria vita attualmente è pari a 2,3, ma si stima scenderà a 2,1 nel 2050.
Poiché nasceranno meno figli, i Paesi ricchi aumenteranno la popolazione principalmente grazie alle immigrazioni, che negli ultimi 20 anni hanno superato il numero di nascite (80,5 milioni) rispetto alle morti (66,2 milioni). Diversa la situazione dei Paesi poveri dove, almeno nel breve periodo, saranno ancora le nascite - superiori rispetto alle morti- il principale motivo dell'aumento della popolazione.
La struttura della popolazione
Per rappresentare la struttura demografica della popolazione si utilizza un grafico noto come “piramide delle età”, dove la larghezza rappresenta quante persone ci sono per singola età, con le donne a destra e gli uomini a sinistra. In basso ci sono i bambini e in alto gli anziani.
Struttura della popolazione mondiale per età e sesso (anni 1950 – 2100)
Nel 1950 il grafico era caratterizzato da una netta forma a piramide con tanti bambini e pochi anziani, a causa dell’alto numero di nascite e di un elevato rischio di morte durante tutta la vita, che determinava il restringimento della piramide. Nel corso degli anni la piramide è cambiata: oggi il restringimento sopra la base è molto meno forte rispetto al 1950 e il tasso di mortalità infantile è sceso da 1 su 5 nel 1950 a meno di 1 su 20 oggi.
Confrontando il 1950 e il 2010 vediamo che il numero di bambini nati è aumentato – da 97 milioni nel 1950 a 143 milioni di oggi – e che, contemporaneamente, la mortalità infantile è diminuita.
Negli ultimi 70 anni è stato l’aumento delle nascite il principale responsabile della crescita della popolazione. In futuro, invece, non ci sarà un ampliamento della base, ma un “riempimento” della piramide sopra la base: il numero di bambini diminuirà, ma crescerà sensibilmente il numero di persone in età lavorativa e di quelle anziane. Grazie ai miglioramenti della salute globale ci si attende infatti un miglioramento dell’aspettativa di vita: nel 1950 per ogni bambino di età inferiore ai 15 anni c’erano 1,8 persone in età lavorativa (da 15 a 64 anni), mentre oggi sono 2,5 ed entro la fine del secolo saranno 3.
La popolazione globale del 2050 sarà quindi mediamente più anziana rispetto a quella di oggi, un quadro con ripercussioni notevoli sia a livello lavorativo che previdenziale. Ci sarà inoltre una diversa distribuzione, con il 68% della popolazione (contro il 55% attuale) concentrata nelle aree urbane. Una migrazione nella migrazione, dalle campagne verso le città, legata sempre più spesso a questioni ambientali., che sarà particolarmente pronunciata in Asia e Africa (in particolare in India, Cina e Nigeria). Per questo, afferma l’Onu “un'urbanizzazione sostenibile è la chiave per uno sviluppo efficace”.
La crescita demografica si arresterà
L'ansia per il calo demografico, tuttavia, non è mai svanita. In occasione di una conferenza tenutasi a maggio, Elon Musk, Ceo di Tesla, ha affermato che l'umanità ha bisogno di "almeno mantenere il nostro numero". Ad agosto, in un tweet, ha lanciato nuovamente l'allarme, affermando che: "Il collasso della popolazione dovuto al basso tasso di natalità è un rischio per la civiltà molto più grande del riscaldamento globale". Ma molti studiosi hanno confutato l'idea che ci sarà un “crollo della popolazione".
“Sebbene alcuni Paesi abbiano popolazioni in calo a causa di una fecondità inferiore a quella di sostituzione, nel complesso la popolazione mondiale continua a crescere e probabilmente lo farà (anche se a ritmi sempre più lenti) fino alla fine del secolo", ha dichiarato Alice Reid, direttrice del Cambridge Group for the History of Population and Social Structure. Ciò è dovuto in parte al cosiddetto "slancio demografico", che significa che anche quando le donne fanno meno di due figli in media le popolazioni continuano a crescere perché le grandi coorti di donne già nate contribuiscono a un gran numero di nascite.
L’International Institute for Applied Systems Analysis (Iiasa) austriaco, sostiene che se il tasso di fecondità totale si mantenesse dal 2100 a 1,84 figli per donna, la popolazione scenderebbe da 10,4 miliardi nel 2100 a 1,97 miliardi nel 2500 e 227 milioni nell'anno 3000. Questo andamento non è esattamente un collasso della popolazione, ma piuttosto un lento declino della popolazione su una scala temporale di millenni.
Inquadrare il cambio di tendenza come un crollo "è probabilmente troppo drammatico: per la maggior parte del mondo, il calo della popolazione non è qualcosa di cui preoccuparsi: né ora né nel prossimo futuro”, ha affermato Patrick Gerland, capo della sezione stime e proiezioni della popolazione delle Nazioni Unite.
"Sia la diminuzione della fecondità che la riduzione della popolazione dovrebbero essere celebrate piuttosto che temute", ha detto Reid, aggiungendo che i tassi di natalità più bassi sono spesso legati a una maggiore istruzione delle donne, a una maggiore uguaglianza di genere e a standard di vita più elevati. Infime ha concluso " L'invecchiamento della popolazione pone delle sfide alla società, ma la risposta non è l'aumento dei tassi di natalità, se le persone rimangono in salute più a lungo nella loro vita, possono continuare a lavorare più a lungo".
Piuttosto che incoraggiare semplicemente le persone senza figli a iniziare ad avere bambini, le società devono iniziare ad adattarsi a una gamma più ampia di stili di vita, afferma Gunnar Skirbekk (filosofo norvegese). Ci sono prove che le società con reti di assistenza sociale più forti e una maggiore uguaglianza di genere hanno tassi di natalità più elevati.
È necessario promuovere investimenti in salute, educazione e competenze e coinvolgere i giovani come leader del cambiamento.
Il declino della popolazione globale è, quindi, ancora lontano e probabilmente, quando si verificherà, avverrà in modo graduale e questo non può essere visto come una catastrofe per la civiltà.
Si arriverà a un nuovo equilibrio, ma sarà diverso dal passato: prima era l’altissima mortalità a tenere bassa la crescita demografica, mentre invece in futuro questo effetto sarà dovuto alla ridotta fecondità.
Se dobbiamo preoccuparci per garantire un buon livello di vita alla popolazione globale, la nostra massima priorità dovrebbe essere evitare qualsiasi rischio che potrebbe spazzare via del tutto o gran parte dell’l'umanità. Potrebbe essere più saggio creare un mondo migliore oggi piuttosto che angosciarsi per i tassi di fecondità futuri su cui abbiamo poco controllo.
Su questo tema vedi anche:
Le puntate di “C’è futuro e futuro”
Paura: “Ecco perché il crollo demografico è più pericoloso della crisi climatica”
Speroni: "Una vita decente per 10 miliardi di persone"
Il webinar dell’Undesa: “Preparing for 8 billion people”