Rapporto Onu: “sullo sviluppo umano stiamo perdendo terreno, 9 Paesi su 10 in difficoltà”
Per la prima volta peggiora per due anni consecutivi l’Isu. Tra una crisi e l’altra, viviamo ormai in un mondo di incertezza. Le soluzioni ci sono, ma sono bloccate anche da insicurezza e polarizzazione.
di Ivan Manzo
Il mondo è in balia di una crisi continua. Gli ultimi anni, caratterizzati dal Covid, dall’invasione russa in Ucraina e dalle emergenze ambientali, stanno facendo velocemente perdere i progressi compiuti nel corso del tempo su una serie di fattori determinanti per il benessere umano, come qualità della vita, opportunità e diritti. L’ultimo rapporto Onu sullo sviluppo umano, rilasciato dall’United nations development programme (Undp), purtroppo conferma questa tendenza.
In “Uncertain times, unsettled lives: shaping our future in a transforming world” si legge che “la pandemia di Covid-19 in corso, dopo aver provocato inversioni nello sviluppo umano in quasi tutti i Paesi, continua a produrre varianti in modo imprevedibile. La guerra in Ucraina ha inoltre creato maggiore sofferenza umana. Temperature da record, incendi, tempeste e inondazioni suonano l'allarme dei sistemi planetari sempre più fuori controllo. Insieme, stanno alimentando una crisi del costo della vita avvertita in tutto il mondo, dipingendo un quadro di tempi incerti e vite instabili”.
Un mondo di incertezza
Lo studio descrive come diversi “strati di incertezza” che interagiscano tra loro, sconvolgendo così la vita di miliardi di persone. Sono stati identificati tre strati del “complesso di incertezza” odierno: il pericoloso cambiamento planetario, la transizione verso nuovi modi di organizzare le società industriali e l'intensificazione della polarizzazione politica e sociale.
Inoltre viene esplorato anche il motivo per cui quel cambiamento necessario, tanto invocato dalla società civile e dalla comunità scientifica, non sta avvenendo come dovrebbe. Le ragioni sono molte, incluso il modo in cui due fattori, quali insicurezza e polarizzazione (termine che indica l’orientare l’attenzione verso un unico centro di interesse) si combinano tra loro, andando a bloccare l’azione collettiva verso la alla solidarietà. Per fare un esempio, le stime mostrano che chi si sente più insicuro ha una probabilità maggiore di sviluppare opinioni estremiste.
“Anche prima che il Covid-19 colpisse, stavamo assistendo ai due paradossi del progresso con insicurezza e polarizzazione”, ha affermato Achim Steiner, amministratore dell'Undp. “Oggi, con un terzo delle persone in tutto il mondo che si sente stressato e meno di un terzo delle persone in tutto il mondo che si fida degli altri, ci troviamo di fronte a grossi ostacoli all'adozione di politiche che funzionino per le persone e per il pianeta. Questa nuova stimolante analisi mira ad aiutarci a rompere questa impasse e a tracciare un nuovo corso fuori dalla nostra attuale incertezza globale. Abbiamo una finestra ristretta per riavviare i nostri sistemi e garantire un futuro basato su azioni decisive per il clima e nuove opportunità per tutti".
Per tracciare un nuovo corso, il rapporto raccomanda l'attuazione di politiche incentrate sugli investimenti: dall'energia rinnovabile alla prevenzione delle pandemie, fino alla protezione collettiva. Per preparare le nostre società a continui shock economici, ambientali e sociali, dobbiamo poi puntare fortemente sull’innovazione in tutti i settori, come quello tecnologico, quello culturale e quello economico, in modo da aumentare la nostra capacità di risposta.
"Per superare l'incertezza, dobbiamo raddoppiare lo sviluppo umano e guardare oltre il miglioramento della ricchezza o della salute delle persone”, ha affermato Pedro Conceição dell'Undp, caporedattore del rapporto. “Anche se sono punti importanti, non dobbiamo trascurare la protezione del pianeta. Bisogna fornire alle persone gli strumenti di cui hanno bisogno per sentirsi più sicuri, ritrovare un senso di controllo sulle proprie vite e avere speranza per il futuro”.
Parlando proprio di ambiente e sicurezza, lo studio poi avverte che lo sconvolgimento globale dovuto alla crisi pandemica non è nulla in confronto a quello che il mondo sperimenterebbe se si verificasse un crollo della biodiversità. “Per la prima volta nella storia umana”, si legge infatti nello studio, “le minacce esistenziali antropogeniche, e cioè create dall'uomo, incombono più grandi di quelle dei rischi naturali”.
Peggiora l’indice di sviluppo umano
In 32 anni, periodo in cui Undp ha stimato l’Indice di sviluppo umano (Isu) che misura la salute, l'istruzione e il tenore di vita di una nazione, e che dal 2020 integra la sua analisi con le componenti ambientali (emissioni di anidride carbonica e consumo di materiale), di genere e di disuguaglianza, non era mai successo che si registrasse una diminuzione a livello globale per due anni consecutivi. Ciò segnala una crisi sempre più profonda, che sta colpendo con ancor più forza l'America Latina, i Caraibi, l'Africa subsahariana e l'Asia meridionale.
In sostanza, l’Isu è ora tornato ai livelli del 2016, invertendo così gran parte dei progressi compiuti in direzione dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030.
L’Indice di sviluppo umano è stato creato per far comprendere quanto il Pil fosse una misura limitata nel descrivere il benessere e il progresso compiuto da una nazione. In cima alla “classifica Isu” troviamo quest’anno la Svizzera, seguita da Norvegia e Islanda. Germania, Spagna e Francia si trovano rispettivamente al nono posto, al 27esimo e al 28esimo. L’Italia, invece, è al 30esimo posto di questa speciale classifica sullo sviluppo umano, perdendo una posizione rispetto all’anno precedente.
fonte dell'immagine di copertina: oneinchpunch/123rf