Previsioni sulle migrazioni climatiche al 2050
La Banca mondiale ha pubblicato le nuove proiezioni: nello scenario peggiore, oltre 216 milioni di persone potrebbero abbandonare le proprie terre.
di Andrea De Tommasi
Alla Banca mondiale stanno studiando gli impatti a lungo termine dei cambiamenti climatici sulle migrazioni interne. Le persone fanno le valigie e lasciano le loro case per molte ragioni – economiche, sociali, politiche – e questi driver sono spesso interconnessi. Ma coloro che si spostano a causa del cambiamento climatico, dice l’istituto internazionale, rappresentano una tendenza destinata ad aumentare nel tempo.
Il 13 settembre la Banca mondiale ha pubblicato il rapporto Groundswell, che include nuove proiezioni da tre regioni: Asia orientale e Pacifico, Nord Africa, Europa orientale e Asia centrale. Si basa sul primo rapporto Groundswell del 2018, che ha riguardato l'Africa subsahariana, l'Asia meridionale e l'America latina. Nel loro insieme, le proiezioni in tutte le regioni fino al 2050 rilevano che: l'Africa subsahariana potrebbe vedere fino a 86 milioni di migranti climatici interni; Asia orientale e Pacifico, 49 milioni; Asia meridionale, 40 milioni; Nord Africa, 19 milioni; America Latina, 17 milioni; l’Europa orientale e l’Asia centrale, 5 milioni. Complessivamente, oltre 216 milioni di persone in sei regioni potrebbero spostarsi all'interno dei loro Paesi entro il 2050.
In sostanza, nessuna regione è immune al potenziale della migrazione indotto dal clima. L'Africa subsahariana, regione altamente vulnerabile nelle sue già fragili zone aride e lungo le coste esposte ai cambiamenti climatici, avrà il maggior numero di migranti climatici interni. Il Nord Africa avrà, invece, la quota maggiore di migranti climatici interni rispetto alla popolazione totale. Questo è dovuto in gran parte alla grave scarsità d'acqua, così come agli impatti dell'innalzamento del livello del mare su aree costiere densamente popolate e nel Delta del Nilo. All'interno delle regioni, ci sono Paesi particolarmente vulnerabili che fanno salire i numeri complessivi. Ad esempio, il Bangladesh – che, secondo le previsioni conterà fino a 19,9 milioni di migranti climatici interni entro il 2050 – rappresenterà quasi la metà dei migranti climatici interni previsti per l'intera regione dell'Asia meridionale.
Le stime incluse nell’analisi sono probabilmente “prudenziali” in quanto tengono conto solo delle cause di migrazione dovute agli impatti dei cambiamenti climatici “a lenta evoluzione”, come la disponibilità di acqua, la produttività delle colture e l’aumento dei livelli dell’acqua e non includono i Paesi a reddito e levato né la regione del Medio Oriente o i piccoli Stati insulari in via di sviluppo. E lo stesso Rapporto avverte che “questa previsione non è scolpita nella pietra”. I due autori principali, Kanta Rigaud e Viviane Clement, dicono, infatti, che la finestra per rallentare la migrazione climatica è ancora aperta. Percorsi di riduzione delle emissioni globali di gas serra potrebbero ridurre la scala della migrazione climatica interna fino all'80%. Allo stesso tempo, aggiungono, i Paesi possono anche anticipare e prepararsi per i driver della migrazione, diversificando ad esempio i mezzi di sussistenza o facilitando la mobilità quando necessario.
di Andrea De Tommasi