L’affondo di Guterres: giovani invisibili nel processo decisionale
Pubblicato il terzo policy brief in preparazione al Summit del futuro. Il segretario Onu propone il coinvolgimento delle nuove generazioni nei lavori del Consiglio di sicurezza.
di Andrea De Tommasi
Partiamo da una percentuale: 2,6%. È la quota di parlamentari under 30 nel mondo, di cui solo il 30% sono donne. Il dato arriva dal policy brief “Meaningful youth engagement in policy and decision-making processes”, il terzo documento (dei primi due abbiamo parlato qui) scritto dal segretario generale delle Nazioni unite António Guterres in vista del Summit del futuro in programma a settembre del 2024.
Il Rapporto evidenzia le lacune esistenti a livello internazionale e dei singoli Paesi nel coinvolgere le ragazze e i ragazzi nello sviluppo delle politiche educative e su questioni cruciali come imprenditorialità, posti di lavoro e competenze per il futuro. “I giovani sono diventati una forza trainante per il cambiamento sociale attraverso la mobilitazione sociale - spingendo per l'azione per il clima, cercando giustizia razziale, promuovendo l'uguaglianza di genere e chiedendo dignità per tutti", ha affermato Guterres. Tuttavia, dati alla mano, rimangono quasi invisibili quando si tratta di partecipare al processo decisionale e politico.
Ciò è evidente a livello nazionale, dove meccanismi come i parlamenti giovanili o i consigli dei giovani, segnala il documento, faticano ad avere un impatto sulle decisioni prese ai tavoli decisionali, sui voti sui bilanci nazionali, sui compromessi in un processo di pace o sugli accordi per una giusta transizione. Lo stesso vale nella sfera multilaterale, dove continuano a esercitare poca influenza “nonostante l'emergere di un mosaico di opportunità di coinvolgimento”.
A questo proposito, il brief non risparmia una critica al modo in cui le Nazioni unite hanno sviluppato la propria architettura decisionale. Ad esempio, non esiste un meccanismo formale che consenta ai giovani di impegnarsi sistematicamente nel lavoro del Consiglio di sicurezza, “con il risultato che sono invitati a partecipare solo a una manciata di discussioni tematiche o dibattiti aperti”. Allo stesso modo, non c’è un approccio strutturato all'impegno dei giovani nel Consiglio per i diritti umani, “anche se negli ultimi anni i giovani sono stati al centro di numerosi incontri, panel, rapporti e risoluzioni”.
Esperienze singole, sviluppate da alcuni Paesi, hanno provato a cambiare le cose. Lo Youth Climate Council in Ghana, con il sostegno del Fondo Onu per l'infanzia, sta lavorando per rafforzare le capacità imprenditoriali dei giovani. Il Municipio di Rio de Janeiro ha lanciato il Patto per la Gioventù, un programma incentrato sulla formazione alla cittadinanza per i giovani in situazioni di estrema vulnerabilità sociale. Alcuni Paesi hanno istituito consigli nazionali della gioventù. In Canada, il Consiglio dei giovani, formato da persone di età compresa tra i 16 e i 24 anni, fornisce consulenza al primo ministro e al governo su questioni importanti. Altre iniziative, sottolinea il brief, si sono arenate a causa di finanziamenti inadeguati o perché basate su processi di partecipazione inefficaci o, a volte, simbolici.
Alla luce di queste lacune, il documento chiede di approvare uno standard globale per un significativo coinvolgimento dei giovani nel processo decisionale. In secondo luogo, si chiede di istituire un organo consultivo nazionale per i giovani in ogni Paese. A livello Onu, invece, Guteres auspica la creazione di un primo “municipio” dei giovani delle Nazioni Unite.
Le proposte contenute nel brief si basano su consultazioni con gli Stati membri delle Nazioni Unite e le parti interessate, anche attraverso due sondaggi "MY World" in cui più di dieci milioni di giovani provenienti da 194 paesi hanno votato sulle questioni che contano di più per loro.
“Se il sistema multilaterale vuole essere in grado di fornire un presente e un futuro che funzionino per tutti, allora l'impegno significativo dei giovani deve diventare la norma piuttosto che l'eccezione”, scrive il segretario generale dell’Onu, che proprio pochi giorni fa ha annunciato i nomi di sette giovani esperti di clima selezionati per far parte del suo gruppo consultivo sui cambiamenti climatici.