Gli effetti dell’innovazione tecnologica sui progressi dell’empowerment femminile
Se ne parlerà tra poco all’Onu, per accelerare un processo che nel mondo continua a essere troppo lento. A fronte di poche donne che lasciano il potere per reinventarsi la vita, la maggior parte fatica ad avere autostima delle proprie capacità.
di Giuliana Coccia
In un rapporto del 2022, il World Economic Forum ha stimato che ci vorranno 132 anni per arrivare alla parità di genere per l’intera umanità. I progressi sono lenti e le disuguaglianze di genere perdurano in famiglia, nel mondo del lavoro e a livello di retribuzioni, nelle posizioni dirigenziali e nella partecipazione alla vita politica e istituzionale.
Difficile entrare nel mondo del lavoro, ancora più complicato raggiungere posizioni di leadership, superare il tetto di cristallo e conservare i ruoli raggiunti. Resistono pregiudizi nei confronti delle donne, non in termini di diversità, ma considerando una fragilità innata che le rende inadatte al comando, con scarsa capacità a far fronte a pressioni lavorative connesse ad incarichi prestigiosi.
Per questa ragione hanno suscitato stupore le recenti dimissioni della scozzese Nicola Sturgeon e della neozelandese Jacinda Arden dal loro incarico di premier, così come l’addio di Susan Wojcicki, da nove anni alla guida di YouTube, e altre donne manager della Silicon Valley. In tempi di lotta per la parità e leggi ad hoc per includere nei posti di potere anche le donne, l’abbandono di chi ha conquistato quel potere provoca forti perplessità. Il ritorno a una vita normale dalla famiglia e dagli affetti indica come lo stress del potere pesi di più sulle donne, e che la resistenza che viene chiesta loro e le regole di ingaggio che devono affrontare superano ciò che viene richiesto agli uomini. Parallelamente è da notare, soprattutto nelle giovani generazioni, la diversa concezione del tempo, del lavoro e del potere, che non viene considerato l’unico scopo dell’esistenza.
Lo stile di comando è rimasto al maschile, le donne ai vertici sono ancora troppo poche per poter cambiare da sole schemi così vecchi e radicati e guidare aziende e istituzioni in modo diverso, rivoluzionario. Rinunciando a valorizzare il ruolo della donna, il sistema è diventato squilibrato, oltre che inefficace.
Si tratta di un passo indietro di donne che hanno ammesso di non essere più le persone giuste a svolgere un lavoro di grandissima responsabilità, e che altri potranno fare meglio di loro. Quanti uomini sarebbero in grado di dichiarare lo stesso? Le ragioni richiamano la pesantezza dei compiti e la difficoltà di farvi fronte.
Nessuno scrive articoli sugli uomini che lasciano i posti di rilievo, eppure succede in continuazione, mentre le donne al potere sono poche e le loro dimissioni hanno maggiore impatto perché straordinarie. Queste donne non sono più fragili degli uomini, anzi dimostrano il coraggio di decidere di impegnarsi al massimo sul lavoro per il tempo che ritengono necessario e di ritirarsi per dare priorità ad altri aspetti della propria vita, senza attaccamenti inutili al potere.
Tuttavia la conquista della consapevolezza di sé e del controllo sulle proprie scelte, decisioni e azioni, sia nell'ambito delle relazioni personali sia in quello della vita politica e sociale, ancora è un privilegio di poche donne, e lo sviluppo dell’empowerment femminile è una priorità sia a livello individuale che collettivo.
La necessità di raggiungere l’empowerment femminile
I Paesi devono agire affinché tutte le donne e le ragazze siano in grado di acquisire piena consapevolezza delle proprie capacità, di esercitare i propri diritti di azione e autodeterminazione, di acquisire completa partecipazione alla vita politica, lavorativa, economica e sociale.
Ancora oggi molte donne si pongono obiettivi meno ambiziosi di quanto potrebbero permettersi, o li abbandonano strada facendo, perché spesso, senza rendersene conto, sono influenzate da elementi culturali e stereotipi che le limitano o perché sono condizionate da bassa autostima, esperienze negative pregresse o da ostacoli nell’avanzamento di carriera.
Secondo lo studio The gender snapshot, complici le crisi globali (pandemia, guerre, crisi climatica), sta peggiorando la vita di donne e ragazze nei redditi, nella salute, nell’istruzione, nel mondo del lavoro e nella sicurezza.
L’Istituto europeo per la Parità di genere (Eige) sottolinea che quando si parla di empowerment femminile si fa riferimento a cinque fattori:
- Il senso di autostima delle donne
- Il loro diritto di fare e determinare scelte
- Il loro diritto di avere accesso a risorse e opportunità
- Il loro diritto di decidere della propria vita, sia fuori che dentro casa
- La loro capacità di influenzare la direzione del cambiamento sociale per creare un sistema più giusto ed inclusivo
Sfide che dobbiamo affrontare per migliorare la condizione delle donne e andare verso un futuro più promettente con tutti i mezzi disponibili, per elevare lo status delle donne attraverso l'istruzione, la sensibilizzazione, l'alfabetizzazione e la formazione.
A tal proposito è utile ricordare l’influenza nella storia di un giocattolo: Barbie è stata la prima donna ad andare nello spazio, a diventare una politica influente, a ispirare opere d’arte e di design. La Mattel è passata da ciò che Barbie possiede (un’auto, una cucina ecc.) a ciò che Barbie è capace di fare, con il compito di dare voce al potenziale che è insito in ogni bambina. L’evoluzione di un giocattolo ha messo in scena un nuovo modello di empowerment femminile, aiutando a comprendere come si sia trasformato l’immaginario delle donne nel tempo.
L’innovazione tecnologica migliorerà la situazione femminile
La riduzione della disparità di genere sarà aiutata dalle tecnologie o l’automazione e l’informatizzazione della quarta rivoluzione industriale emargineranno ancora le donne, confinandole in occupazioni di basso profilo? Come possono partecipare al cambiamento ed essere creatrici del futuro?
Data science è la scienza che estrae valore dai dati e permette di osservare i fenomeni complessi della società. Si basa su due fattori:
- i dati, che le persone generano utilizzando i tanti servizi informatici che abbiamo a disposizione, sotto forma di tracce digitali (le lasciamo negli scontrini della spesa, nei telefoni, quando accediamo a Internet, ecc.);
- gli algoritmi, schemi di natura statistica e matematica, che consentono di estrarre da quei dati comportamenti individuali e collettivi che aiutano a capire meglio nuovi e vecchi fenomeni.
Tutto questo, ad esempio, è alla base della medicina personalizzata, dell’agricoltura di precisione, delle scienze sociali. La corrispondenza biunivoca che lega il successo di un modello di Intelligenza artificiale a una scrupolosa attività di data science preliminare, caratterizza il momento che stiamo vivendo con un contributo fondamentale a grandi trasformazioni, che stanno riscrivendo il futuro. È possibile pensare di progettare questo futuro con il coinvolgimento di poche donne? Infatti, soprattutto nel mondo occidentale, ci sono pochissime ragazze che accedono ai percorsi Stem (acronimo inglese per Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) come se questo percorso fosse poco interessante per l’universo femminile.
Importanti esperienze nel passato hanno messo in evidenza il contributo femminile: la prima programmatrice è stata Ada Lovelace, che nel 1843 ha codificato il primo algoritmo costruito per essere elaborato in un primo prototipo di calcolatore. Un team di matematiche afroamericane, guidate da Katherine Johnson, calcolarono tutte le traiettorie delle missioni Apollo 11, 12, 13 (storia raccontata anche nel film “Il diritto di contare” del 2016). Eppure le donne sono ancora scarsamente formate per intraprendere carriere nei settori Stem, nel 2021 le studentesse che hanno conseguito il titolo universitario in questi settori sono state il 19,0%, contro il 40,1% dei ragazzi.
L’ambito Stem è il settore in cui si concentreranno le maggiori sfide: l’84% dei datori di lavoro ha in programma la digitalizzazione dell'azienda e il 50% l'automazione di alcuni settori (Wef, Future of Jobs, 2020). Nei prossimi anni si assisterà a una domanda crescente e trasversale di competenze digitali da parte delle imprese e della pubblica amministrazione, che si stima porterà a oltre 2,1 milioni di occupati tra il 2022 e il 2026 (Excelsior, Revisioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine 2022-2026, 2022).
Favorire la presenza femminile negli studi Stem servirà ad assottigliare la disparità di genere negli ambiti in cui si apriranno maggiori opportunità lavorative, oltre che ad avere ricadute positive sull’economia, con una crescita del Pil.
Grazie alle tecniche di Data Science e Intelligenza artificiale si sta progettando una società nuova, che può andare in due direzioni opposte. Nella direzione del monopolismo, con una concentrazione di tecnologie e di informazioni nelle mani di pochi, con la sostituzione delle persone sul lavoro, con le decisioni demandate all’”algoritmo”. Oppure del pluralismo, dove si accetti che le persone possano essere attori consapevoli e insostituibili della trasformazione digitale, padroni dei loro dati e responsabili delle scelte supportate dalla tecnologia. Questa seconda strada è quella da seguire, con la presenza delle ragazze a determinare i valori della nuova conoscenza.
La sessantasettesima sessione della Commissione sulla condizione femminile delle Nazioni unite si svolgerà dal 6 al 17 marzo 2023; si concentrerà proprio sull’innovazione e il cambiamento tecnologico, e sull'educazione nell'era digitale per raggiungere la parità di genere e l'empowerment di tutte le donne e le ragazze.
Si discuterà su cosa fare per accelerare l'attuazione degli impegni internazionali già assunti e quali nuove misure prevedere per contrastare gli effetti dell'emarginazione digitale e il loro impatto sulle donne, tenendo conto di tutte le forme di discriminazione e prestando una particolare attenzione alla violenza di genere, compresa la violenza online.