Wef: digitalizzazione, welfare e solidi sistemi sanitari i pilastri anti-crisi
Poche economie sono pronte per una crescita sostenibile a lungo termine, rileva il rapporto sulla competitività del World economic forum. L’Italia indietro fra i Paesi industrializzati, male su ricerca, formazione e innovazione.
di Andrea De Tommasi
Svezia, Finlandia, Olanda, Svizzera e Nuova Zelanda sono tra le economie più preparate per una trasformazione verso sistemi che possano combinare i tre elementi cardine della sostenibilità, ossia persone, pianeta e produttività. L’Italia è in ritardo sulla maggior parte delle priorità ritenute cruciali per uscire dalla crisi in modo resiliente. Sono alcuni degli elementi emersi dal rapporto sulla competitività globale pubblicato il 16 dicembre 2020 dal World economic forum, dal titolo “The global competitiveness report: how countries are performing on the road to recovery”.
A fronte dell’eccezionalità della crisi pandemica, per l’edizione 2020 il Wef ha sospeso le classifiche tradizionali sul grado di competitività dei Paesi per concentrarsi sulle priorità che emergono dall’analisi pre-crisi e dalle azioni di ripresa e rilancio. Nel report, che esamina le politiche di 37 Paesi, vengono identificate quattro grandi aree di azione: ambiente favorevole, capitale umano, mercati, ecosistema dell’innovazione. Come prevedibile, è emerso che nessun Paese è rimasto incolume davanti al Covid-19 e alla profonda recessione che ha innescato, ma alcune nazioni sono riuscite a gestire la crisi pandemica in modo sensibilmente più efficace. Questo perché hanno potuto contare su elementi cruciali come la digitalizzazione, la solidità del welfare, la forza del sistema finanziario o precedenti esperienze di gestione delle epidemie.
Nello specifico, i Paesi con economie digitali avanzate e competenze digitali hanno avuto più successo nel mantenere i loro sistemi in funzione mentre i cittadini lavoravano da casa. Esempi in tal senso provengono da Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Svizzera, Estonia e Stati Uniti.
I Paesi con solide reti di welfare, come Danimarca, Finlandia, Norvegia, Austria, Lussemburgo e Svizzera, hanno mostrato un’elevata capacità di sostegno al reddito. Allo stesso modo, Paesi con sistemi finanziari forti come Stati Uniti, Emirati Arabi Uniti e Singapore hanno potuto più facilmente fornire credito alle piccole e medie imprese in difficoltà.
E ancora, i Paesi in grado di integrare con successo le politiche sanitarie, fiscali e sociali hanno avuto maggiore successo nel mitigare gli effetti della crisi, come insegnano i casi di Singapore, Svizzera, Lussemburgo, Austria ed Emirati Arabi Uniti.
D’altra parte, i Paesi con precedenti esperienze di pandemie, ad esempio la Corea del Sud e Singapore, hanno potuto utilizzare protocolli e sistemi tecnologici migliori per contenere l’epidemia di Sars-Cov-2.
L’Italia è in ritardo su ben 9 delle 11 priorità identificate dal Wef, mostrando fragilità per quanto riguarda gli investimenti in Ricerca & Sviluppo e in innovazione “per creare i mercati di domani”, ma anche in formazione, inclusione e per un regime fiscale che dovrebbe diventare “più progressivo”. I due aspetti in cui l'Italia è relativamente meglio preparata sono invece la disponibilità al quadro della concorrenza e agli incentivi a dirigere le risorse finanziarie verso investimenti e inclusione a lungo termine.
“Il Wef ha incoraggiato a lungo i responsabili politici ad allargare la loro attenzione oltre la crescita a breve termine”, ha commentato il presidente Klaus Schwab, spiegando che “questo rapporto chiarisce le priorità per rendere le economie più produttive, sostenibili e inclusive quando si esce dalla crisi. La posta in gioco per trasformare i nostri sistemi economici non potrebbe essere più alta”. Secondo Saadia Zahidi, amministratore delegato del World economic forum, “i decisori politici hanno una straordinaria opportunità di cogliere questo momento e dare forma a nuovi sistemi economici altamente produttivi, aumentando la prosperità condivisa e la sostenibilità ambientale”.
In quest’ottica, il Wef fornisce una serie di raccomandazioni da mettere in campo in ognuna delle quattro macro-aree:
- ambiente favorevole: le istituzioni pubbliche dovranno incorporare solidi principi di governance per riguadagnare la fiducia dei cittadini, mentre a livello fiscale dovranno lavorare in direzione di una tassazione sulle persone fisiche e sul lavoro più progressiva;
- capitale umano: i governi dovranno potenziare i programmi di studio e investire per migliorare le competenze necessarie per i lavori del futuro. Ci dovrà essere anche uno sforzo per espandere le infrastrutture e l’innovazione per l’assistenza agli anziani e all’infanzia;
- mercati: i governi dovranno puntare su investimenti sostenibili e inclusivi, ma dovranno anche “ripensare alla concorrenza e ai quadri antitrust necessari alla Quarta rivoluzione industriale”;
- innovazione: i Paesi dovranno creare incentivi che favoriscano gli investimenti in ricerca e innovazione, sostenere la creazione di nuovi mercati e incentivare le imprese ad abbracciare la diversità, l’equità e l’inclusione.
di Andrea De Tommasi