Produzione e consumo sostenibili. Il Covid sarà un acceleratore?
Un rapporto del Sustainable consumption institute disegna tre scenari post-crisi: crollo, recupero o transizione della società.
di Andrea De Tommasi
I ricercatori del Sustainable consumption institute (Sci) dell’università di Manchester hanno pubblicato a maggio il rapporto “Covid-19, changing social practices and the transition to sustainable consumption and production”. Frank Boons e gli altri accademici dell’istituto si sono domandati se il Covid-19 potesse in qualche modo accelerare la transizione verso la sostenibilità dei nostri sistemi: energetici, alimentari e di mobilità. Il loro lavoro risponde a due domande chiave. In primo luogo, quali pratiche sociali sono cambiate a seguito dell’epidemia e qual è la probabilità che tali pratiche e i loro relativi impatti sulla sostenibilità siano mantenuti una volta superata la crisi. In secondo luogo, quali condizioni devono essere soddisfatte affinché tali abitudini siano mantenute.
Come afferma Frank Boons, direttore del Sustainable consumption institute, “per gli accademici interessati alla produzione e al consumo sostenibili il blocco globale causato dal Covid-19 ha portato a riflessioni immediate su come le attuali strategie potrebbero alimentare la transizione verso la sostenibilità. Compito degli scienziati sociali è di aiutare a comprendere le sfide e facilitare questa transizione”.
La prima parte del Rapporto descrive in che modo le persone hanno adattato la propria vita quotidiana, influenzando un'intera gamma di pratiche fondamentali per gli attuali livelli di consumo, dall’aumento della domanda di acqua ed energia alle norme igieniche.
Uno dei maggiori impatti del Covid-19 è stato quello relativo alla fornitura di cibo. Per molte attività l’unico modo per rimanere in vita durante l’epidemia è stato la consegna a domicilio, che comporta l'utilizzo di grandi quantità di rifiuti di imballaggio e, probabilmente, porta a maggiori sprechi. Anche i sistemi agroalimentari, con le loro catene di approvvigionamento globali e modelli di business just-in-time, hanno subito uno stress notevole.
L’epidemia ha avuto anche un grande impatto sui sistemi di trasporto pubblico. Come spiega il Rapporto: “I problemi di come ci muoviamo in aree urbane densamente popolate e come farlo in sicurezza in futuro hanno sollevato enormi interrogativi sul futuro dei sistemi di mobilità urbana. Il blocco ha prodotto importanti conseguenze ambientali in termini di riduzione delle emissioni, rinnovando il dibattito su come affrontare in modo più efficace gli effetti dell'inquinamento atmosferico sulla salute pubblica, attraverso la costruzione di reti di mobilità a basse emissioni di carbonio che sono anche più resistenti alle crisi future”.
La seconda parte del report è dedicata ai cambiamenti indotti dal Covid e alla possibilità che resistano anche dopo l’emergenza. Ad esempio, in termini di approvvigionamento alimentare, si osserva che, sebbene l'attuale crisi abbia inciso fortemente su queste attività, la pratica di mangiare fuori per svago e necessità probabilmente non cambierà radicalmente.
Tuttavia, la situazione attuale potrebbe avere effetti duraturi sulle pratiche di acquisto, a causa del passaggio senza precedenti al commercio elettronico e ai servizi di consegna. Un potenziale trasferimento a lungo termine di attività presso la propria abitazione, dal lavoro al tempo libero, avrebbe anche profonde implicazioni per lo shopping e non solo.
In termini di mobilità, si osserva che molto dipenderà da quante persone continueranno a lavorare da casa. Ciò potrebbe essere incoraggiato dai datori di lavoro che vedono nell’attività da remoto un potente strumento di risparmio di costi, a partire da quelli immobiliari. Ciò non influirà comunque su tutti i lavoratori, che potrebbero manifestare una certa resistenza all’utilizzo del trasporto pubblico.
I ricercatori indicano tre possibili scenari futuri:
1.Recupero Il sistema ritorna alle pratiche pre-crisi. È probabilmente l’immaginario dominante, propagandato dalla maggior parte dei governi: la crisi è un’emergenza, uno stato d’eccezione in cui sono accettabili misure speciali, per ritornare al più presto a una logica di mercato.
2. Crollo Le conseguenze della pandemia si intensificano provocando il collasso dei sistemi che garantiscono i bisogni di base, il che potrebbe portare alla rapida diffusione del conflitto sociale.
3. Transizione (accelerazione verso sostenibilità e digitalizzazione) La pandemia apre uno spazio per rivalutare le scelte precedenti, le istituzioni esistenti, valorizzando le potenziali alternative. Si verificano transizioni su traiettorie già formulate, come l'economia circolare, la bioeconomia, l’obiettivo emissioni zero. Si compie un’accelerazione in direzione di una catena di produzione sostenibile e di una digitalizzazione.
Conclude Boons: “Due punti sono di fondamentale importanza. In primo luogo, le pratiche modificate a volte hanno un impatto positivo sulla sostenibilità, ma a volte aumentano le conseguenze ambientali e sociali. Quindi un primo compito è valutare attentamente quali pratiche vorremmo effettivamente conservare. In secondo luogo, affinché vengano mantenute le pratiche a sostegno delle condizioni positive, devono esserci: infrastrutture fisiche e mezzi finanziari, norme e regolamenti favorevoli. In larga misura, queste condizioni devono essere attivamente modellate attraverso la politica”.
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"Covid-19, changing social practices and the transition to sustainable consumption and production"
di Andrea De Tommasi