L’epidemia delle consegne automatiche
Durante la pandemia il numero di consumatori che si fanno consegnare a casa la merce è aumentato a ritmi vertiginosi. Nel contesto attuale il fenomeno ha trovato lo spazio e il motivo per accelerare profondamente.
di Luca De Biase
I robot per le consegne automatiche erano considerati un sistema che con il tempo avrebbe potuto abbattere il costo del servizio. Ma durante la pandemia hanno assunto invece un carattere del tutto diverso: generano un valore aggiunto, perché riducono i contatti tra persone e dunque potenzialmente rallentano il contagio. Questo valore aggiunto, insieme all’enorme domanda di consegne a casa, ha creato le condizioni per finanziare in modo organico lo sviluppo di questa tecnologia.
Nuro, una startup di Mountain view in California, ha due robot chiamati R2, in funzione per queste consegne, nel territorio di Sacramento. Hanno la forma di camioncini. Dovevano essere una sperimentazione. Ma attualmente lavorano ben oltre il previsto. Un fenomeno del genere si vede in molte città, da Tel Aviv in Israele a Hangzhou, in Cina e a Washington, D.C. Lo racconta un’inchiesta del Wall Street Journal.
In Israele opera la Flytrex che ha scelto invece di puntare sui droni per le consegne. E adesso il suo servizio è in funzione a Grand Forks nel North Dakota: compra la merce a un Walmart locale e la consegna a chi l’ha ordinata direttamente a Flytrex.
La Starship Technologies consegna con dei piccoli robot su sei ruote che viaggiano sul marciapiede nella città inglese di Milton Keynes per 14 ore al giorno. Ha cominciato a operare nel 2018. Prima della pandemia aveva raggiunto circa 100mila persone, che sono diventate 180mila nel tempo della clausura. La flotta di 50 robot sarà raddoppiata presto.
Ovviamente tutto questo ha bisogno di un’urbanistica adatta. Di regole ospitali. E di aziende disposte a sperimentare. L’unica cosa che sembra non mancare, in tempi di coronavirus, è la domanda.
di Luca De Biase, giornalista