Il Goal dell’Agenda 2030 che ancora non c’è
Di fianco alla trasformazione “sostenibile” dovrà farsi strada una parallela transizione comunicativa in grado di accorciare le distanze, motivare i cambiamenti e diffondere una nuova cultura. Qui entra in gioco il tema della comunicazione responsabile.
di Sergio Vazzoler
Oggi è raro trovare un evento aziendale di qualsiasi tipo che non richiami in qualche modo la sostenibilità. Certo, in questa scelta ormai diventata prassi, ci può stare una buona dose di tattica per cavalcare l’onda ma in realtà le imprese, grandi o piccole che siano, si trovano trasversalmente impegnate a “transitare” da un sistema basato sull’acceleratore a uno fondato su freno e frizione. Un cambio di marcia è necessario per rimanere competitivi e adattarsi alle istanze di legislatori e consumatori più attenti e rigorosi.
Ecco, allora, che anche la comunicazione si fa responsabile.
Al bando i valori di marca giocati su efficienza e performance, ci si focalizza su impegni, rispetto e tutele per (ri)creare una relazione di fiducia con i propri pubblici. Cruciale anche abbandonare qualsiasi scorciatoia di pura immagine – che nell’epoca della sostenibilità si chiama greenwashing – per ancorare saldamente il vocabolario aziendale ad azioni verificabili e comportamenti tangibili. Insomma, accanto alla transizione verso un’economia più sostenibile, le imprese devono organizzare una parallela transizione comunicativa.
È in questo contesto che nasce l’iniziativa lanciata da Global Alliance – la federazione delle principali associazioni e istituzioni mondiali di relazioni pubbliche e comunicazione e che rappresenta oltre 320mila professionisti e accademici – affinché venga presentata la richiesta alle Nazioni Unite di aggiungere un nuovo goal, il diciottesimo, agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) dell’Agenda 2030: l’obiettivo “comunicazione responsabile”. In Italia, l’iniziativa è sostenuta da Ferpi, che dalla cornice del Festival dello Sviluppo Sostenibile organizzato da ASViS l’ha rilanciata a livello nazionale.
Comunicazione responsabile significa adottare un linguaggio inclusivo e liberato da ogni forma di ostilità, allenandosi ad accogliere le critiche, a rispondere a dubbi e richieste di approfondimento, ad accorciare le distanze. Significa facilitare l’ascolto e il dialogo con i pubblici interni ed esterni, sapendo bene che la portata della sfida sostenibile è tale da richiedere una parallela assunzione di responsabilità ai consumatori che vanno accompagnati, proprio tramite la comunicazione responsabile, ad abbandonare abitudini consolidate, soluzioni facili e zone di comfort diventate oggi insostenibili. Significa imparare a mettere a fuoco le priorità in un contesto nuovo e dinamico, allargare la platea, raccontare con trasparenza e autenticità. Solo intesi così, linguaggi, media, codici comunicativi possono diventare un ponte verso un futuro più sostenibile.