Decidiamo oggi per un domani sostenibile

Le parole della tradizione: quando la sostenibilità si raccontava

Bisogna promuovere un modello di comunicazione sostenibile ispirato alle tradizioni orali antiche, dove il comunicatore era chiamato a essere più che mai anche un uditore. 

di Giulia Cristini

“Le tradizioni orali fanno la loro comparsa quando vengono riferite. Per momenti fugaci possono essere ascoltate, ma il più delle volte esse dimorano nella mente delle persone”, Jan Vasina, storico belga.

Quando si parla di sostenibilità, si sa, non si parla solo dell’aspetto ambientale ma anche di quello sociale ed economico. Si parla di tradizione, di valori, di condivisione, di comunità. Scorrendo i 17 SDGs dell’agenda 2030, al numero 11 troviamo esattamente questo: città e comunità sostenibili.

La tradizione orale comincia in un’epoca remota quando l’uomo inizia a comunicare attraverso il linguaggio orale, il più rapido e immediato da usare per la trasmissione del sapere. Questo, ascoltato, appreso e rielaborato veniva a sua volta tramandato attraverso racconti, imitazione, sperimentazione o attraverso sistemi simbolici.

Si raccontava di ambiente: dell’attesa, del rispetto, dell’amore per il territorio. Di sociale: delle regole della comunità, dei valori dell’accoglienza, del bene comune, della mutualità. Di economia, quella locale: della produzione, di come impiegare le risorse, di come destinarle. Di valore: quello della tradizione. Si ascoltava per poterlo raccontare a propria volta.

Riflettendo sulla natura delle parole "tradizione", "comunicazione" e "ascolto", scopriamo che hanno tutte il comune denominatore del “trasmettere ad altri”, scambiare informazioni attraverso l’istituzione di un rapporto di comprensione e partecipazione.  La tradizione è la trasmissione nel tempo, di generazione in generazione, di consuetudini, usi e costumi, modelli e norme. La comunicazione è rendere comune, far conoscere, far sapere. L’ascolto è, nel suo significato tradizionale, l’azione di ascoltare con attenzione, “prestare orecchio”.

La riscoperta, anzi la “scoperta” delle antiche regole della tradizione vale quindi anche per chi fa comunicazione, in particolare se legata a temi di sostenibilità. Perché non è sempre vero che le tradizioni si riscoprono. Spesso si scoprono per la prima volta perché ci rivelano sensazioni, riflessioni, emozioni che non conoscevamo ancora. Nuove esperienze, nuove parole, nuovi dialoghi, si costruiscono intorno a tradizione antiche.

Nuovi modelli, dove il comunicatore è chiamato ad essere più che mai anche uditore. Ascoltare, far tesoro delle conoscenze passate per creare contenuti di valore, comunicare con le giuste parole per “mettere in ascolto” un pubblico che oggi non è solo passivo ma anche attivo.

Un nuovo modo di comunicare un nuovo futuro, dove l’ascolto è parte imprescindibile, diventando, anch’esso, sostenibile.

di Giulia Cristini, socia Ferpi

mercoledì 18 maggio 2022