Il decalogo della comunicazione ambientale
Un’ideale cassetta degli attrezzi utili a governare un tema che è sempre più attuale e centrale.
di Sergio Vazzoler e Micol Burighel
Il comunicatore ambientale in azienda non esiste oggi e forse mai esisterà: è un po’ una figura mitologica. Allo stesso tempo, però, ci affacciamo su un mondo in cui tutti i comunicatori dovranno conoscere a fondo le tematiche ambientali, qualunque sia il settore in cui operano. Perché tutto sta convergendo lì: la sostenibilità sta diventando l’ombelico del mondo.
Il decalogo della comunicazione ambientale è il frutto di vent’anni di esperienze sul campo e riunisce dieci buone pratiche e “consigli di sopravvivenza” per la comunicazione del mondo che verrà. Qui una sintesi:
- Se non parli ti cancello. L’interesse intorno ai temi ambientali è ormai esploso. Da qui il monito “non si può non comunicare”. Da una parte perché se non si comunica non si esiste, dall’altra perché sui temi ambientali non si può non prendere posizione, pena l’inserimento nella categoria degli “insostenibili”.
- Le tre C sul comò: complessità, contraddizioni, conflitto. I temi ambientali sono caratterizzati da una forte complessità, da profonde contraddizioni e da una elevata conflittualità. Dobbiamo esserne consapevoli, senza dimenticare che oltre ai fronti dei pro e dei contro esiste una maggioranza silenziosa di indecisi che va sollecitata attraverso un continuo confronto.
- A buon comunicatore molte domande. La sostenibilità ambientale è legata a valori come l’etica, la sicurezza, la salute. Da questi valori derivano dubbi, domande, richieste di approfondimento e rassicurazione. Per mantenere aperta la relazione con i nostri interlocutori, è necessario prendere in carico anche le istanze confuse o poco pertinenti.
- Trasparenza is the new black. La trasparenza è un imperativo. Oggi i cittadini-utenti-consumatori sono in buona parte cintura nera in riconoscimento del greenwashing e richiedono informazioni che siano chiare, dettagliate e oneste. Per questo è fondamentale trasmettere messaggi brevi, comprensibili ed esaustivi.
- Il difficile è farla semplice. Liberare il linguaggio da tecnicismi, acronimi e codici per addetti ai lavori: solo così sarà possibile far crescere empatia, vicinanza e motivazione. Perché dire Rsu se si può parlare di rifiuti urbani? Attenzione, però: semplificare non significa banalizzare.
- Lavami ma senza bagnarmi. Di fronte alla portata della sfida ambientale, dovremo convincere i nostri interlocutori ad adottare comportamenti ben più faticosi dell’ormai consolidata raccolta differenziata. Come? Attraverso attività di ingaggio e ascolto: solo a persone coinvolte e prese sul serio si può chiedere un reale cambiamento di abitudini.
- Ricordati che NON devi morire. La comunicazione ambientale deve essere positiva. Nessuna ambiguità: è essenziale assicurare un’informazione completa e onesta ma è altrettanto decisivo presentare i vantaggi dietro a comportamenti più sostenibili. Con un po’ di zucchero la pillola va giù. Senza esagerare, però!
- Insieme a te non ci sto più. Per comunicare bene sui temi ambientali, è necessario tenere insieme comportamenti individuali e collettivi, facendo sì che l’adozione di buone pratiche a livello personale possa rispecchiarsi in una cornice politica e sociale adeguata. La coerenza tra comportamenti e messaggi veicolati è essenziale.
- Un hashtag non fa primavera. I canali digital e social sono una grande opportunità per accorciare le distanze e dare vita a un canale di ascolto e scambio costantemente presidiato. Per farlo bene è importante trovare il giusto tone of voice, motivare ogni scelta, non sottrarsi alla discussione, evitando di creare polarizzazione. Non ci si può improvvisare.
- Oltre alla testa c’è di più. Nella nostra scelta di aderire o meno a una richiesta di cambiamento, contano anche emozioni e fattori ansiogeni. Le tematiche ambientali sono questioni sensibili e da maneggiare con cura, perché non coinvolgere nella loro comunicazione competenze trasversali che lavorano sulla parte empatica, emozionale, psicologica del comportamento, come i linguaggi artistici?
Dieci punti, dieci proposte, dieci strumenti che, proprio come i ferri del mestiere, vanno mantenuti affilati. C’è ancora molto da dire, indagare, sondare, sviscerare.
di Sergio Vazzoler, consigliere nazionale Ferpi, e Micol Burighel