L’energia nel futuro? Geotermico sempre più al centro della scena
Nonostante l’energia geotermica costituisca ancora oggi una parte minima del mix energetico globale, la rotta potrebbe essere invertita nei prossimi anni, sotto la spinta della decarbonizzazione. Il ruolo crescente di Indonesia e Nuova Zelanda.
di Lorenzo Proietti
Attualmente, l’energia geotermica equivale allo 0,3% del mix energetico globale. Una quota molto piccola, sebbene in questo settore si celi un grandissimo potenziale, secondo quanto ha riportato Rystad.
La rimodulazione dei paradigmi produttivi e la decarbonizzazione, in effetti, potrebbero portare l’energia della Terra ad assumere un ruolo apicale, valorizzando i noti, quanto ampi, margini di ricerca e sviluppo.
Già nel 2024, comunque, sono stati implementati numerosi nuovi progetti in materia, con l’Indonesia e la Nuova Zelanda – nel merito – che hanno ricoperto una posizione pivotale.
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Geotermico, la "svolta" del 2024
Ad oggi, la quota di energia geotermica installata è di 16,8 gigawatt elettrici (GWe), a livello globale. A questi – entro l’anno – si dovrebbero aggiungere altri 800 megawatt elettrici (MWe).
In tal senso, come anticipato, l’Indonesia e la Nuova Zelanda hanno raggiunto un “primato”, con investimenti programmati per 6.9 miliardi di dollari. Un record, rispetto agli anni recenti.
Allo stesso tempo, è interessante notare come si tratti di due Paesi che appartengono a due quadranti differenti, sia dal punto di vista geopolitico, che geoeconomico. Nulla, però, che non sia in linea con un certo tipo di futuro, green e decarbonizzato.
Il geotermico e la decentralizzazione energetica
I cambiamenti in atto, a proposito di transizione energetica, porterebbero infatti la produzione, il consumo e lì dove possibile lo stoccaggio, ad essere delle questioni di carattere regionale, sempre più decentrate.
Un altro punto di forza è che questo ambito avrebbe diverse applicazioni e potrebbe assurgere a vero e proprio volano del cambiamento, innestandosi all’interno di aree ben più avviate. Ad esempio, fornendo soluzioni di riscaldamento e di raffreddamento rinnovabili, con un carico di base.
Inoltre, i progetti geotermici potrebbero legittimare delle opportunità di co-localizzazione per la cattura diretta di CO2 dall’aria (Carbon Capture and Storage), come pure per la produzione di litio per batterie, di idrogeno verde e silice.
Prospettive future
Nel lungo periodo, sempre citando Rystad, si è stimato che la capacità installata a livello globale dovrebbe raggiungere i 28 GWe entro il 2030 e i 110 GWe entro il 2050.
Molto, ovviamente, dipenderà da una serie di fattori e di opportunità; un primo passo, in tale ottica, sarebbe quello, intanto, di portare sullo stesso piano l’energia della Terra con quella solare e l’eolica.
Nella misura in cui riusciranno ad affermarsi delle progettualità vincenti, sostenute dagli Stati – e forti del supporto della finanza e dei mercati – il geotermico diventerà sempre più una variabile strategica.
Una delle strade percorribili, vista la necessità di condividere i rischi nel momento di inserirsi nel mercato, potrebbe essere persino quella del partenariato pubblico-privato.
A quel punto, le ricadute saranno evidenti, anche “semplicemente” ponendo l’accento sulla fruizione dell’elettricità.
Copertina: Job Savelsberg/unsplash