Iea: accordi climatici raggiunti finora non basteranno per raggiungere l’obiettivo 1,5°C
L’Agenzia internazionale per l’energia studia l’impatto degli impegni presi nei consessi internazionali. Colmato solo il 30% della riduzione delle emissioni necessarie. Ccs può aiutare, ma non è sufficiente.
Cosa succederebbe se i Paesi rispettassero gli impegni presi su energia e clima fino a oggi, Cop28 compresa? Questa è la domanda da cui muove l’analisi dell’Agenzia internazionale per l’energia (Iea) pubblicata in occasione dello svolgimento della Cop28, con l’obiettivo di tracciare alcune proiezioni sull’efficacia degli accordi stabiliti nei consessi internazionali.
Due i dati cruciali che fuoriescono da questo breve studio: “Sebbene gli impegni costituiscano passi avanti positivi nell’affrontare le emissioni di gas serra del settore energetico”, non saranno sufficienti per portare il mondo sulla strada del raggiungimento degli obiettivi climatici internazionali, in particolare quello di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi.
L’analisi dell’Iea mostra inoltre che il pieno rispetto degli accordi presi finora, in particolare in materia di rinnovabili ed efficienza energetica, comporterebbe una riduzione delle emissioni al 2030 di quattro gigatonnellate di CO2 (rispetto a quanto accadrebbe senza gli accordi), equivalenti soltanto al 30% del divario di emissioni da colmare per intraprendere un percorso compatibile con la limitazione del riscaldamento a 1,5 gradi.
Fatih Birol, direttore esecutivo dell’Iea, ha perciò elaborato cinque linee guida per aggiustare la rotta, proposte in apertura della Cop28:
- Triplicare la capacità globale di energia rinnovabile;
- Raddoppiare il tasso di miglioramento dell’efficienza energetica;
- Promuovere gli impegni da parte dell’industria dei combustibili fossili, e in particolare delle compagnie petrolifere e del gas, per allineare le azioni all’Accordo di Parigi, a partire dalla riduzione del 75% delle emissioni di metano;
- Stabilire meccanismi di finanziamento su larga scala per triplicare gli investimenti in energia pulita nelle economie emergenti e in via di sviluppo;
- Impegnarsi in misure che garantiscano un declino ordinato nell’uso dei combustibili fossili.
“La cattura, l’utilizzo e lo stoccaggio del carbonio (Ccs)”, ha commentato Birol, a proposito dello strumento spesso chiamato in causa come soluzione per arginare il problema delle emissioni fossili, “possono svolgere un ruolo importante decarbonizzando settori specifici dell’economia in cui le emissioni sono più difficili da affrontare, come il cemento”. Ma l’idea che i produttori “possano semplicemente continuare a fare quello che stanno facendo ora mentre il mondo riduce le emissioni attraverso un massiccio dispiegamento di Ccs”, conclude Birol, “non è plausibile”.
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