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Alluvione Toscana, Grazzini: "Piogge estreme a causa del riscaldamento climatico"

Come è successo anche per Vaia nel 2018, l’alluvione  di questi giorni in Toscana è in parte frutto del continuo aumento della temperatura dell’aria e del mare, quest’anno a livelli record.

di Claudia Balbi

martedì 21 novembre 2023
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Tre eventi alluvionali, avvenuti nello stesso periodo ma in anni diversi. Due di essi: la tempesta Vaia e l'alluvione di Firenze del 1966 sono stati messi in relazione da uno studio al quale ha partecipato anche Federico Grazzini, meteorologo Arpae e Ricercatore LMU di Monaco di Baviera, in quanto eventi con la stessa configurazione meteorologica. L'alluvione avvenuta il 2 novembre scorso invece, sempre secondo lo studioso, intervistato dalla nostra redazione, è accostabile a Vaia per l’effetto del maggiore volume d’acqua caduto, a parità di situazione meteorologica, dovuto al riscaldamento climatico. In futuro è facile prevedere che: “Eventi del genere capiteranno sempre più spesso”.

Di che cosa parla lo studio che mette a confronto le perturbazioni del 4 novembre 1966 e quella della tempesta Vaia del 26 ottobre 2018?
Parte dal fatto che le situazioni alluvionali, che generano piogge estreme sull'Italia hanno in comune molto spesso la stessa configurazione meteorologica che poi dà origine alle piogge. L'alluvione del 1966 e la tempesta Vaia in particolare si somigliano molto dal punto di vista meteorologico. 

Che caratteristiche hanno?
In entrambi i casi siamo alla fine di ottobre, inizio novembre, un periodo in cui normalmente il flusso perturbato atlantico si abbassa di latitudine ed entra nel Mediterraneo, che è ancora relativamente caldo. All'arrivo di queste onde perturbate (Onde di Rossby), che scorrono all’interno delle correnti atlantiche, l'Italia viene interessata da correnti calde e umide di scirocco. Più precisamente, quando ci troviamo in presenza di un'onda perturbata abbastanza grande, essa tende a diventare stazionaria per qualche giorno, scaricando grandi quantità di pioggia lungo il suo ramo ascendente, cioè la parte a est di essa, che è in corrispondenza dell'Italia. Sia nel 1966 che in Vaia avevamo la presenza di onde di Rossby molto simili presenti in questa posizione, cioè la stessa configurazione meteorologica. 

A questo punto cosa avete fatto?
Ci siamo chiesti quali cambiamenti avesse introdotto il riscaldamento globale al ripresentarsi dello stesso tipo di situazione con il passare degli anni. I due eventi sono avvenuti a distanza di 52 anni e in questo arco temporale c'è stato il riscaldamento globale di oltre un grado a livello del Mediteraneo. 

Questo grado in più come ha influito sulle piogge?
Quello che abbiamo osservato è che il volume d'acqua caduto su tutto il nord Italia durante la tempesta Vaia è stato maggiore di quello caduto nel 1966. E anche il flusso istantaneo di vapore che arrivava verso l'Appennino e verso le Alpi era maggiore durante Vaia rispetto all'evento del 1966. I maggiori danni durante l’alluvione del 1966 si spiegano con condizioni antecedenti più umidi e suoli già saturi, mentre all’arrivo di Vaia si usciva da un periodo di siccità. 

Da dove viene questo surplus di vapor d’acqua?
La  termodinamica ci dice che per ogni grado in più di temperatura, l'aria ha la capacità di contenere il 7% in più di vapor d'acqua. Quindi più l’aria è calda e più può immagazzinare vapore acqueo e quando questo vapore poi condensa, perché ci sono le condizioni perché avvenga, chiaramente genera piogge più intense e abbondanti se le condizioni favorevoli alla condensazione persistono. In questi ultimi anni poi si è osservato un repentino e significativo aumento della temperatura del mare: rispetto al '66 quest'anno siamo a 1 grado e mezzo in più.

Visto che da poco si è verificata una grande alluvione in Toscana, proprio nello stesso periodo dei due fenomeni che avete studiato, è possibile ravvisare una somiglianza con essi? È successa la stessa cosa?
Da metà ottobre le correnti atlantiche hanno fatto ingresso nel Mediterraneo e le condizioni meteorologiche sono diventate sempre più favorevoli allo sviluppo di piogge dopo un lungo periodo siccitoso. A differenza del ‘66 e di Vaia, le piogge non sono state generate da onde cosi ampie (e quindi anomale) ma piuttosto da una successione di perturbazioni. Quindi dal punto di vista della situazione meteorologica non c'era niente di particolare però essendo comunque l'atmosfera più calda e il mare più caldo ognuna di queste perturbazioni in sé non troppo forti in realtà ha scaricato molta più pioggia di quella che avrebbe potuto fare in condizioni più fredde. La somma di tutte queste perturbazioni che si sono susseguite nel giro di 20 giorni ha scaricato in alcuni punti dell'Appennino anche 1500 mm di pioggia, pari a circa sette volte il valore medio che dovrebbe cadere nel mese di ottobre in quelle zone. 

Quindi come in Vaia l'aumento della temperatura ha causato un aumento della quantità di pioggia così è successo per la pioggia che ha colpito la Toscana nei giorni scorsi?
Sì. In particolare l'aumento di temperatura favorisce due cose: una maggior contenuto di vapor d'acqua da un lato e dall'altro una maggiore instabilità atmosferica e quindi situazioni ancora più favorevoli per lo sviluppo di temporali. Temporali che in questa stagione si possono verificare lungo la fascia tirrenica  ma non così forti e persistenti come quelli accaduti nella prima settimana di novembre. La maggior temperatura di quest'anno ha molto probabilmente favorito lo sviluppo di quel sistema temporalesco che è rimasto stazionario per molte ore sulla Toscana e che poi ha generato l'alluvione. È molto probabile che questa anomalia di temperatura che stiamo vedendo sia nel Mediterraneo che nell'Atlantico abbia influito nell'aumentare il flusso di vapore che alimenta  questi fenomeni. 

In futuro quindi ogni perturbazione porterà più pioggia e farà più danni?
Purtoppo si. Le anomalie di temperatura sul Mediterraneo e sull'Atlantico continuano ad essere da record. Con il procedere verso l'inverno la temperatura si abbassa e quindi il potenziale per questi eventi così intensi diminuisce in ogni caso, il momento critico è questo qui che va da fine ottobre fino a inizio dicembre. E quindi se si presentano le giuste configurazioni meteorologiche siamo ancora a rischio di eventi molto intensi. 

Ci sono soluzioni a questo fenomeno, cosa fare?
Il sistema paese deve saper gestire questi eventi nella consapevolezzache i danni da essi causati stanno diventando un fenomeno strutturale a causa del riscaldamento globale e del sempre maggiore consumo di suolo. Bisogna prendere coscienza del fatto che questi eventi saranno sempre più violenti e probabili. Se si capisce questo, occorre fare un ragionamento molto radicale su come poter gestire in maniera sostenibile queste situazioni. Non possiamo continuare a riparare all'infinito cose che tornano a rompersi. In Romagna quella stessa notte in cui succedeva il disastro in Toscana, quel sistema temporalesco ha interessato anche l'alta valle del Santerno. Il fiume è andato in piena eccezionale, di poco sotto la precedente piena storica del 2014. Ciò ha fatto sì che si sono allagate nuovamente delle case che erano state colpite dall'alluvione del 2014 e poi nel maggio di quest'anno ed erano appena state rimesse a posto. Nel costruire e nel ricostruire bisogna tener conto di questo, perché sono eventi che capiteranno sempre più spesso. Pensiamo che piene come quelle del Santerno del 2014 e del 2 novembre scorso erano state stimate come un evento duecentennale e adesso si sono verificate invece tre volte nel giro di poco meno di 10 anni. 

Fonte dell'immagine di copertina: ilgiornaledellaprotezionecivile.it