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Dai saperi indigeni nuove strategie per la difesa dell’ambiente

La “scienza dei nativi” può fornire dati “straordinari” alla ricerca climatica attraverso conoscenze dirette del territorio e documenti storici. Evidenziare le criticità locali potrebbe spingere i governi ad agire.

mercoledì 15 novembre 2023
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Negli ultimi anni, gli scienziati si sono affidati alle conoscenze storiche delle comunità indigene per le rilevazioni dei dati ambientali, e i risultati sono sorprendenti. A riportare la notizia la Bbc, che in un lungo approfondimento sul tema raggruppa una serie di esperienze virtuose in giro per il mondo. “Per molte persone, la scienza del clima è ricollegabile solo a osservazioni satellitari, misurazione delle temperature e carotaggio del ghiaccio. Ma esistono molti altri tipi di dati”.

Le comunità indigene, che hanno vissuto a lungo a contatto con la terra (e che dipendono dalla sua profonda conoscenza per sopravvivere) conservano documenti e ricordi che “possono includere dettagli straordinari sulle alterazioni dei modelli meteorologici, sui cambiamenti nella vegetazione o sul comportamento insolito degli animali”.

Per questo motivo, gli antropologi e i ricercatori climatici si stanno rivolgendo alle popolazioni indigene per catalogare le osservazioni, scoprendo dati a livello iperlocale che, senza queste testimonianze, non si sarebbero potuti cogliere.

Alcune esperienze dal mondo

“Credo nella scienza dei nativi, nel fatto che si tratti di una vera scienza" ha commentato Richard Stoffle, antropologo dell'Università dell'Arizona, autore di uno studio su alcune tribù dei Grandi laghi superiori del Nord America. Stoffle ha condotto una serie di interviste anonime tra il 1998 e il 2014, registrando le testimonianze delle tribù sui cambiamenti climatici intercorsi nei decenni: estati più calde, primavere più secche, funghi che nascono in periodi insoliti dell'anno o piante che non danno frutti come previsto.

“Questi ricordi” ha sottolineato Stoffle, “dimostrano che le tribù hanno monitorato il cambiamento climatico di origine antropica molto prima che diventasse un argomento di discussione pubblica”.

L’aggravarsi degli incendi porta a riscoprire le antiche pratiche

Mentre il Canada è alle prese con una stagione di roghi senza precedenti, le tecniche indigene di gestione del fuoco stanno tornando di attualità. Secondo un’inchiesta di Al Jazeera, però, devono affrontare ostacoli burocratici e culturali.

Un altro esempio viene dall’Australia, precisamente dalle Isole Tiwi. Lì Sergio Jarillo, antropologo dell’Università di Melbourne, ha intervistato le popolazioni indigene chiedendo informazioni sui mutamenti ambientali a cui hanno assistito nel corso degli anni. In uno studio pubblicato a marzo 2023, Jarillo e i colleghi hanno presentato le testimonianze dei partecipanti, correlate da immagini delle coste (catturate dai droni) che mostrano gli effetti dell’erosione sulle comunità locali. “L’erosione è un processo naturale, ma in questo caso è probabilmente aggravato dall’innalzamento del livello del mare causato dal cambiamento climatico di origine antropica”, ha spiegato Jarillo. “La consultazione con la popolazione locale fornisce un quadro più completo e olistico rispetto a quello che otterresti semplicemente tramite le misurazioni”.

Le popolazioni indigene, infatti, “possono fornire dati granulari che un’immagine satellitare non potrebbe mai fornire, come le foto della spiaggia scattate dagli isolani negli anni ’50 e ’60”. La comunità Tiwi, inoltre, riesce a notare cambiamenti sostanziali nel territorio locale che sfuggirebbero a un occhio esterno. “Sanno dove sta avvenendo l’erosione, se un torrente si sta prosciugando”.

Una questione di giustizia sociale

I cambiamenti climatici hanno effetti significativi sulla salute e il benessere delle persone che vivono sulle isole, si legge nell’articolo, persone che tramite questi studi possono far sentire la loro voce. “Chiedere agli indigeni quali cambiamenti stiano osservando ci aiuta a capire cosa conti per loro, quali questioni richiedono attenzione”, ha detto Victoria Reyes-García, antropologa dell'Universitat Autònoma di Barcellona e dell'Istituto catalano di ricerca e studi avanzati in Spagna.

Molti partecipanti della comunità Tiwi che hanno contribuito alla ricerca hanno ad esempio espresso preoccupazione per l’erosione che sta avvenendo nei dintorni di un centro di dialisi renale nell’insediamento di Wurrumiyanga, struttura sanitaria molto importante in una comunità dove l’insufficienza renale è la principale causa di morte.

Evidenziare queste problematiche potrebbe spingere ad agire, specialmente quando “non vi è stata alcuna iniziativa locale, territoriale o del governo del Commonwealth per sostenere l'adattamento ai cambiamenti climatici”. Senza contare che apprendere le conoscenze e la visione delle popolazioni indigene locali potrebbe aiutare a riconciliare la tensione, ancora esistente, “tra la visione occidentale della natura come risorsa da sfruttare e la visione indigena di un mondo in cui gli esseri umani e la natura siano parte di un unico insieme”.

Fonte dell'immagine di copertina: Annie Spratt/unsplash