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Al via la più grande causa legale sul clima: 32 nazioni europee davanti alla Corte di Strasburgo

Sei giovani hanno accusato gli Stati di aver violato i diritti umani portando avanti politiche climatiche inefficaci. I Paesi respingono il legame diretto tra aumento delle temperature e salute. La parola alla Corte europea dei diritti dell’uomo.

di Flavio Natale

Sarà la più grande vertenza legale sul clima mai vista fino a oggi quella che si discuterà il 27 settembre davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo. I ricorrenti, sei giovani portoghesi di età compresa tra 11 e 24 anni, porteranno 32 nazioni europee (gli Stati membri Ue, più Norvegia, Russia, Svizzera, Regno Unito e Turchia) davanti alla Corte di Strasburgo. L’accusa è di aver violato i loro diritti umani (come il diritto alla vita, a essere liberi da trattamenti inumani o degradanti, a essere esenti da discriminazioni), non avendo contrastato adeguatamente l’aumento delle temperature.

I giovani dichiarano di essere stati spinti ad agire dall’esperienza degli incendi che hanno devastato la zona di Leiria (Portogallo) nel 2017, uccidendo 66 persone e distruggendo 20mila ettari di foresta. La causa è stata finanziata da un crowdfunding che ha raccolto circa 115mila euro, con l’obiettivo di ottenere una sentenza vincolante per costringere i Paesi a ridurre rapidamente le emissioni. Come spiega l’avvocato Gerry Liston del Global legal action network (Glan), Ong che sostiene i ricorrenti, la scelta di intraprendere la causa contro tutte e 32 le nazioni europee è legata al fatto che “tutte hanno contribuito alla crisi climatica e da parte di tutte è necessaria un’azione per salvaguardare il futuro dei giovani”.

“Questo caso non ha precedenti nella sua portata e nelle sue conseguenze. Mai prima d’ora così tanti Paesi hanno dovuto difendersi davanti a un tribunale”, ha aggiunto Gearóid Ó Cuinn, direttore e fondatore del Glan. Uno dei ragazzi, André dos Santos Oliveira, 15 anni, ha dichiarato al Guardian: “I governi europei non riescono a proteggerci. In Portogallo quest’anno abbiamo avuto 43 gradi; faceva più caldo che a Dubai. Non è normale. La nostra capacità di fare qualsiasi cosa, di vivere la nostra vita, sta diventando limitata. La crisi climatica sta influenzando la nostra salute fisica e mentale. Sto cercando di costruire la mia esistenza, di andare a scuola e studiare, ma è difficile concentrarsi con questo caldo, è difficile dormire e poi è difficile studiare di nuovo. Ha un impatto su tutta la mia vita”.

L’azione legale è cominciata sei anni fa, pochi mesi dopo gli incendi di Leiria, e nel corso di questo periodo gli avvocati hanno raccolto prove che dimostrano quanto le attuali politiche dei 32 Paesi europei stiano andando nella direzione di un aumento di tre gradi delle temperature. “Questo luglio a Leiria ci sono stati più di 40 gradi”, ha commentato un’altra ricorrente, Catarina Mota, di 23 anni. “È difficile comprendere che questo è solo l'inizio. Gli esperti dicono che a tre gradi ci saranno ondate di caldo ancora più estreme, che dureranno per un mese o più. I governi di tutto il mondo hanno il potere di fermare tutto questo. Gli Stati europei hanno scelto di non fare la loro parte. Non possiamo restare a guardare mentre ciò accade”.

Le nazioni, al momento, hanno respinto le accuse, negando un collegamento diretto tra cambiamento climatico e salute umana. Il governo greco, protagonista di un’estate di grandi incendi che hanno devastato il territorio, ha dichiarato: “Gli effetti del cambiamento climatico registrati finora non sembrano influenzare direttamente la vita o la salute. Non è possibile stabilire un rapporto assoluto di causa ed effetto tra il cambiamento climatico e la salute umana. C’è grande incertezza sul fatto che il bilancio finale della mortalità sarà positivo o negativo”.

Anche il governo irlandese ha respinto le tesi dei ricorrenti, affermando che non è stato accertato un “rischio imminente o immediato per la loro vita”, mentre per il governo portoghese le richieste dei sei giovani riguardano “paure future, che costituiscono mere supposizioni o probabilità”.

“Questi giovani affrontano un futuro di caldo insopportabile”, ha risposto Gerry Liston. “L’ultimo rapporto dell’Ipcc descrive queste condizioni come invivibili, eppure i governi stanno banalizzando le affermazioni dei giovani”. Quindi, ha concluso: “Il nostro caso è davvero molto semplice: il danno che il cambiamento climatico sta causando, e continuerà a causare, alla salute mentale e fisica di questi giovani e al loro benessere, è una chiara violazione dei loro diritti umani”.

Fonte dell'immagine di copertina: Markus Spiske/unsplash

martedì 19 settembre 2023