Realacci ribadisce l’importanza della carbon tax alla frontiera europea
Intervenendo alla Radio Vaticana, il presidente di Symbola ha fatto il punto sui risultati della Cop 27 e del G20 in materia ambientale. Katiuscia Eroe di Legambiente: valorizzare le comunità energetiche.
di Monica Sozzi
“Affrontare con coraggio la crisi climatica non è solo necessario, ma rappresenta una grande occasione per rendere la nostra economia e la nostra società più a misura d’uomo e per questo più capaci di futuro”. Intervenendo a una tavola rotonda di Vatican News condotta da Alessandro Garasci, sui risultati della Cop 27 di Sharm el Sheikh e del G20 di Bali, il presidente di Symbola Ermete Realacci ha citato questo passaggio del Manifesto di Assisi. Secondo Realacci, questo è lo spirito col quale si deve lavorare per rendere più forte la nostra economia. Il presidente di Symbola ha portato come esempio l’ultimo report della fondazione Green Italy, dalle cui analisi emerge quanto le aziende che abbiano intrapreso un percorso di sostenibilità sociale ambientale ed economica, risultino più solide e performanti. Serve dunque portare avanti le scelte giuste e una di queste potrebbe essere lo strumento che l’Europa ha annunciato e che si spera sia in grado di realizzare: il carbon border adjustment. Un meccanismo di tassazione delle importazioni alle frontiere esterne dell’Unione europea sulla base delle emissioni necessarie per produrle. Si tratta di un’imposta concepita per proteggere l’industria europea in fase di decarbonizzazione, da quei competitor esterni che non sono soggetti ai rigidi obiettivi climatici dell’Unione.
All’incontro hanno preso parte anche Luca Collodi, caporedattore della Radio Vaticana, da Bali, e Katiuscia Eroe responsabile energia di Legambiente. Garasci ha ricordato quanto ancora sia lungo il percorso verso la transizione energetica: oggi sono più di 500 i progetti di energia rinnovabile bloccati dalla burocrazia e in attesa di autorizzazione dalla Commissione valutazione impatto ambientale. I due terzi di questi sono impianti fotovoltaici. Il blocco mette a rischio di perdere investimenti stanziati dalle aziende del settore per oltre 10 miliardi di euro.
Eroe ha messo l’accento sulle comunità energetiche – un insieme di persone che condividono energia rinnovabile e pulita – in uno scambio tra pari, ricordando anche che il vecchio Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) ha fissato per l’Italia l’obiettivo di coprire il 30% del fabbisogno energetico nazionale utilizzando fonti rinnovabili entro il 2030.
La promozione delle comunità energetiche e dell’autoconsumo sono fra gli strumenti strategici per questo obiettivo, ma ad oggi mancano ancora tutti i decreti attuativi dell’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera), fondamentali per il loro decollo. Il ministro per l’Ambiente e la sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin ha assicurato che siamo in dirittura d’arrivo e che a giorni sarà avviata la consultazione con i soggetti interessati.
A oggi sono 40 le Comunità energetiche registrate e solo tre hanno ricevuto la prima tranche degli incentivi. Il bello di queste associazioni è che possono essere sviluppate in ogni territorio, indipendentemente dalla sua grandezza: la prima costituita ad esempio si trova nella periferia di Napoli, la seconda è sorta invece in un piccolo comune calabro.