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La ripresa dopo la pandemia, secondo i giovani

40 proposte, un manifesto e un lavoro che ha coinvolto più di due milioni di persone: Global shapers community presenta il suo piano per un futuro più inclusivo e che tenga conto delle esigenze delle nuove generazioni.

di William Valentini

“Ne usciremo migliori” recitavano gli striscioni e i cartelli appesi ai balconi e alle finestre di tutto il Paese durante la fase più incerta e spaventosa della pandemia. Un concetto “ampiamente condiviso” in tutto il mondo. Per dare sostanza a quello che rischia di rimanere solo uno slogan astratto, la Global shapers community del World economic forum ha pubblicato il 12 agosto, in occasione della Giornata internazionale della gioventù, un piano per la ripresa dopo la pandemia. La proposta è frutto del lavoro di una rete di ragazze e ragazzi distribuiti in oltre 180 Paesi e ha coinvolto 2,3 milioni di persone in una massiccia serie di sondaggi, workshop, dibattiti e confronti. Il documento si articola in oltre 40 raccomandazioni politiche specifiche per porre fine alle disuguaglianze che colpiscono in maniera sempre più massiccia le nuove generazioni.

"L'idea che dobbiamo ricostruire in modo diverso la società dopo il Covid-19 è ampiamente condivisa” ha spiegato Wadia Ait Hamza, capo della Global shapers community. Tuttavia “abbiamo bisogno di una società, di un'economia e di una comunità internazionale progettate per prendersi cura di tutte le persone, in particolare dei giovani, che sono la parte più importante e più colpita” dagli effetti socio-economici della pandemia. Effetti che rischiano di “cancellare il nostro futuro globale visto che le nuove generazioni sono le più adatte a sviluppare idee ed energie innovative per plasmare un mondo migliore”, ha affermato il numero uno della community.

 

The Youth recovery plan

La Global shapers community è una rete composta da giovani di età compresa tra 20 e 30 anni, creata proprio per garantire che le prossime generazioni abbiano il potere di contribuire a plasmare il nostro futuro. Lo Youth recovery plan - questo il titolo del piano per la ripresa - è stato realizzato dopo l'invito all'azione contenuto nell'Agenda di Davos del gennaio 2021. I lavori di preparazione del piano (dialoghi, interviste, sondaggi e convegni) hanno coinvolto tutte le parti interessate sul piano locale e hanno cercato di essere il più inclusivi possibile, andando da confronti privati ​​con migranti privi di documenti a forum pubblici che hanno visto il coinvolgimento di capi di Stato e personaggi pubblici.

Nello specifico, il Rapporto si basa su 344 dialoghi tenuti in 146 città e su circa 19mila risposte al Davos lab survey, condotto in 187 paesi. Attraverso questi dialoghi e sondaggi, i giovani hanno avuto modo di condividere le loro opinioni, le idee e le paure, riassunte dagli autori come una serie di intuizioni e raccomandazioni destinate ai leader politici di tutto il mondo. Politiche ambientali più rigorose, salvaguardie finanziarie, maggiore accesso alla tecnologia e investimenti in programmi per i giovani che entrano in politica, sono solo alcuni dei temi emersi dal piano di ripresa.

 

Le richieste

Tra gli aspetti salienti delle proposte c’è la lotta al surriscaldamento terreste. Dallo Youth recovery plan emerge chiaramente che i giovani vorrebbero vedere uno stop alla ricerca di nuovi siti di estrazione di carbone, petrolio e gas nel tentativo di limitare il riscaldamento globale entro il limite di 1,5°C stabilito nell'Accordo di Parigi. Pertanto propongono alle istituzioni finanziarie di evitare di finanziare o di sottoscrivere titoli delle società che svolgono attività di esplorazione e di sviluppo di combustibili fossili. Inoltre, propongono anche di sostituire i direttori dei consigli di amministrazione aziendali che non sono disposti a ridurre i combustibili fossili o a passare a fonti di energia verde.

Forse meno prevedibile è la grossa preoccupazione con il quale i giovani guardano al loro futuro finanziario: per salvaguardare le reti di sicurezza sociale ed evitare misure di austerità che gravano in modo sproporzionato sui giovani e sui lavoratori poveri, i ragazzi e le ragazze sarebbero disposti ad accettare un'imposta patrimoniale globale sui beni del valore di oltre 50 milioni di dollari. La sicurezza economica rappresenta un grosso problema per i giovani: quasi la metà degli intervistati, infatti, ha dichiarato di sentirsi troppo poco qualificato per confrontarsi con il mondo del lavoro globale e quasi un quarto ha affermato che rischierebbe di indebitarsi se dovesse affrontare una spesa medica imprevista.

Anche la tecnologia presenta numerosi problemi per i giovani, per i quali l’uso di internet appare quasi naturale. Soprattutto nell’attuale fase storica, in cui la pandemia e il distanziamento stanno cambiando rapidamente la vita lavorativa di tutti. A questo proposito il piano raccomanda un investimento da 2 mila miliardi di dollari per consentire l’accesso digitale per colmare il divario digitale che ancora oggi coinvolge tanti giovani. La fiducia verso la tecnologia è emersa anche in altri aspetti. Il sondaggio ha rilevato che gli intervistati hanno manifestato una maggiore probabilità di fidarsi di un sistema gestito dall'intelligenza artificiale rispetto a uno gestito da esseri umani. Esiste una frattura tra la politica e le nuove generazioni. Questa sembra essere dovuta a classi politiche che, un po’ ovunque, si mostrano incapaci di rinnovarsi, oltre che corrotte. Si tratta di un problema non da poco che dovrebbe essere affrontato come una priorità dalle classi politiche attualmente al governo.

 

Il manifesto

Per trasformare le raccomandazioni contenute nel rapporto in realtà, i partecipanti ai lavori hanno affrontato il tema specifico di come potrebbe essere l'attivismo giovanile, arrivando alla definizione di alcuni principi-guida per l’azione al fine di garantire un futuro più inclusivo dopo la pandemia. Il culmine di questa riflessione è presentato nel Millennial Manifesto, che completa il documento. Si tratta del primo tentativo al mondo per ridefinire i parametri e l'efficacia dell'attivismo giovanile in un mondo segnato sempre di più da disuguaglianze sistemiche. “Poiché lo sradicamento dei problemi sistemici è particolarmente difficile per i giovani alle prese con sfide legate all'esperienza e alla credibilità, questo Manifesto del Millennio funge da guida, fornendo principi senza tempo per affinare il loro attivismo”, ha spiegato Wadia Ait Hamza. Un attivismo che in futuro non potrà e non dovrà più essere inascoltato.

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di William Valentini

giovedì 26 agosto 2021