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La sfida delle altezze: grattacieli “supertall” tra potere economico e culturale

Dalla Jeddah Tower che sorgerà in Arabia Saudita alla Merdeka 118 in Malesia, i mega edifici non solo ridefiniscono gli skyline urbani, ma incarnano ambizioni geopolitiche e trasformazioni sociali, con l'Asia e il Medio Oriente in testa alla classifica.

giovedì 10 ottobre 2024
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Nel mondo ci sono 236 grattacieli definiti "supertall", cioè edifici che superano i 300 metri di altezza, e secondo un articolo dell'Economist non rappresentano solo imprese ingegneristiche: riflettono le dinamiche economiche e culturali delle nazioni che li costruiscono. Tra gli esempi più significativi c'è la Jeddah Tower, in Arabia Saudita, che è destinata a diventare il primo edificio a raggiungere i mille metri di altezza, con ben 170 piani. Con un costo stimato di 1,2 miliardi di dollari, questa torre ancora in costruzione è vista come un simbolo del potere del regno: "Inviamo un messaggio economico e finanziario che non può essere ignorato", ha dichiarato il principe Alwaleed bin Talal, supervisore del progetto.

La competizione per costruire la torre più alta non è un fenomeno recente: fin dal Medioevo, le famiglie nobili si sfidavano costruendo torri sempre più alte per dimostrare la loro ricchezza. Un esempio storico è San Gimignano, in Toscana, che arrivò a ospitare ben 64 torri in piedi ancora oggi.

Ma chi sono oggi i principali protagonisti di questa corsa all’altezza?

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, solo il 10% dei supertall costruiti nell'ultimo decennio sono stati eretti in America, culla dei grattacieli (i primi furono costruiti a New York e Chicago alla fine del 1880). Nonostante la sua storia legata a edifici imponenti, New York ha visto l’aggiunta di solo poche nuove torri, come quelle ultra sottili a sud di Central Park, nella zona conosciuta come Billionaires' Row.

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L'Asia, invece, è diventata la principale protagonista. Negli ultimi dieci anni, oltre due terzi dei supertall a livello globale sono stati costruiti in questo continente. Tra le nuove aggiunte c'è la Merdeka 118 di Kuala Lumpur, in Malesia, completata l'anno scorso: con i suoi 679 metri si è conquistata il secondo posto tra le torri più alte del mondo. La Cina, che fino al 1980 aveva pochi grattacieli, è oggi sede di cinque dei dieci edifici più alti del pianeta. Con circa il 70% dei nuovi supertall in costruzione, il Paese asiatico continua a espandere il proprio skyline, e si stima che 25 di questi edifici, una volta completati, entreranno nella classifica dei 100 più alti al mondo.

Anche il Medio Oriente è una regione chiave, con il 20% dei supertall mondiali concentrati principalmente negli Emirati Arabi Uniti e in Arabia Saudita. Questi Paesi utilizzano le loro torri per esibire la ricchezza derivante dal petrolio e il loro rapido sviluppo economico. Dubai, con 31 supertall, detiene il primato di città con il maggior numero di queste strutture, inclusa la Burj Khalifa, alta 828 metri, che dal 2010 è l'edificio più alto del mondo. Tuttavia, solo il 71% del Burj Khalifa è effettivamente utilizzabile; il resto è quella che viene definita "altezza vanitosa".

Oltre all'ostentazione di potere e ambizione però, i super grattacieli rispondono anche a esigenze pratiche. In Cina, ad esempio, la popolazione urbana è cresciuta vertiginosamente, passando da 980 milioni nel 1980 a 1,4 miliardi oggi. La migrazione dalle campagne alle città continua, con il 66% della popolazione che ora vive in aree urbane. I grattacieli contribuiscono a gestire la densità abitativa, riducendo le distanze di pendolarismo e ottimizzando lo spazio in città sempre più affollate.

L’Unione europea invece non sembra partecipare a questa gara: solo la Polonia ha un edificio superalto. In alcune città, come Londra e Roma, i grattacieli non sono sempre ben visti. Qui, le normative urbanistiche impediscono la costruzione di edifici che possano oscurare la vista di punti di riferimento storici, rendendo complicato lo sviluppo in verticale. Anche Parigi ha posto restrizioni, vietando la costruzione di nuovi edifici alti come reazione all'insoddisfazione per grattacieli considerati poco estetici.

Copertina: John Cameron/unsplash