Le città del futuro resteranno a piedi
Le aree pedonali aumentano la ricchezza dei quartieri, sostiene Janette Sadik-Khan di Bloomerg Associates.
di Luca De Biase
Il crinale del discernimento per il futuro dei trasporti urbani è chiaro, secondo Janette Sadik-Khan, di Bloomberg Associates e già commissioner al dipartimento dei trasporti di New York City. Il suo mestiere è la consulenza ai sindaci di mezzo mondo per migliorare la qualità della vita in città. Studia le soluzioni urbanistiche alternative e propone le soluzioni più adatte ai vari contesti. Ebbene, dopo il Covid, dice Sadik-Khan, va bene tutto ciò che favorisce l’aumento degli spostamenti pedonali e in bicicletta. Le strade pedonali aumentano la ricchezza dei quartieri e accelerano la ripresa dopo la pandemia. E le strade pedonali hanno tanto più impatto quanto più sono raggiungibili in bicicletta. Milano, Parigi e Londra stanno aumentando le zone pedonali, le piste ciclabili e la larghezza dei marciapiedi. L’orientamento auto-centrico non funziona più. E non è sostenibile: non solo per la CO2, ma anche per l’asfalto, il cemento, l’acciaio, lo spazio dedicato alla circolazione e ai parcheggi. "In molte strade di New York, il 90% del traffico è pedonale, ma il 90% dello spazio è riservato alle auto. Occorre ribilanciare tutto questo". Con più spazio ai pedoni, alle biciclette e con corsie riservate per il trasporto pubblico. "Le città del futuro non sono quelle con le tecnologie più sorprendenti. Le città più sostenibili sono quelle nelle quali non occorre avere la macchina".
C’è qualcosa di tutto questo che va sottolineato in Italia. Perché molte, moltissime città italiane sono particolarmente adatte per questo genere di politica. I loro centri piccoli, bellissimi, poco adatti alle automobili, perfettamente adatti ai pedoni e alle bici, dovrebbero definitivamente espellere le macchine. L’esperienza del lockdown per il Covid ha dimostrato che questo fa crollare l’inquinamento. Ma, a sentire chi ragiona come Janette Sadik-Khan, ha dimostrato anche che si può adottare questa politica per accelerare la ripresa dopo la pandemia e per costruire un modello di sviluppo sostenibile e resiliente, con una strategia di valore nel tempo breve e lungo.
Se le piccole città italiane dovessero implementare una strategia come questa e se le aziende dovessero continuare a progettare una riduzione stabile del lavoro in ufficio, si potrebbe assistere a una decongestione delle aree urbane più grandi, a un riequilibrio dei mercati immobiliari, a una maggiore qualità della vita. Questa strategia si potrebbe tradurre in attrazione di investimenti. E sviluppo
di Luca De Biase, giornalista
lunedì 6 luglio 2020