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La fine dell’urbanizzazione infinita

La concentrazione nelle aree più dinamiche non sembra più l’unica tendenza possibile.

di Luca De Biase

Alla Unilever Russia hanno recentemente creato un sistema di reclutamento disegnato come un videogioco. I candidati entravano in un ambiente che riproduceva gli uffici dell’azienda, potevano conoscere le eventuali posizioni aperte e parlare con degli assistenti virtuali. Intanto alla Nestlé hanno assunto un brand marketing manager via TikTok. E alla McDonald’s accettano domande per assunzione attraverso Alexa.

Il grande esperimento del lockdown per il contenimento dell’epidemia ha moltiplicato i tentativi di accelerazione sulla strada dell’utilizzo della tecnologia digitale per strutturare nuove soluzioni per le relazioni di lavoro. Nessuna tecnologia o idea particolarmente nuova. Ma la sensazione che quello che prima poteva sembrare fuori luogo e azzardato e che invece è stato necessario provare nel lockdown sia diventato semplicemente possibile. Un’accelerazione che è destinata a lasciare dietro di sé importanti cambiamenti anche permanenti.

Soprattutto se, accanto alla banale digitalizzazione, le aziende troveranno il modo di sviluppare delle forme di coinvolgimento dei loro interlocutori specifiche e creative per le varie attività. Insomma, per una vera digitalizzazione non basta l’utilizzo delle tecnologie digitali. I casi della Unilever, Nestlé e McDonald’s sono esempi di questa ricerca.

Del resto, a Twitter hanno annunciato che i dipendenti potranno andare in ufficio o non andarci in base alla loro volontà, anche dopo la fine del lockdown. E a Facebook hanno avviato un piano che prevede il passaggio al lavoro a distanza per quasi la metà dei 45 mila collaboratori entro dieci anni. Intervistati, i dipendenti di Facebook si sono detti favorevoli a lavorare da remoto nel 40% dei casi e tra i favorevoli quasi la metà ha dichiarato che se andrà a lavorare da remoto preferirà cambiare città. A quanto pare Denver, Dallas, Atlanta possono diventare nuovi hub per questi lavoratori. 

La concentrazione nelle aree più dinamiche non è più l’unica tendenza possibile, a quanto pare. D’altra parte, era prevedibile. Una crescita infinita dei luoghi più attraenti per i lavoratori della conoscenza non è possibile. Alla fine genera tali inefficienze e costi talmente alti che il richiamo di altri luoghi diventa interessante.

di Luca De Biase

lunedì 25 maggio 2020