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22 settembre 2021

"Scarpe di funghi", "Ostriche mutanti", "Hacker alimentari": questi i temi della nostra rassegna settimanale.

  • Scarpe di funghi. Bolt Threads, una startup di materiali biotecnologici, ha creato un materiale similpelle chiamato Mylo, che potrebbe rivoluzionare il mercato della finta pelle. A riportare la notizia è Fast Company: il prodotto in questione sarebbe un composto del micelio – apparato vegetativo dei funghi – e può crescere molto rapidamente. “È così prolifico che se tutte le fattorie di funghi attualmente attive dovessero lavorare su Mylo, questo potrebbe sostituire tutta la pelle del pianeta”, ha dichiarato Dan Widmaier, fondatore e Ceo di Bolt Threads. I vantaggi di questo materiale sarebbero molti: infatti, il micelio non marcisce come la vera pelle, non ha bisogno di essere preservato e la produzione implica un quantitativo minore di emissioni di CO2, oltre ad alleviare la richiesta di pelle di animali. 

  • Ostriche mutanti. “I ricercatori hanno le prove che le fuoriuscite di petrolio possono avere impatti di lunga durata sulla vita marina, anche a più di un decennio di distanza”. Ad affermarlo è una ricerca della California academy of sciences, riportata su The Byte. Gli scienziati hanno infatti scoperto che le ostriche delle regioni della Costa del Golfo colpite dal disastro della Deepwater Horizon del 2010, hanno un tasso di metaplasia (alterazione anomala del tessuto) molto più alto rispetto a quelle delle aree non colpite dalle fuoriuscite di petrolio. “Le differenze che abbiamo trovato sono devastanti”, ha detto in un comunicato stampa Deanne Roopnarine, professoressa e co-autrice dello studio. “Le ostriche di Chesapeake Bay hanno bellissime branchie ciliate, che usano per filtrare le particelle di cibo, mentre quelle della costa del Golfo non hanno ciglia. Quando l'ho visto ho pensato: come si nutrono e sopravvivono questi animali?”

  • Hacker alimentari. “Un nuovo attacco ransomware (tipo di programma informatico che limita l'accesso del dispositivo che infetta, ndr) a un importante fornitore di servizi agricoli potrebbe portare a notevoli carenze di cibo, se gli hacker e il bersaglio non raggiungono un accordo”. Secondo Ars Technica, il gruppo di hacker BlackMatter avrebbe infatti costretto l’azienda New Cooperative a mettere offline i suoi sistemi, tenendoli in ostaggio a un costo di riscatto di 5,9 milioni di dollari. La New Cooperative, che afferma di fornire il 40% della produzione di grano americana e di gestire 11 milioni di animali da allevamento, ha finora rifiutato di pagare. Questo non è il primo grande attacco alle catene di approvvigionamento alimentare: a giugno, il gruppo di hacker russo REvil ha preso di mira i software del gigante della lavorazione della carne Jbs, bloccandone le operazioni negli Stati Uniti, in Canada e in Australia. La società – che gestisce circa un quarto della catena di approvvigionamento di carne bovina americana – ha pagato in quel caso un riscatto di 11 milioni di dollari per rivedere i suoi software attivi. 

di Flavio Natale 

mercoledì 29 settembre 2021